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Sasà Bentivegna, Partigiano

Sasà Bentivegna, Partigiano

(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri a Roma Rosario Bentivegna, che nel 1944 prese parte all’azione di via Rasella contro il Battaglione delle SS Bozen.

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    DINANZI ALLA LAPIDE DEL MARTIRE ANTIFASCISTA MARIANO BURATTI

    (24 Aprile 2014)

    lapidemariano

    La lapide che ricorda Mariano Buratti all'ingresso del liceo viterbese a lui intitolato è seminascosta da due tavole da cantiere, prigioniera dietro una cancellata chiusa da una catena e un lucchetto; per "lavori in corso" da molti mesi quell'ingresso è chiuso e la pavimentazione tra il colonnato e il muro ove è la pietra che reca memoria del martire antifascista è coperta dalla polvere, dagli escrementi di uccelli e da altra sporcizia.
    Domani è il 25 aprile e tradizionalmente si depone una corona dinanzi alla lapide. Spero che in fretta e furia una qualche istituzione oggi provveda a pulire e rendere accessibile l'area e a restituire pienamente visibile la lapide.
    *
    Questa mattina, 24 aprile, mi sono recato a meditare dinanzi a quella lapide.
    Lo faccio quando posso, memore della mia lontana gioventù quando la lapide di Mariano Buratti leggevo ogni mattina prima di entrare al liceo allora in piazza Dante, ed ogni mattina mi dicevo che occorreva essere degni di quella memoria, fedeli a quel martire. E fedele a quella memoria, a quel martire, erano certo i maestri di vita che in quella scuola incontravi: tra i quali per me "primi e principi" (per riprendere una formulazione leopardiana) Raimondo Pesaresi ed Alessandro Balicchi. Sono passati molti anni, la mia lunga barba è bianca, il mio passo si è fatto lento, confido di non aver tradito quei valori, quella memoria, quell'insegnamento, quel dovere morale e civile.
    E meditando dinanzi a quella lapide, semioccultata dai tavolacci, tenuta a distanza dalle sbarre e dalla catena e dal lucchetto, in un luogo sporco e abbandonato, mi è parso sia di cogliere un segno di questo amaro tempo, sia di sentire nitido e forte un appello, quel medesimo appello: a resistere contro l'inumano, a lottare per la liberazione dell'umanità, a difendere la vita, la dignità e i diritti di tutti gli esseri umani.
    *
    La Resistenza fu infatti innanzitutto rivolta morale di persone che vollero restare umane di fronte all'inumano.
    Fu rivolta contro la guerra assassina.
    Fu rivolta contro la dittatura che intrinsecamente era già guerra e persecuzione e omicidio, e che la guerra mondiale e i suoi cinquanta milioni di uccisi preparava, incubava, recava in grembo come la nube porta la tempesta.
    E' una menzogna la museificazione della memoria della Resistenza: la Resistenza non finisce finché una sola persona è ancora oppressa.
    E' una menzogna la ritualizzazione della memoria della Resistenza: chi la officia come una liturgia la pensa morta e sepolta, ed invece essa è viva nella lotta contro ogni menzogna, contro ogni violenza, contro ogni barbarie.
    E' una menzogna la burocratizzazione della memoria della Resistenza: la burocrazia è sovente la prima complice del totalitarismo, è sovente - insieme all'esercito, macchina assassina - l'organizzazione della banalità del male e lo strumento principe del male radicale.
    E' una menzogna la militarizzazione della memoria della Resistenza: la Resistenza fu innanzitutto un grande moto nonviolento di opposizione alla guerra e alle stragi, alle uccisioni ed alle persecuzioni, alle gerarchie e all'ubbidienza cieca e vile; il militarismo è precisamente l'opposto della Resistenza.
    La Resistenza nel nostro paese è stata l’autentico contributo italiano, del popolo italiano, alla liberazione dell'umanità dal fascismo, quell'immondo crimine che proprio in Italia era nato e dall'Italia aveva contagiato l'Europa e il mondo con gli esiti più atroci.
    Frutto maggiore della Resistenza è la Costituzione repubblicana, la fedeltà ad essa è fedeltà alla Resistenza e sua prosecuzione, eredità e adempimento della Liberazione.
    *
    Oggi fedeltà alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione, è continuarne l'impegno e il programma, difendendo la democrazia e i diritti umani, opponendosi alla guerra, alle dittature, al razzismo, alla schiavitù, ad ogni forma di sfruttamento e di oppressione, di devastazione e distruzione.
    In primo luogo quindi fedeltà alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per la cessazione della partecipazione militare italiana alla guerra afgana ed a tutte le altre cosiddette "missioni internazionali" che già troppe morti hanno provocato.
    In primo luogo quindi fedeltà alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per il disarmo, poiché le armi sempre e solo servono a uccidere: occorre cessare di produrre, commerciare ed usare le armi; occorre far cessare ogni addestramento all'uso delle armi ed ogni assuefazione all'uccidere; occorre abolire gli eserciti; occorre riconvertire l'industria bellica a produzioni civili: meno armi, più vite umane salvate.
    In primo luogo quindi fedeltà alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per l'abrogazione di tutte le infami misure razziste imposte nel nostro paese da governi golpisti: occorre abolire i campi di concentramento, occorre abolire le deportazioni, occorre abolire la schiavitù, occorre accogliere tutti gli esseri umani in fuga dalla guerra e dalla fame, occorre riconoscere e difendere i diritti di tutti gli esseri umani: vi è una sola umanità.
    In primo luogo quindi fedeltà alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi per difendere la biosfera, casa comune dell'umanità intera.
    In primo luogo quindi fedeltà alla Resistenza, alla Liberazione, alla Costituzione qui ed ora significa impegnarsi affinché la nonviolenza divenga il criterio, il programma e il metodo della civile convivenza, delle istituzioni democratiche, della politica necessaria.
    *
    Per tutto ciò ricordare la Resistenza e la Liberazione, onorare e difendere la Costituzione della Repubblica Italiana, richiede la scelta del disarmo e della nonviolenza, come giustamente evidenzia l'iniziativa nonviolenta nazionale "Arena di pace e disarmo" che si svolgerà questo 25 aprile a Verona col motto: "La Resistenza oggi si chiama nonviolenza. La Liberazione oggi si chiama disarmo".
    Ripetiamolo una volta ancora: il disarmo e la nonviolenza sono le scelte oggi necessarie per salvare l'umanità dalla catastrofe.
    *
    Questi pensieri questa mattina ho meditato dinanzi alla lapide del martire antifascista Mariano Buratti. Con questi pensieri ho voluto rendergli omaggio. Con questi pensieri rivolgo a chi legge queste parole l'invito a proseguirne la lotta: "La Resistenza oggi si chiama nonviolenza. La Liberazione oggi si chiama disarmo".

    Viterbo, 24 aprile 2014

    Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani

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