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Psicocomunista

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    PENSIERI SULLA RIVOLUZIONE NEL XXI SECOLO: BENI COMUNI E LOTTA DI CLASSE

    (6 Maggio 2014)

    toni

    Toni Negri

    Una lunga recensione di Toni Negri, pubblicata dal Manifesto, introduce ai temi trattati da Pier Dordot e Christian Laval nel loro nuovo lavoro: “ Commun, Essai sur la rivolution au XXI siecle.
    Un’occasione, questa della recensione di Toni Negri per riaprire, come indica lo stesso autore in chiusura, il dibattito sul comunismo.
    Naturalmente il presente intervento non contiene la pretesa di fornire un contributo a una discussione su di un tema fondamentale, ma di individuare più semplicemente alcuni punti sui quali riflettere collettivamente.
    Il testo di Dardot e Laval affronta con puntigliosità i percorsi teorici che hanno caratterizzato l’argomento del “Commun”.
    Il giudizio di Negri è molto netto: “la riflessione contenuta nel testo si muove su di un terreno dove non c’è spazio per la critica delle attuali forme di sfruttamento e di espropriazione privata della ricchezza prodotta collettivamente”.
    Il filosofo padovano aggiunge, poi al proposito, un’altra affermazione molto netta: “ la posizione di Dardot – Laval sembra dimenticare, nel fuoco della critica, i lineamenti più elementari del pensiero marxiano, e in particolare che il capitale non è un’essenza indipendente, un Leviatano, ma un rapporto produttivo di sfruttamento. E che, nella condizione attuale, il capitale finanziario investe un mondo produttivo socialmente organizzato, accumulando nelle trafile dell’estrazione di plusvalore sia lo sfruttamento diretto del lavoro operaio, sia la de possessione dei beni naturali, dei territori e delle strutture del welfare state, sia l’estrazione indiretta di plusvalore sociale, attraverso l’esercizio della dominazione monetaria”.
    Fin qui le affermazioni di merito di Toni Negri possono essere assolutamente condivise, ma da dove può cominciare la critica al suo lavoro, non tanto e non solo naturalmente, rispetto alla recensione in oggetto, ma nel complesso della riflessione sui temi della rivoluzione e del comunismo nel XXI secolo)
    Si pone un interrogativo: in queste condizioni perché lottare?
    Un interrogativo che, a nostro giudizio, dovrebbe essere trasformato in : come lottare?
    Questo perché le ragioni della lotta ci sono tutte, intatte, nel corso della storia e sono ancora, prioritariamente, le ragioni di quella che era stata definita (e può ancora essere definita) “contraddizione principale” nell’intreccio con la complessità delle contraddizioni emerse dalla “modernità” da elaborare unitariamente in un progetto di trasformazione sociale opposto e contrapposto a quello del dominio capitalistico.
    Fin qui, però, anche dal nostro punto di vista, tutto abbastanza scontato.
    I veri punti della discussione da sviluppare sono però, salvo errori e omissioni, sostanzialmente due:
    1) La concezione della politica come lotta per il potere, nella rappresentazione dello scontro fra le diverse classi superando le remore e i fraintendimenti, che sono stati introdotti nel corso degli ultimi anni, in particolare dalla concezione dominante della “fine della storia” e dell’univocità dei modelli di detenzione del potere e dell’organizzazione sociale. Un’univocità che avrebbe assunto carattere “imperiale” a livello planetario, cui sarebbe possibile rispondere soltanto attraverso la protesta di una “moltitudine” che, più o meno spontaneamente, si muove per riappropriasi dal “basso” di quelli che sono stati definiti proprio come “beni comuni”;
    2) L’organizzazione della lotta politica. Anche nel XXI secolo, nelle complessità dell’organizzazione sociale esistente a livello planetario e nella trasversalità delle contraddizioni, l’organizzazione della lotta politica non potrà che realizzarsi attraverso la costruzione di un’identità basata non soltanto sui necessari riferimenti alla storia del movimento operaio ma anche al riguardo della realtà sociale esistente e alle forme possibili di partecipazione che soprattutto l’innovazione tecnologica ha modificato nel loro esistere concreto dell’oggi.
    Si tratta di due pilastri fondamentali se si vuole aprire sul serio la discussione sulla rivoluzione e il comunismo nel XXI secolo: ‘idea della politica come lotta per il potere da condursi attraverso un’identità precisa (insieme etica, storica e politica) attrezzata attraverso l’organizzazione di un soggetto politico compiuto.
    Un partito per l’appunto.
    Il nesso identità/partito è assente nell’analisi di Negri e , di conseguenza,considerata la sua forte influenza sulla sinistra, in particolare a livello europeo, appare assente anche nel dibattito politico.
    E’ il caso di riaprire il dibattito, con urgenze e determinazione.

    Franco Astengo

    Fonte

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