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Psicocomunista

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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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PERCHE' NON GIOVA ESPELLERE I COMUNISTI DAL DIBATTITO SULLE ELEZIONI EUROPEE

Il tentativo di contrastare realmente le politiche di Bruxelles è destinato a sfarinarsi miseramente, se cerca solo il modo più agile di infilarsi nella propaganda mediatica

(26 Aprile 2014)

Come ripensare una rappresentanza di Sinistra, combattiva e rivendicativa, se ogni opzione viene disincarnata dal sistematico contrasto a politiche civili economiche e sociali a dir poco vessatorie? Una riflessione su una presenza comunista avrebbe la possibilità di impostare in modo più serio tutta la discussione sulla partecipazione e l'antagonismo

Quando la Sinistra radicale europea era contagiata da ottimismo elettoralistico, poteva dirsi che il gruppo della European Left fosse destinato a collocarsi come sistematica terza forza, contro (o con?) i Popolari e i Social-Democratici. Dal 1999 in poi (e, più marcatamente, dal 2004 in poi), i rapporti di forza, nonostante si siano aggravate le condizioni delle masse, sono andati in una direzione significativamente diversa: ha preso quota il gruppo dei Liberali, dove ci sono occasionali ottimi spunti ma una politica di ingresso di nuovi partiti senza troppo costrutto e senza vera selezione ideologica e culturale; si è rafforzato, oltre tutte le attese di un decennio addietro, il gruppo nazionalista, che spesso scopertamente indulge in venature xenofobe; i Verdi hanno non raramente annacquato le proprie proposte, ma permangono in un contesto di consenso elettorale non disprezzabile.
Per una Sinistra che ha del tutto dimenticato il riferimento alla sostanza di una motivatissima conflittualità sociale, la situazione italiana è ancora peggiore: è dal 2008 che la sbornia della rappresentanza, intesa come numeri parlamentari o, con ancora maggiore ambizione, in quanto sottogoverno (pratica di governo basata sulla cessione di rivendicazioni in cambio di burocrazia), è stata costantemente frustrata da quorum non raggiunti. E l’incubo continua oggi: con una Lista Tsipras dal programma un po’ raffazzonato, con segmenti di malcontento popolare intercettati dalla propaganda grillina, con chi non sta a proprio agio nel PD che guarda magari ad altri contenitori, piuttosto che ai vari Arcobaleni mai succedutisi dopo i temporali della mala politica, della crisi economico-finanziaria, del tramonto dello Stato sociale e della crescita di una repressione, a volte draconiana, di vago sapore foucaultiano.
Molti anni addietro, in merito al congresso del PRC che vide la curiosa reciproca soccombenza/prevalenza di vendoliani e non vendoliani (la corrente bertinottiana maggioranza relativa, le altre unite nello sbarrare la strada alla liquidazione formale del partito, pur già avviata la sua rottamazione sostanziale), scrissi su “Essere Comunisti” che la Sinistra Europea, da che aveva molte idee, aveva, poi, fallito, obiettivi in verità chiarissimi. Sul piano istituzionale, non era riuscita a creare maggioranze coese su direttive imprescindibili, magari trovando la minima sponda negli esponenti PSE e ALDE di maggior buona volontà; sul piano, più interessante, dell’opposizione politica, il novero ristretto della “Sinistra Anticapitalista Europea” non era mai decollato e tutti andavano nella direzione di smantellare ogni riferimento, fosse solo culturale, al “comunismo” e persino a quello che aveva significato il suo tentativo di pratica nell’esperienza della conflittualità italiana. Intuendo il declino programmatico della Sinistra Europea, proponevo insomma, e nient’affatto come arrocco identitario, un PCE assertivo, coordinato, in grado di esprimersi, alla pari con gli altri raggruppamenti europarlamentari che si immaginavano associati a una specifica declinazione ideologica.
E già cinque, o peggio: dieci, anni dopo, la situazione è radicalmente cambiata e si sono pure visti i limiti di quei partiti, marginali nel complesso ma radicati a macchia di leopardo con isolati picchi di maggiore autorevolezza in qualche regione del continente, che hanno fatto di un’ortodossia formale al dogma eurocomunista l’unico valore, nel prosciugamento di ogni istanza politica vitale, viva, riconoscibile -le lotte per i beni comuni, la salvaguardia ambientale, le minoranze sessuali e molto, molto altro.
Che nella campagna per Tsipras, in Italia, non sia purtroppo emerso nessuno di questi aspetti è cosa grave di cui, quorum o non quorum (ma questa volta, complice il sospettabile ottimo trend mediatico, l’obiettivo sembra a portata), si avvertirà il deficit assoluto.

Domenico Bilotti

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