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Eric Hobsbawm

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La differenza tra una forza comunista e l’ulivo

(21 Febbraio 2005)

Questo nostro VI° Congresso assume una valenza del tutto straordinaria per le questioni che pone sul tappeto, dal giudizio sulla violenza-guerra, al problema dell’alleanza di governo come parte integrante della GAD. In una parola, le posizioni del 1° documento evidenziano la volontà di liquidare politicamente ogni prospettiva anticapitalista e di classe in questo Paese, trasformando la presenza del Prc da partito anticapitalista a una forza per l’alternanza di governo, che non solo non mette in discussione l’organizzazione capitalistica del lavoro, ma accetta lo stato delle cose esistente nella vaga illusione di spostare il baricentro politico-sociale in favore dei lavoratori in un’ipotetica ridistribuzione delle ricchezze -nel momento in cui la crisi economica del capitalismo tende alla diminuzione del saggio di profitto e ha come unica via di uscita la politica della guerra e dell’intensificazione dello sfruttamento.

Riscontriamo la differenza tra una forza comunista e l’Ulivo anche sulla questione dei diritti: dall’art.18 alla legge 30, dalle privatizzazioni all’Alta Velocità, dalla questione degli inceneritori all’immigrazione. Le posizioni politiche dell’Ulivo e di una forza politica comunista su questi problemi sono in netta contrapposizione : il centrosinistra tende a porsi sul terreno di una politica che media tra gli interessi dei lavoratori e quelli della borghesia. Gli ammiccamenti, le vicinanze tra Montezemolo e Prodi, tra la Confindustria e l’Ulivo, sono la dimostrazione che è impossibile un’alleanza con le forze liberal-borghesi dell’Ulivo.

Da Melfi agli autoferrotranvieri, da Scanzano a Terni, i lavoratori ci fanno capire che occorre una politica in grado di coordinare le lotte e gli obiettivi unificanti, in grado di raccogliere quei sentimenti antiberlusconiani così diffusi tra le masse salariate, i pensionati, gl’insegnanti.

La costruzione di obiettivi di lotta in difesa del salario, per l’occupazione, contro le privatizzazioni, in difesa della scuola pubblica non può che avere alla sua base la costruzione di un fronte unico di classe che dialoga con i movimenti di lotta evidenziando le contraddizioni tra le esigenze dei lavoratori, dei disoccupati ecc…e le politiche liberal-temperate dell’Ulivo.

Vi sono inoltre in questo Congresso compagni che, partendo dai contenuti del 2° documento, piegano la linea del Segretario in modo apparentemente più incisivo, attraverso i cosiddetti paletti. Essi svolgono un ruolo di copertura politica alla linea del Segretario, dal momento che, nei fatti, i paletti vengono abbandonati lungo il percorso dell’alleanza con l’Ulivo.

Indicativa è stata l’alleanza alla Provincia di Torino: Saitta fa esplicito riferimento alla costruzione di inceneritori, alla difesa dell’Alta Velocità, delle privatizzazioni e del finanziamento alla scuola privata. Nonostante ciò, i compagni del 2° documento sono entrati nell’alleanza con l’Ulivo lasciando in un armadio ben custodito i cosiddetti paletti.

Come si può notare la politica dei paletti non è altro che una variante più istituzionale, solo formalmente più radicale, di una politica sostanzialmente simile a quella del Segretario.

Solo una politica anticapitalista è in grado di costruire un Partito Comunista con influenza di massa. La politica della GAD ci fa correre il rischio di perdere credibilità tra i giovani, nei sindacati, nei movimenti antimperialisti, riducendoci ad ala critica del riformismo liberal.

Occorre porre al centro della nostra politica le questioni della trasformazione sociale.

Per questo il Partito non può avere come fine le alchimie istituzionali, ma deve essere un mezzo per l’abbattimento del capitalismo. In questo senso il 3° documento è l’unico in grado di dare una risposta di classe alla crisi sociale.

Vito Bisceglie (Comitato Politico Nazionale PRC)

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