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Violenza sulle donne

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(30 Luglio 2013) Enzo Apicella

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ELEZIONI EUROPEE 2014. NON E’ IL 18 APRILE

ALLORA SI COSTRUIVA LA DEMOCRAZIA, ADESSO SI PREPARA UN REGIME (E NON C’E’ IL FRONTE POPOLARE)

(27 Maggio 2014)

trionforenzi

Da più parti, in questi giorni che seguono all’esito delle elezioni europee, si azzardano paragoni con la DC degli anni’40-’50 e, in particolare, con l’esito delle elezioni del 18 aprile 1948 : quelle elezioni cui seguì un lungo periodo di “centralità assoluta” della DC all’interno del sistema politico italiano.
E’ necessario, a questo punto, ricordare alcune caratteristiche fondamentali di quella lontana vicenda. Sicuramente il clima di contrapposizione politica era, in quel momento, molto forte nella fase in cui sul piano internazionale ci si stava misurando con gli effetti della “guerra fredda” (il 14 Luglio dello stesso anno si verificò l’attentato a Togliatti). Ciò nonostante il 1 Gennaio dello stesso anno era stata pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale il testo della nuova costituzione repubblicana, frutto di una intensa collaborazione fra tutte le forze politiche all’interno dell’Assemblea Costituente e prodotto politico – giuridico di altissima qualità e vero cardine, ancor oggi insostituibile, della democrazia italiana.
In secondo luogo deve essere ricordato come a quella tornata elettorale parteciparono all’incirca il 90% degli aventi diritto, in luogo del 57% di oggi e che la DC, pur avendo conseguito la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, formò egualmente un governo di coalizione con socialdemocratici, repubblicani e liberali proprio a dimostrazione della volontà di voler esaltare la centralità dell’azione parlamentare.
Vigeva il sistema elettorale proporzionale e, in più, era presente una opposizione molto forte, poggiante su due grandi partiti di massa come il PCI e il PSI. Le condizioni politico – sociali del Paese risultavano molto difficili e le tensioni sociali molto alte, ma davvero il paragone tra la situazione di allora e quella di oggi non può essere svolto.
Soprattutto per la direzione di marcia opposta che fu intrapresa allora dall’intero sistema politico (escluso il MSI) di dirigersi verso la costruzione di una democrazia.
Quali sono, invece, le condizioni politiche attuali?
Prima di tutto deve essere considerata una diversità fondamentale: nel 1948 le forze politiche avevano di fronte le classi sociali, adesso il riferimento è quello di una opinione pubblica “generalista”, all’interno della quale prevalgono i criteri del voto di opinione e quello di scambio, con un tasso di volatilità enorme rispetto alle consuetudini italiane: nel 2013, infatti, si è calcolato un tasso di volatilità del 40% e nell’occasione delle Europee di quest’anno dovrebbe aver raggiunto, da primi calcoli approssimativi (ma non troppo) il 30%.
E’ difficile, in questo momento, dar conto dei flussi che hanno determinato il prodursi, nell’occasione delle Europee 2014, di un fenomeno così rilevante: a prima vista si potrebbe affermare che il totale crollo dei “centristi” abbia favorito il PD e che la forte flessione lamentata dal M5S abbia alimentato la crescita dell’astensione.
C’è ancora bisogno, però, sotto quest’aspetto di ulteriori approfondimenti di analisi statistica.
Emerge, in questa dimensione, un punto di contrasto fondamentale al riguardo delle “fratture” sulle quali si colloca in prevalenza l’elettorato dal punto di vista del rapporto tra la propria collocazione sociale e le scelte politiche. Si passati infatti dalle “fratture” classiche, legate alle grandi contraddizioni sociali e territoriali, a quelle vecchio/nuovo, giovane/anziano in una logica di contrasto generazionale. Ha assunto inoltre un’importanza ancora maggiore se possibile, rispetto a qualche anno fa, il tipo di esposizione mediatica scelta dai leader. Il fenomeno della personalizzazione della politica, infatti, si è ulteriormente inasprito.
Su questo elemento si base l’asserzione riguardante la sparizione della dialettica destra/sinistra e la base fondativa del contrasto di fondo che si rileva tra società e politica: quel distacco che viene lamentato dagli analisti come causa complessiva della forte crisi dell’“agire politico” che stiamo vivendo ormai da molti anni.
E’ questa l’obiezione che viene avanzata rispetto alla proposta di ricostruire soggettività politiche strutturate sugli antichi modelli.
Una obiezione, però che deve essere respinta perché rimane intero un punto di contrasto fondamentale: le contraddizioni sociali, a partire da quella “capitale/lavoro” agiscono ancora in profondità nel tessuto economico –sociale e non sono ,invece, più affrontate sul piano politico.
Come si può pensare, allora, di risolvere questo tipo di formidabile contraddizione in presenza del successo elettorale ottenuto dal PD in quest’occasione e presentare una proposta di immediata iniziativa politica di serio contrasto ?
Emerge un punto di profonda preoccupazione che, dal nostro punto di vista, deve essere espressa con grande forza e riguarda il tema delle riforme costituzionali e istituzionali.
Scontata la necessità di rivedere l’Italicum, alla luce della nuova realtà del sistema politico, rimane per intera l’impronta presidenzialista, maggioritaria, personalistica che sta segnando in maniera molto negativa, di vera e propria svolta autoritaria, quella svolta autoritaria che si va denunciando da molto tempo.
Sarà questo il punto di forza della politica post-ideologica che porterà avanti il governo Renzi in nome della vittoria elettorale, pur in presenza delle difficoltà derivanti dalla complicata situazione nella quale si trovano i suoi partner di maggioranza e dell’esistenza della necessità di una “doppia maggioranza” per varare le riforme.
In questo senso però esiste una sorta di “interesse superiore” da parte di gran parte dell’attuale ceto parlamentare: quello della sopravvivenza, in presenza di un’evidente prospettiva di egemonia da parte del PD.
Un interesse di sopravvivenza tale da portare alla formazione di un vero e proprio “partito di cartello”, il cui obiettivo rimane quello di impedire a nuovi attori di essere presenti nell’arena.
E’ evidente che, a questo punto, da sinistra l’idea di ricostituzione di un possibile centro-sinistra appare del tutto tramontata e del tutto utopica.
Si apre in conseguenza la questione della costruzione di una soggettività di una sinistra d’opposizione e di alternativa che rimane tema del tutto decisivo nella prospettiva politica perché si possa tornare ad affrontare sul piano politico quelle contraddizioni sociali sulle quali ci si è già soffermati poc’anzi nell’analisi.
Non era questo però il punto che questo intervento intendeva sollevare: non analizzato il quadro europeo che pure si presenta di grandissimo interessa, il tema è quello della svolta autoritaria.
Come descritto nel titolo: nel 1948 si stava comunque, tra grandi difficoltà e lacrime e sangue, costruendo una democrazia, oggi il pericolo vero è quello della preparazione di un regime.

Franco Astengo

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