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Il mio viaggio a scuola

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(17 Luglio 2011) Enzo Apicella
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Nigeria, tra la barbarie di Boko Haram e le mire dell'imperialismo

(21 Maggio 2014)

Durante le ultime settimane, le azioni barbare compiute dall’organizzazione islamico nigeriana Boko Haram (il rapimento di oltre 200 ragazze da una scuola e la promessa di venderle come schiave) hanno sconcertato l'opinione pubblica di tutto il mondo.
Questi “atti di pura malvagità” sono stati condannati da Obama e dai leader degli altri paesi occidentali… tutti ovviamente dimentichi del ruolo che essi stessi hanno giocato nel costruire questo mostro.
Osserviamo le origini del Boko Haram per capire come quest’organizzazione sia in realtà un prodotto dell’imperialismo: riprendiamo qui un articolo scritto tempo fa dai compagni di Workers’Alternative, la tendenza marxista nigeriana.

Le origini di Boko Haram

La nascita di Boko Haram non può essere considerata un frutto della povertà o della mancanza d’istruzione: anche alcune regioni del Sud del paese si trova in condizioni simili e non ci sono tracce di organizzazioni dello stesso livello. Ci sono milizie etniche in tutta la Nigeria, ma nessuna di queste ha ancora raggiunto il Boko Haram in barbarie: da attentati suicidi, a uccisioni di sacerdoti, a bombardamenti di chiese piene di fedeli, fino a incendi di scuole e altre infrastrutture.
Nemmeno gli insegnamenti del Corano stanno alla base di questa mostruosità: simili e peggiori atrocità vengono compiute ovunque anche da organizzazioni non affiliate all’Islam (il genocidio del Ruanda, per non citare l’Oloscausto). Neanche la combinazione particolare di Islam e povertà è un’ipotesi fondata: la povertà convive da molto tempo con l’Islam e Boko Haram è invece un fenomeno assai recente, confinato nel territorio nigeriano e non esteso ad altre regioni ad alto tasso di povertà e osservanza dell’Islam.
Ci si può infine chiedere se non sia una cellula di Al Qaeda in Nigeria, ma la risposta sarebbe affermativa solo se stessimo vestendo i panni di padroni americani interessati a diffondere teorie del complotto adatte a creare il terreno ideologico necessario ad un prossimo intervento militare.
Quali sono allora le origini del Boko Haram? Solo guardando ai dati concreti e alla dialettica del suo processo di formazione possiamo comprenderlo.
La situazione dei paesi arretrati nell’era dell’imperialismo è tale che la loro unificazione è rivolta solo verso l’esterno: le potenze straniere giocano un ruolo per unire e connettere un paese arretrato con il mercato mondiale, non avendo però alcun interesse nell’unificare l’interno, lasciando uno sviluppo primitivo dell’industria e del commercio nel paese.
Ossia, mentre il capitalismo lascia intatte le barriere culturali, geografiche, etniche e religiose nel paese arretrato, lo integra profondamente al mercato globale. L’unità interna resta primitiva, mentre si unisce subito il paese al resto del mondo. Questa è un aspetto di quello che Marx chiamava sviluppo combinato e diseguale.
Questa contraddizione è caratteristica di tutti i paesi arretrati sotto il giogo di quello che è chiamato neocolonialismo. Più arretrata è la regione, più grandi sono le contraddizioni: ecco perché la Nigeria del Nord è un posto dove tutte le contraddizioni appaiono nella forma più esplosiva.
Per meglio integrare un paese arretrato nel mercato mondiale, le potenze imperialiste formano alleanze con le classi dominanti (spesso ancora feudali o pre-capitaliste) e le strutture politiche della regione: per costruire un ponte verso il mercato, gli imperialisti sviluppano ulteriormente le contraddizioni interne,
Ecco come viene subito in mente il Sabon Gari, regione urbana nel Nord della Nigeria: la sua stessa creazione è un prodotto dell’alleanza fra i feudatari del nord e l’imperialismo. Le potenze occidentali hanno costruito abitazioni per i lavoratori del sud allo scopo di preservare la purezza islamica, come chiesto dagli Emirati. In questo modo l’imperialismo ha rafforzato un avamposto feudale negli stessi anni in cui costruiva una ferrovia per connettere la città di Kano (nel nord del paese) con la più popolosa Lagos. L’intento reale era quello di dividere la classe lavoratrice tra Nord e Sud, ma invano, come dimostrerà la creazione della Railway Workers’ Union (sindacato dei lavoratori della ferrovia).
Negli investimenti totalmente diseguali verso l’interno e l’esterno del paese giace l’essenza della contraddizione. Abbiamo un’espressione forse più diretta per questo: il latino Divide et Impera. Dividere le masse dei lavoratori e staccarle dalla piccola borghesia perché nessuno insorga contro i padroni.
Come si collega questo con il Boko Haram? Come l’imperialismo stringe alleanza col feudalesimo e altre forme di società precapitaliste, la borghesia locale emerge, collegata com’è da un lato alla società feudale preesistente, dall’altro ai padroni stranieri. Di conseguenza, la borghesia locale è completamente legata alle forme politiche primitive e feudali basate su etnia e religione.
Nell’esistenza di questa borghesia del luogo troviamo un'altra manifestazione della legge dello sviluppo combinato e diseguale: se da un lato la borghesia emergente accetta il progetto imperialista di una Nigeria unita sotto un parlamento borghese democratico, dall’altra quella stessa borghesia adotta politiche precapitaliste, feudali, di divisioni etniche e religiose.
Questo fenomeno caratterizza tutti i settori della borghesia nigeriana. Le sezioni più reazionarie del clero e della borghesia del nord hanno fatto appello ai sentimenti religiosi delle masse per avere accesso alle risorse pubbliche e alle armi. Le hanno ottenute. Ecco come per la prima volta in questa regione si sviluppa come forza materiale l’idea che l’Occidente sia la fonte di tutti i peccati e come le scuole religiose degli Almajiri si sono trasformate in caserme, dove si predica l’estorsione a mano armata invece della pietà. Ecco come il capitalismo e le potenze straniere hanno contribuito a creare le basi per l’ascesa di questo mostro chiamato Boko Haram e in diversi casi lehanno usate come braccio armato contro il movimentoi operaio.
Le azioni barbariche portate avanti da Boko Haram hanno fatto nascere dei gruppi di autodifesa denominati “Civilian Jtf” nella regione di Maigudiri e successivamente in altre zone. La creazione del Civilian JTF ha rappresentato un duro colpo per Boko Haram, che ha visto settori di giovani, perlopiù disoccupati, organizzarsi per impedire l'entrata dei miliziani islamici nei loro quartieri e villaggi.
Lo stato ha cercato di inquadrare questi gruppi di autodifesa nelle fila delle forze regolari di polizia e in diversi casi è riuscito nel suo intento. Allo stesso modo alcuni politici borghesi hanno letteralmente comprato alcuni gruppi di “Civilian JTF” con la promessa di soldi e posti di lavoro. Tutto ciò non nega il fatto che si è verificata una reazione spontanea dal basso di giovani che si sono organizzati per combattere i fondamentalisti, garantesndosi con queste azioni l'appoggio della popolazione locale.

Lotta di classe in Nigeria
Nonostante sia la barbarie del Boko Haram a ricevere l’attenzione mediatica, c’è un altro processo che si sta sviluppando in Nigeria. Nel Gennaio 2012 abbiamo assistito a mobilitazioni di massa di dimensioni mai viste prima, che hanno lasciato il segno nella coscienza di lavoratori e giovani, come abbiamo potuto osservare nel grande corteo di questo Primo Maggio a Lagos. Quello che è successo durante quella manifestazione riflette apertamente la crescente presa di coscienza della classe lavoratrice e degli strati poveri della società. Dopo anni di attacchi, tagli e politiche draconiane della classe dominante nigeriana, questa entusiastica ricerca di un’alternativa non ci sorprende.
Per dirne una, questo Primo Maggio in Nigeria è stato caratterizzato da numerose proteste non solo contro il governo del PDP (Partito Democratico del Popolo, di destra), ma anche contro l’All Progressive Congress ( i socialdemocratici che controllano lo stato di Lagos). Infatti la situazione è sfuggita di mano ai leader del sindacato, i quali credevano che la celebrazione sarebbe stata solo un evento tradizionale.Hanno invitato numerosi nemici dei lavoratori alla manifestazione. Hanno creduto che quel concentramento fosse adatto ai soliti vecchi, vuoti e noiosi discorsi. Hanno creduto che il governatore potesse liberamente esprimersi con arroganza contro i lavoratori. Non si aspettavano la rabbia delle masse.
Eppure la rabbia montava da tempo in tutta la Nigeria e in particolare fra gli studenti, gli insegnati e i lavoratori dell’Università di Lagos, almeno da quando l’APC ha portato a termine l’ennesimo taglio alla scuola. Anche i lavoratori del servizio civile sono sotto pressione: il settore dell’aviazione prepara la lotta contro gli attacchi che il governo di destra sta pianificando per ridurre il personale. A tutto questo si aggiungono quegli strati sinceramenti infuriati per il rapimento di due centinaia di ragazze da parte del Boko Haram. La lista non si concluderebbe comunque qui.
Alla vigilia del Primo Maggio, infatti, studenti e lavoratori dell’Università di Lagos hanno tenuto un’assemblea unitaria e di massa chiamata dal Joint Action Forum dell’Università durante la quale hanno deciso di protestare per riottenere finanziamenti e andare finalmente contro le terribili condizioni del servizio scolastico. Tutto questo nonostante il ruolo reazionario della direzione dell’Università supportata dai sindacati studenteschi, che hanno perfino cercato d’impedire il meeting. E nonostante tutto questo, il Primo Maggio di quest’anno lavoratori e studenti di Lagos sono scesi in massa fino ad occupare chilometri di strada lungo la via che portava allo stadio dove si sarebbe tenuto il concentramento. La polizia ha cercato, invano, di fermare le masse.
L’arrogante governatore di Lagos, Babatunde Fasola, è stato umilato come mai lo era stato prima di quel momento: gli studenti del JAF, grazie al sostegno dei lavoratori, sono riusciti a far parlare il segretario del Forum, Abiodun Aremu, presentando così alle masse un vero discorso radicale e avanzato come da molti anni non se ne sentivano durante i comizi del Primo Maggio nigeriani. Il discorso ha sicuramente avuto effetto sul governatore nigeriano, che ha parlato subito dopo tentando di rispondere soltanto all’ultimo intervento. Era visibilmente scosso.
Anche i compagni di Workers’ Alternative, la sezione nigeriana della Tendenza Marxista Internazionale, fanno parte del Joint Action Forum. L’edizione speciale del loro giornale ha vanduto più di centotrenta copie, con un’ottima ricezione da parte delle masse.
Quello che è ancora più interessante è che i nostri compagni sono stati presenti anch agli eventi di Kano dove, nonostante il governo dell’APC sia riuscito a impedire la manifestazione, arrestando perfino un leader sindacale, sono stati venduti più di 30 giornali. Le proteste del Primo Maggio segnano la crescente radicalizzazione delle masse nigeriane che invano i media borghesi cercano di coprire evitando di riportare questi eventi.

Il Primo Maggio a Kano
I compagni nigeriani che erano presenti a Kano ci hanno lasciato il seguente comunicato:
“La manifestazione del Primo Maggio non si è tenuta a Kano. Il segretario del Nigeria Labour Congress (l’unione sindacale nigeriana) è stato preso in custodia dai Servizi Segreti e la segreteria dell’NLC è stata occupata da reparti pesantemente armati della polizia. La ragione fornita dal Governo? “Boko Haram potrebbe usare i disordini per portare distruzione” . La stessa risposta è stata data quando sono state soppresse le proteste studentesche in solidarietà coi sindacati dei lavoratori univeristari (Academic Staff Union of Universities). Ma come il segretario NLC di Kano ha ricordato più volte, una situazione “delicata” non ha mai fermato i partiti borghesi (APC e PDP) dal portare avanti le loro manifestazioni.
Cosa spiega questa paranoia della classe dominante contro i lavoratori organizzati a Kano? Una ragione è questa: le proteste del Gennaio 2012 sono arrivate vicine all’insurrezione, a Kano più che in ogni altra città; la polizia rispose aprendo il fuoco, uccidendo e ferendo molti manifestanti. In secondo luogo, quando l’NLC, a livello nazionale, ha tradito le proteste proclamando la fine dell sciopero generale, l’NLC di Kano giurò di continuare lo sciopero sotto la direzione del compagno Isa Yunusa Danguguwa. Questo coraggioso leader promise di continuare la lotta, a costo del suo stesso posto nella segreteria dell’NLC. Il movimento di Kano fu arrestato solo dalle bombe e dai proiettili del Boko Haram alla vigilia delle manifestazioni programmate. Questo dopo il brutale pestaggio da parte di uomini armati di un altro sindacalista affiliato all’ASUU.
La repressione dei lavoratori sindacalzzati a Kano si è riflessa sulla persona del segretario NLC, il compagno Danguguwa. Il governo ha cercato di infangare il suo nome collegandolo all’attacco Boko Haram del 20 Gennaio 2012 a Kano e ha cercato di ostacolarlo duramente per lungo tempo.

Ci sarà un intervento imperialista?
Il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha dichiarato la sua forte convinzione della necessità di un intervento internazionale dopo le barbarie compiute dal Boko Haram. Non ci stiamo riferendo al massacro dei lavoratori compiuto il 20 Gennaio 2012 a Kano, evento che vedeva spettatore immobile lo stesso presidente Jonathan sulla stessa sedia sulla quale si trova oggi, ma al rapimento delle più di duecento studentesse nigeriane.
Quest’atrocità segnerà l’inizio della fine del terrore, ha dichiarato Goodluck Jonathan, ma, nei fatti, l'intera classe dominante nigeriana (sia la sua componente di maggioranza, sia la sua opposizione) è impotente di fronte ai fatti delle scorse settimane. Oggi una gran parte della popolazione nigeriana non si oppone all'intervento straniero per liberare le ragazze sequestrate o, più in generale, per contrastare Boko Haram.
Per la piccola borghesia, infatti, l'intervento straniero costituirebbe una risposta all'inettitudine e alla corruzione di governo e esercito. Il problema è che la presenza di una forza militare straniera non si limiterebbe solo a questo, ma perseguirebbe precisi interessi imperialisti.
Alla foto di Michelle Obama scattata mentre mostra al mondo un cartello con l’hashtag “BringOurGirlsBack” (Riportate Inditero le Nostre Ragazze) - una fotografia talmente ipocrita da generare tutta una serie di risposte in rete, fra cui fotomontaggi in cui la moglie del presidente americano terrebbe in mano il cartello: “Niente riporterà indietro i bambini uccisi dagli attacchi coi droni ordinati da mio marito" – ha fatto eco un coro di risposte tiepide, con un apice toccato da John Kerry in un diplomatico quanto freddo "faremo tutto il possibile" pronunciato durante un World Economic Forum tenutosi proprio ad Abuja, capitale nigeriana, protetto da più di 6000 militari in cui si è appunto parlato dell’aumentare gli investimenti militari, più che di un intervento diretto.
La questione è infatti spinosa: la Nigeria è il maggior paese africano per investimenti statunitensi e, neanche a dirlo, gran parte di questi investimenti riguardano il petrolio. È chiaro l'interesse degli USA in un intervento. Tuttavia la lunga serie di fallimenti cominciata con il disastroso intervento in Afghanistan e proseguito fino alla questione siriana, prima, e alle vicende di Crimea, dopo, rende difficile prendere decisioni impulsive.
Certamente tutti i vincoli che legano la Nigeria agli Stati Uniti devono essere tenuti ben stretti, ma gli USA possono davvero permettersi un'ulteriore dimostrazione di impotenza davanti al mondo?
In ogni caso, dobbiamo essere coscienti del fatto che non esistono solo due alternative ugualmente abominevoli. Il popolo nigeriano non è costretto a scegliere fra un presidente di destra che ha perso il controllo di una forza paramilitare che prima credeva di controllare e perfino utilizzare (vedi le bombe alle manifestazioni del 2012) o gli artigli degli Stati Uniti e del loro imperialismo. La via d'uscita è la lotta di classe.


Quale futuro per la Nigeria?
L’unico modo per portare il popolo e i lavoratori nigeriani alla vittoria è rifiutare il massacro della popolazione che si è già attuato attraverso la repressione e che non potrà che crescere tramite un aumento degli armamenti dell’esercito nigeriano. La repressione non si scaricherà sui terroristi che più di una volta hanno aiutato il governo contro il movimento, ma sugli attivisti politici, gli studenti e i giovani, i lavoratori sindacalizzati, i dirigenti di movimento che portano proposte oneste e rivoluzionarie durante le mobilitazioni.
In queste circostanze, il Nigeria Labour Congress deve portare avanti un programma di autodifesa armata dei lavoratori e collaborare con gli elementi rivoluzionari presenti fra le fila delle forze di sicurezza. L’attuale direzione del movimento operaio è in grado di portare avanti facilmente quest’arduo compito? No, molto probabilmente.
Il compito dei compagni della Tendenza marxista Workers’ Alternative è quello di incalzare i dirigenti riformisti perché si spostino a sinistra e portino avanti un programma rivoluzionario.
Dalla probabile bancarotta politica dei vertici riformisti è necessario che emerga e si rafforzi una tendenza rivoluzionaria che organizzi attorno a sé le migliori avanguardie di giovani e lavoratori. È questo l'unico antidoto alla barbarie del fondamentalismo e del capilitalismo
Ai compagni nigeriani della Tendenza Marxista Internazionale va tutto il nostro sostegno.



* sulla base del materiale prodotto dai compagni di Workers' alternative, la tendenza marxista in Nigeria

Michele Minà - marxismo.net

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