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No all’Unione Europea antisociale,
antidemocratica e militarista

Dichiarazione europea CIPOML

(3 Maggio 2014)

cipoml

La ripresa dell’economia capitalista mondiale non è all’ordine del giorno. Essa è continuamente annunciata per l’indomani, ma per la grande maggioranza dei paesi c’è stagnazione o recessione. I paesi cosiddetti emergenti sono a loro volta intrappolati nella crisi.

All’interno dell’Unione Europea (UE) i governi di destra, socialdemocratici o di coalizione impongono brutali politiche d’austerità e la Commissione europea è incaricata di controllarne la rigorososa applicazione. Nell’Eurozona essa ha anche un controllo preventivo dei bilanci dei diversi governi, per assicurare che soddisfino i criteri neoliberisti di taglio delle spese pubbliche e di indebitamento degli Stati.

Il dogma neoliberista della riduzione del deficit pubblico degli Stati entro il 3% del PIL è diventata la « regola di piombo » ribadita in particolare nel patto Merkel-Sarkozy (il « patto di stabilità »), vera macchina da guerra contro le conquiste sociali, la previdenza sociale e i servizi pubblici.

L’offensiva dei capitalisti, dei governi e della Commissione europea si concentra sul taglio drastico dei salari e l’incremento della « produttività » che, combinati, permettono l’aumento dei profitti dei monopoli. La crisi è un formidabile pretesto per la generalizzazione della flessibilità e la rimessa in discussione dei diritti e delle conquiste della classe operaia e delle masse lavoratrici. La politica di mega-austerità imposta dalla « Troika » (Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale) alla Grecia, applicata dal governo di coalizione tra la destra e la socialdemocrazia, provoca immensi danni sociali, un declino senza precedenti del tenore di vita, una riduzione dell’aspettativa di vita e dello stato di salute della popolazione, per non parlare dell’emorragia di giovani e di lavoratori qualificati che sono costretti ad emigrare nella speranza di trovare lavoro in altri paesi. La stessa cosa accade in Spagna, in Italia, in Portogallo, dove il tasso di disoccupazione raggiunge le stelle, soprattutto tra i giovani, e dove milioni di famiglie vivono sotto la soglia « ufficiale » di povertà.

Per i lavoratori e i popoli, per la gioventù, per le donne degli strati popolari, l’UE è sinonimo di politica d’austerità, di regressione sociale, di concorrenza di tutti contro tutti, di dumping sociale, di disoccupazione di massa, di miseria. In tutti i paesi dell’UE la classe operaia e le masse lavoratrici sono il fulcro della contestazione di questa politica: una contestazione di massa, fatta di scioperi, di manifestazioni, di mobilitazioni che portano in piazza milioni di persone, di lavoratori delle città e delle campagne, di pensionati… in breve di tutte le vittime di questa politica. I mezzi di comunicazione di massa controllati dai monopoli la fanno passare sotto silenzio, giacchè l’oligarchia finanziaria, i governi al suo servizio, la Commissione Europea, suo strumento, hanno paura soprattutto che queste lotte dirette contro le stesse politiche si rafforzino a vicenda, e che la classe operaia e le masse lavoratrici prendono coscienza della loro forza e dei loro interessi comuni, attraendo nella lotta tutti gli strati sociali colpiti dalle politiche d’austerità.

Per imporre queste politiche d’austerità e di competitività, l’oligarchia finanziaria, i monopoli, le banche, etc., non esitano a mettere al potere governi senza elezioni, alleanze di governo comprendenti partiti d’estrema destra ed a imporre norme e direttive europee aventi forza di legge, che sono vincolanti per tutti i governi, i parlamenti e le altre istituzioni nazionali. Così in Italia, è la « Troika » che ha cominciato ad imporre un primo governo senza mandato popolare ed ha quindi dato il suo appoggio ora al terzo governo di fila mai votato, guidato da un dirigente liberal-riformista che vuole accelerare la realizzazione di misure antioperaie e di un sistema presidenziale autoritario. Austerità fa dunque rima con più reazione, più repressione contro tutti coloro che si oppongono, più criminalizzazione della contestazione sociale.

Ciò mette in luce il carattere antisociale e antidemocratico dell’UE. Il vero potere è nelle mani dei capi di Stato e di governo e di una Commissione Europea non elettiva, che decide ed elabora direttive che vengono imposte ai vari paesi sotto la pressione dei rappresentanti delle lobbies dei monopoli. Il pletorico parlamento europeo discute, ma le sue decisioni hanno ben poco effetto. Serve solo da copertura « democratica » a una UE che non lo è.

Una UE che si nasconde dietro un arsenale di leggi, di navi militari, di muri, a caccia di migranti, stipati nelle imbarcazioni, tra cui migliaia che sono affogati nel Mediterraneo. Con « Frontex », con i campi di detenzione, come quello di Lampedusa, con le muraglie di filo spinato, questa « Europa fortezza » pretende di « difendersi » da donne e uomini in fuga dalla povertà, dalle guerre, di cui essa stessa è responsabile.

Infatti, è l’UE che oggi interviene militarmente in Centrafrica. Un intervento deciso e realizzato sul posto in primo luogo dall’imperialismo francese, che ha chiesto aiuto ai suoi alleati dell’UE. Alcuni governi hanno inviato truppe, altri danno appoggio sul piano logistico. Ma nessuno ha condannato questo intervento che avrà conseguenze disattrose, come tutti gli interventi militari imperialisti in Africa e altrove. Il loro principale obiettivo è il mantenimento del dominio neocoloniale, il controllo delle fonti di materia prima, in particolare i giacimenti d’uranio. Le potenze imperialiste più aggressive e belliciste dentro l’UE, particolarmente l’imperialismo francese, l’imperialismo britannico, e in misura crescente l’imperialismo tedesco, svolgono un ruolo particolarmente pericoloso e reazionario per spingere l’UE a dotarsi di mezzi militari, per difendere i suoi interessi, specialmente in Africa, che è considerata alla stregua di una « riserva di caccia». Questa politica, che viene condotta in stretta collaborazione con l’imperialismo USA, inghiotte miliardi e spinge alla militarizzazione in tutti i paesi dell’UE. Essa è chiaramente diretta contro le lotte dei popoli d’Africa, che si battono per sbarazzarsi del dominio imperialista e dalle cricche reazionarie che sono al potere in questi paesi, quali suoi strumenti.

La Commissione Europea sta negoziando da mesi, in gran segreto, le modalità del Trattato transatlantico coi rappresentanti del governo USA, del ministero del commercio e delle grandi imprese nordamericane. E’ un trattato di « libero scambio », cioè neoliberista, che vuole infrangere le norme di protezione della qualità degli alimenti e dell’ambiente, estendere la liberalizzazione di tutti i mercati, in particolare quelli pubblici, per soddisfare i voraci appetiti dei monopoli. Questo accordo permetterà ai monopoli di trascinare gli Stati davanti un tribunale privato che potrà condannarli per ostacolo alla « libera » concorrenza. Il Trattato è presentato da Obama come una « NATO » in materia commerciale, destinato a combattere la potenza economica della Cina e degli altri concorrenti dell’alleanza USA-UE secondo la formula: uniamoci contro il resto del mondo e alleiamoci nella guerra economica per la conquista dei mercati, il controllo delle materie prime e delle fonti d’energia. Questo Trattato è un’arma contro i lavoratori e i popoli di tutto il mondo, attraverso la concorrenza di « tutti contro tutti ». I soli beneficiari della « concorrenza libera e non falsata», sono i monopoli più potenti. E’ urgente che si sviluppi in tutti i paesi dell’UE un largo movimento per esigere lo stop di questi negoziati.

E’ questa stessa politica ad aver portato alla pericolosa situazione che si sta sviluppando attualmente in Ucraina e in tutta la regione, che minaccia di degenerare in conflitto militare di grande ampiezza. All’origine, vi sono le contraddizioni interimperialiste, la politica di espansione ad est dell’UE, sotto l’impulso dell’imperialismo tedesco che vede in ciò un modo per rafforzare la sua leadership dentro l’UE e di avvantaggiarsi nella sfrenata concorrenza che portano avanti le potenze imperialiste a livello mondiale.

L’Ucraina è un grande paese, dalle risorse importanti, che occupa una posizione geostrategica essenziale per la Russia. Inglobare l’Ucraina nella sfera d’influenza dell’UE significa portare un colpo micidiale alla Russia e alle ambizioni dei suoi dirigenti di fare di questo paese una grande potenza imperialista. Nessuno poteva ignorarlo. Ma questo è esattamente ciò che hanno fatto i dirigenti dell’UE, i quali non hanno esitato a sostenere forze reazionarie, comprese forze apertamente fasciste, che hanno preso il potere attraverso un colpo di Stato.

La reazione di Putin è stata immediata. L’imperialismo USA è intervenuto apertamente per prendere in mano la gestione della crisi e mettersi alla testa dei suoi alleati europei, che per anni hanno intessuto legami economici con la Russia: l’imperialismo francese vende delle armi; l’imperialismo tedesco dipende in parte dalle sue forniture di gas; l’imperialismo britannico ha bisogno dei miliardi dell’oligarchia finanziaria russa; e una grande parte del gas consumato dagli Stati dell’UE passa attraverso i gasdotti ucraini. Approfittando di questa crisi, la NATO si estende sempre più ad est, avvicinandosi ai confini della Russia, e ciò non fa che alimentare la tensione.

Le grandi potenze imperialiste sono direttamente implicate e si fronteggiano. Sebbene oggi nessuna vuole uno scontro militare diretto, la situazione d’instabilità si insedia nella regione, sullo sfondo del rilancio della militarizzazione. L’UE appare sempre più chiaramente come un blocco imperialista le cui ambizioni mettono in pericolo la pace. Certo, l’unità non è totale al suo interno, ma questa è la tendenza che le potenze imperialiste dominanti al suo interno impongono e sviluppano in suo nome.

Al riguardo, dobbiamo evidenziare l’identità di vedute tra i partiti socialdemocratici e i partiti conservatori. Tutti costoro sono stati d’accordo nel sostenere l’estrema destra in Ucraina e tutti hanno salutato il ritorno sulla scena della NATO. Il modo in cui è stata apprezzata dall’insieme di queste forze la nomina di Stoltenberg, un dirigente della socialdemocrazia norvegese, alla carica di segretario generale della NATO, ne è una ulteriore dimostrazione.

Tutta questa politica è oggi oggetto di un profondo rifiuto da parte dei lavoratori e dei popoli. La protesta non smette di allargarsi dappertutto. Le forze progressiste, rivoluzionarie, antimperialiste, i partiti e le organizzazioni marxisti-leninisti hanno l’imperioso dovere di mettersi alla testa di questa vasta protesta che tocca tutti gli strati popolari, a partire dalla classe operaia. Mettersi alla testa della protesta significa combattere senza tregua le politiche d’austerità, i governi e l’UE che la impongono. Significa sostenere le aspirazioni e le lotte dei lavoratori e dei popoli contro il carattere antidemocratico dell’UE, contro la natura imperialista della sua politica e contro la negazione del diritto dei popoli a decidere del proprio futuro.

Le forze reazionarie, l’estrema destra, i gruppi e i partiti apertamente fascisti vogliono strumentalizzare questa protesta, per trascinarla sulla strada pericolosa del nazionalismo, della divisione, della xenofobia. Per queste forze il nemico non è il sistema capitalista, ma sono gli altri popoli, o gli « stranieri ». Queste forze vogliono utilizzare le elezioni europee per rinforzarsi, far eleggere dei deputati e beneficiare dei mezzi finanziari dell’UE, così da ampliare il loro sporco lavoro.

Noi partiti e organizzazioni marxisti-leninisti che sottoscriviamo questa dichiarazione, svilupperemo ulteriormente la nostra analisi sulla natura dell’UE e la sua politica, e faremo conoscere in ogni paese le nostre posizioni in occasione delle prossime elezioni europee. Queste elezioni sono ad immagine della costruzione europea: sono una caricatura della democrazia.

Nei paesi dove esistono delle forze che si presentano a queste elezioni, su posizioni di lotta aperta contro l’UE dell’austerità, della reazione e della guerra, noi chiamiamo votare per queste liste.

Nei paesi dove ciò non si verifica e in cui la scelta è fra forze che sostengono l’UE e altre forze che ne criticano solo alcuni aspetti, senza metterne in discussione i suoi fondamenti e i suoi obbiettivi, diffondendo illusioni sulla possibilità di riformarla, noi non sosteniamo nessuna di queste liste ma svilupperemo una politica attiva a favore dell’astensione.

Nei paesi dove forze progressiste si battono per l’uscita del loro paese dall’UE, ove esse hanno un sostegno popolare, ove sono impegnate dentro fronti ampi che presentano liste su questa base, noi chiamiamo a votare per esse. Faremo conoscere queste liste sul piano internazionale, nel nome del diritto dei popoli a decidere del loro destino. Denunceremo ogni ricatto, ogni tentativo di nascondere la loro lotta o di manipolarne il significato e gli obiettivi.

In ogni caso, poniamo in primo piano le seguenti parole d’ordine:

Abbasso l’UE imperialista!

Stop alla politica d’austerità della UE
No all’UE dell’austerità e della reazione
No all’Europa della criminalizzazione della contestazione sociale
No alla politica guerrafondaia della UE
No al Trattato Transatlantico
No al progetto degli Stati Uniti d’Europa
No all’Europa imperialista
Per il diritto dei popoli ad uscire dalla UE
Sì alla solidarietà tra i lavoratori e i popoli.


Conferenza regionale di Partiti e Organizzazioni membri della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Germania, aprile 2014

Partito Comunista degli Operai di Danimarca - APK
Partito Comunista degli Operai di Francia – PCOF
Organizzazione per la costruzione del Partito comunista degli operai di Germania
Piattaforma Comunista (Italia)
Organizzazione marxista-leninista Revolusjon (Norvegia)
Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) – PCE (m-l)
Partito del Lavoro - EMEP (Turchia)

Piattaforma Comunista

Fonte

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