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L'ikea vuole che i lavoratori siano schiavi senza diritti. Volantinaggio di solidarietà ai clienti ikea di Padova il 17 maggio 2014

La resistenza dei facchini, uno scontro che riguarda tutti i lavoratori, la loro lotta è la nostra lotta!

(17 Maggio 2014)

Solidarietà ai lavoratori del Deposito Ikea di Piacenza in lotta!

padovikea

Ancora una volta l'Ikea e le cooperative degli appalti rispondono alle richieste dei lavoratori con il pugno di ferro. Ma i facchini non hanno paura, non si piegano, e la loro lotta deve trovare la più vasta solidarietà: non lottano soltanto per sé, lottano per tutti i lavoratori!

I fatti

Da alcune settimane è in atto al magazzino Ikea di Piacenza un duro attacco ai facchini degli appalti e al sindacato SI-Cobas che ne rappresenta l'80%: sospensione dal lavoro di 33 lavoratori, minacce di licenziamento, cariche e manganellate della polizia contro i picchetti operai, denunce alla magistratura, serrata di due giorni e minaccia di chiusura definitiva del magazzino con il suo spostamento in Croazia...
Il terribile "delitto" compiuto dai lavoratori sotto attacco e dal SI-Cobas è stato quello di rivendicare la applicazione integrale del contratto collettivo nazionale dell'agosto 2013 in materia di salari, ferie, permessi, ex-festività, Tfr, 13^, 14^, con la totale copertura di malattia e infortunio "senza nessuna deroga con pretestuosi cavilli" come fatto di "dignità" e di "civiltà".
A queste sacrosante rivendicazioni e all'agitazione sindacale, la più grossa cooperativa degli appalti San Martino ha risposto con misure disciplinari, negando al sindacato maggioritario tra i facchini (il SI-Cobas) il diritto di rappresentare i lavoratori, assumendo lavoratori in sostituzione degli scioperanti. La tesi "è tutta colpa di una minoranza di facinorosi", nega che a scioperare è stata la maggioranza dei lavoratori e l'unico ricoverato in ospedale è, guarda caso, un facchino in sciopero.
Dietro e sopra la San Martino si scorge chiara la sagoma dell'Ikea che ha scelto di drammatizzare lo scontro coinvolgendo nell'aggressione ai lavoratori il sindaco di Piacenza, la giunta provinciale, la stampa, i burocrati di Cisl, Uil e Cgil e naturalmente e in primo luogo, la polizia nel tentativo di trasformare una lotta operaia, un conflitto sindacale, in una questione di ordine pubblico. Di più: l'Ikea sta imponendo con metodi ricattatori ai suoi dipendenti diretti di scendere in piazza contro i lavoratori degli appalti, nel tentativo di provocare scontri violenti tra i lavoratori.

La resistenza dei facchini

Come due anni fa quando andò in scena uno scontro simile con la rappresaglia padronale contro 40 lavoratori del SI-Cobas (poi tutti reintegrati, salvo uno, dopo 5 mesi di lotta), i facchini hanno dato una risposta forte ed efficace, che ha raccolto la solidarietà dei lavoratori di altri magazzini (TNT, GLS, etc.) e di gruppi di giovani, e hanno dato vita domenica scorsa ad un corteo numeroso e combattivo che ha fatto sentire in città la voce e l'organizzazione degli operai in lotta.
Il conflitto in atto nel magazzino Ikea di Piacenza, come e più di quello di due anni fa, però, non è un semplice conflitto locale o aziendale. L'Ikea vuole dare l'esempio di come si può schiacciare e ridurre al silenzio i lavoratori che, sentendosi abbandonati a sé stessi e traditi da Cgil, Cisl e Uil, hanno deciso di auto-organizzarsi con il SI-Cobas perché non vogliono esser trattati da schiavi e non accettano di essere ridotti al silenzio.
Non a caso l'Ikea sta facendo di tutto per ottenere dal governo Renzi-Alfano un'azione repressiva ancora più decisa contando sul sostegno incondizionato di una serie di esponenti locali del Pd e della maggioranza di governo. Vuole arrivare a ogni costo ai licenziamenti politici dei facchini più attivi e coraggiosi, quasi tutti immigrati, prendendo "per fame e per stanchezza" chi sta lottando nella logistica da anni. Lo fa raccogliendo al volo, così, l’assist che il governo ha dato a tutto il padronato con il "Jobs Act": rendere più precaria e ricattabile la condizione di milioni di lavoratori, in particolare i più giovani e gli immigrati, e che non a caso porta il nome del massimo esponente del trust delle cooperative in Italia, il ministro Poletti.

Uno scontro che riguarda tutti i lavoratori

Ecco perché non dobbiamo permettere che i facchini in lotta al magazzino Ikea di Piacenza restino soli, e dobbiamo far arrivare loro la più larga e attiva solidarietà.
La loro lotta, la lotta degli operai della logistica è la nostra lotta!
La loro resistenza dà forza e coraggio alle tante piccole resistenze finora disperse sui luoghi di lavoro: non permettiamo che venga isolata e repressa!
Raccogliamone il messaggio di riscossa e lavoriamo con tutte le nostre forze ad un fronte unico proletario di lotta contro i padroni e il governo!

Solidarietà ai lavoratori del Deposito Ikea di Piacenza in lotta!

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri, clashcityworkers, Ross@ Padova

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