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    Nour, l’uomo-immagine del presidente

    (13 Maggio 2014)

    nouruomo

    Dodici milioni di sterline egiziane spese per la campagna elettorale (1.700.000 dollari) è il conticino che Al-Sisi lascia in eredità per la campagna presidenziale con un programma talmente articolato - spiega Tareq Nour, coordinatore generale del suo team di propaganda - che ci vorrà un anno per farlo comprendere e divulgarlo a dovere fra la gente. Che comunque lo voterà, diciamo così, a urna chiusa in base alle prerogative del patriottismo securitario sbandierato e ribadito. Dall’alto della propria esperienza Nour, che è una vera luce per questo genere di promozioni pubblicitarie e proprietario d’una grande agenzia di comunicazione, ha direzionato il denaro su investimenti utilissimi allo scopo: il sempre vincente battage radio-televisivo per il quale è andata la metà della cifra e l’altra metà per conferenze stampa e incontri coi media. Tareq non ha difficoltà a rivelare che, presentandosi come promotore di Al Sisi, ha ricevuto sensibili sconti dalle strutture che s’occupavano di location e servizi. Il recente regolamento sulle presidenziali ha posto un tetto di spesa di 20 milioni di lire-sterline per ciascun candidato, nel 2012 la cifra massima era 10 milioni. In caso di ballottaggio la spesa consentita ammonterà a 5 milioni.

    Nour sottolinea come un budget simile sia una miseria per una campagna elettorale in un Paese moderno come l’Egitto punta a essere, sebbene per un candidato qual è l’ex ministro della Difesa la forza primaria sia nella popolarità e nel seguito raccolti col copioso sostegno del Fronte di Salvezza Nazionale (quello di ElBaradei, Sabbahi e dei Tamarrod). Le elezioni costituiscono, dunque, un passo formale per dare ufficialità democratica al cambio di regime richiesto dalla piazza laica e suggellato coi massacri dello scorso agosto, le recenti condanne capitali di massa agli oppositori politici, le continue persecuzioni alla stampa non asservita. Ovviamente tutto ciò non è ricordato dall’uomo-immagine del futuro presidente che lancia un flash di dietrologia politica sostenendo come i fuorilegge della Fratellanza appoggerebbero l’avversario di Al-Sisi, Sabbahi. Un’illazione improbabile vista la concordanza fra i due candidati nel reprimere quello che considerano un nemico e un male da estirpare nel Paese: l’Islam politico nelle sue forme organizzate. Considerazione che il leader post nasseriano fa pubblicamente propria. Del resto ciò che resta della Brotherhood continua a negare ogni legittimità a tutto ciò che è accaduto in Egitto dal 3 luglio 2013, nuove presidenziali comprese.

    Per la campagna elettorale Sabbahi ha assunto un basso profilo: solo volontari e nessuna agenzia pubblicitaria. I maligni affermano che qualsiasi investimento sarebbe denaro perso, visto l’esito già scritto delle consultazioni. Ma il suo portavoce, Hossam Moenes, nobilizza la scelta, motivandola del virtuoso fine del risparmio e accusa le agenzie pubblicitarie - e Nour medesimo - di speculare sull’evento. L’uomo-immagine del presidente-soldato non raccoglie. Già gusta il trionfo dell’uomo forte che raddrizzerà le sorti nazionali perché è sostenuto, rivela, soprattutto dalle donne che hanno già mostrato di apprezzarlo partecipando numerose al referendum sulla nuova Carta Costituzionale. Le donne che amano il suo coraggio. Così dice mister look.
    13 maggio 2014

    articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it

    Enrico Campofreda

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