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il pane e le rose

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Sinistra. C’è il quorum, manca tutto il resto

(30 Maggio 2014)

quorumtsipras

Di fronte ai successi più ancora che di fronte alle sconfitte è necessario saper distinguere l’essenziale dall’accessorio. Nonostante l’arretramento in termini di voti reali rispetto alle politiche, il raggiungimento del quorum per la lista Tsipras assume le sembianze di un successo, soprattutto per i militanti del Prc, che dopo il 2006 ha vissuto una serie di sconfitte in tutte le consultazioni nazionali.

Questo relativo successo apre una serie di processi a sinistra che ci chiamano a una analisi precisa e a una sfida politica.
Alcuni passaggi sono già scritti, almeno a grandi linee. La lista tenterà di trasformarsi in un soggetto politico, formalizzando le proprie strutture (assemblea dei candidati a livello nazionale, comitati unitari a livello locale), pur non portando nell’immediato allo scioglimento dei partiti aderenti (Sel e Prc).
Questo non abbatterà la conflittualità interna, ma costituirà il terreno su cui si combatterà la lotta per l’egemonia sul processo costituente. In questa lotta Sel parte fortemente avvantaggiata. Il trionfo di Renzi rimanda a tempi lunghi la prospettiva di una nuova coalizione di centrosinistra tra Pd e Sel e apre un conflitto nel partito di Vendola che con ogni probabilità terminerà con una scissione a destra guidata da Gennaro Migliore, verso il Pd. La sinistra Pd, che per un microsecondo ha avuto in mano una carta da giocare a sinistra, l’ha persa andando oltre il ridicolo (Fassina: “Su Matteo mi sbagliavo, è l’uomo giusto al posto giusto”. L’area di Civati, con quattro europarlamentari eletti, ha avuto soddisfazione e può attendere tempi migliori)
La maggioranza di Sel (Fratoianni) farà di necessità virtù e si porrà alla testa della nuova formazione che nascerà dalla lista Tsipras. Di coseguenza la loro linea verso il Prc e le altre forze alla loro sinistra cambierà: l’obiettivo non è più solo quello di cancellare, ma quello di selezionare e assorbire. In questo potranno contare sulla collaborazione di parte consistente del Prc, in particolare dell’area emendataria che da tempo argomenta una linea di sostanziale fusione.
Resta infine da capire il ruolo dell’area “intellettuale” che ha avuto enorme spazio nella gestione della lista e che sicuramente rivendicherà i meriti del successo (come è noto solo le sconfitte non hanno né padri né madri…).
A lato della nuova formazione vi saranno inevitabilmente nuovi appelli a “riunire i comunisti”, con un fiorire di costituenti e appelli in concorrenza fra loro e con una base sempre più ristretta.
Fin qui la cronaca. Più importante del gioco dell’oca fra le varie correnti e sottocorrenti, tuttavia, è capire le basi di questo ennesimo tentativo di aggregazione a sinistra.
1) Programma. Su questo la lista Tsipras ricalca fedelmente tutti gli errori della sinistra negli ultimi vent’anni. È la linea di sempre, quella di condizionare l’Europa, ieri “Sì all’euro, No a Maastricht” (Bertinotti 1996), oggi “Sì all’euro, No all’austerità” (Tsipras 2014). Rivitalizzare la democrazia, applicare politiche economiche keynesiane (ormai le chiede anche il Sole 24ore), Europa dei popoli e di pace, diluvi di belle parole.
2) Politicamente il rapporto col Pd rimane un problema aperto, anche se oggi si può fingere che sia risolto. In realtà è questione aperta a livello europeo, posto che la linea di Tsipras e delle forze che predomineranno nel nuovo gruppo al Parlamento europeo è quella di cercare la collaborazione con Schulz e il Pse.
3) Insediamento. Il voto alla lista Tsipras ha un tratto significativo nella prevalenza delle grandi città, voto quindi con forte tratto di opinione, che può favorire processi di attivazione anche a livello giovanile, ma che è ben lontano dal rappresentare un chiaro insediamento di classe, anche se le quasi 20mila preferenze raccolte nel collegio nordest da Paola Morandin, operaia Electrolux e delegata Fiom, indicano un potenziale. Una mano in questo senso può darla la possibile convergenza tra la lista e il composito fronte (Fiom, area emendataria, documento alternativo) che un mese fa si è contrapposto alla rielezione di Susanna Camusso alla guida della Cgil.
4) Basi teoriche. Vogliamo ribadire che è questo il punto più debole di tutta l’operazione: l’interclassismo, l' “europeismo di sinistra”, l’abissale distanza da qualsiasi lettura di classe che pervadono ad oggi la cultura politica “fondante” questa operazione costituiscono, molto di più del numero ridotto di voti, la vera misura della distanza tra ciò che è in campo e ciò che sarebbe necessario. Il vero collante è l’elettoralismo e sarà così per questo come per qualsiasi altro processo che si produca “a freddo”, ossia in assenza di un risveglio della lotta di classe che crei le condizioni per una reale selezione di programmi, proposte, gruppi dirigenti, oltre che per una moltiplicazione delle forze militanti.
La proposta del partito di classe rimane al centro della nostra prospettiva e certo non trova soluzione con questo percorso. Come già abbiamo fatto dando un sostegno critico alla lista nella campagna elettorale, continueremo anche in questo ambito la nostra battaglia politica e programmatica, che altro non è che la preparazione delle battaglie reali, che si daranno quando quei milioni di lavoratori e di giovani oggi ancora silenti (almeno nel nostro paese), saranno costretti a cessare la delega e a scendere in campo in prima persona.

Claudio Bellotti - FalceMartello

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