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Scelte elettorali per le #Europee 2014: il gioco dei quattro cantoni, tra #astensionismo e #M5S

(20 Maggio 2014)

Le elezioni europee, per le quali si voterà il 25 maggio, rappresentano come nessuna di quelle precedenti il livello emblematico dello stato nel quale versa il sistema “politica” nel nostro Paese, il grado di dis/informazione dato in pasto attraverso i mass media ad un sempre più passivo elettorato (strepitosa la “sola” secondo cui si voterebbe certamente per il Parlamento europeo ma anche per il Presidente della Commissione europea -vera e unica reale stanza dei bottoni).Parliamo qui di quella massa di voti che, per ragioni varie, non è stabilmente identificata con una posizione politico-partitica. identificazione che dipende da vari fattori, che qui non saranno oggetto di esamina.

Un vero e proprio gioco dei quattro cantoni: il travaso di voti, o meglio di estemporanee opinioni tradotte in voti, è un balletto dai contorni assolutamente al limite del ridicolo che evidenzia la trasformazione dell’espressione elettorale, che da concretizzazione della volontà di rappresentanza passa definitivamente all’esercizio di negazione, quando non di vero e proprio travisamento del reale.

Assistiamo a faide interne, per cui parte dell’elettorato/apparato del PD -in veste anti-renziana ed incapace di produrre una opposizione politica interna di un qualche spessore al (percepito tale ma sempre utile) maniacale ciclone fiorentino, se si recherà al voto agirà lo sgambetto del monello, cioè sosterrà la Lista Tsipras.

Nel contempo quote consistenti di SEL -memori delle narrazioni incongrue del proprio unico leader Vendola (rammentate? Con Tsipras, ma verso Schultz …. ), si sposteranno nel PD. Anzi, molti “renziani di SEL” tifano alla grande che la lista Tsipras non raggiunga il quorum. Un quorum che per adesso appare lontano.

I socialisti, quelli rimasti fuori dalla convergenza forzaitaliaota, si divideranno non equamente principalmente tra PD, Tsipras e astensionismo.

L’elettorato della esigua e estinguentesi sinistra radicale (?) assai scontento della Lista Tsipras (lista misto-liberal di cittadinanza in luogo di lista politica) e stufo di aspettare che la sinistra “vera” risorga, si suddivide tra chi sta facendo i conti se sia meglio starsene a casa e chi deciderà di appoggiare il M5S, nella convinzione che un voto in più a questa formazione, rispetto al PD, sia manna.

In parte non sbagliano questi ultimi, anche se producono a sostegno motivazioni diverse (si legga a tal proposito l’articolo di Aldo Giannuli così come gli indirizzi del CARC, per citare solo alcuni tra quelli resi pubblici).

Vediamo perchè.

Le ipotesi possibili, nel dopo voto, possono essere riassunte in questo modo (Astengo docet):

1) Successo di Grillo, o con la maggioranza relativa oppure con un ridotto scarto dal PD: panico generale e scivolamento verso le elezioni anticipate. Elezioni col un probabile sistema elettorale proporzionale, essendo stato cassato il Porcellum. In questo scenario non risulterà banale il ruolo del sempreverde e inamovibile (già, sorge immediato un pensierino al riguardo) di Napolitano, il cui “peso” ben conosciamo;

2) Successo di Grillo con forte sconfitta di Forza Italia. Esito analago a un successo del PD, anche se in forma diversa dal successivo punto 3. In questo caso non è improbabile l’ingresso di Forza Italia nella maggioranza di governo e assunzione da parte di Renzi di una sorta di “protettorato”;

3) Successo del PD in termini netti (6-7 o più punti di scarto): scivolamento netto verso un assetto di regime con inaspettati (?) salti della quaglia e salite sgomitanti sul carro del vincitore.
In tutto questo occorre tener conto di un elemento: è indicata una forte volatilità elettorale interessante i 5 Stelle in provenienza da destra e in uscita sull’astensione, mentre l’eventuale calo di voti in cifra assoluta riguardante il PD sarà rivolto verso l’astensione.

Non v’è dubbio che il tema dell’astensione è davvero reale, considerato lo spazio che sta occupando nelle analisi. Una astensione che fa appunto preoccupare fortemente il PD (voci di corridoio collocano con volontà ottimistica la percentuale degli astenuti tra il 35 ed il 45% degli aventi diritto) e che stimola il già citato Capo dello Stato a diramare inviti al voto.

Comunque sia va ripreso ciò che è stato accennato più sopra: alla cd sinistra insoddisfatta che rivolge al M5S il proprio voto avendo l’idea che un successo del movimento grillino produca sconquassi va ricordato che tale effetto equivale allo sgambetto dei piddini non renziani, con una differenza: mentre i secondi comunque vada non si discostano dal sistema politico oggi imperante, per i primi la vittoria del M5S non porterà ad un ribaltamento del sistema (un sistema che sta incardinandosi su populismi contrapposti), ribaltamento al quale invece dovremmo tendere.

Già…. dovremmo, anzi dobbiamo tendere.

E qui si aprirebbe un versante politico di discussione che deve necessariamente andare ben oltre le scadenze elettorali.

Ma è altro capitolo.

Patrizia Turchi

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