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31 MAGGIO: IL CONVEGNO DI ROSS@ SAVONA PER L’ANALISI DEI RISULTATI ELETTORALI.

(1 Giugno 2014)

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DALLA RELAZIONE DI FELICE BESOSTRI UNA CHIARA INDICAZIONE: “LA STRETTA AUTORITARIA UN’ESIGENZA DEL CAPITALISMO FINANZIARIO”.
DAL DIBATTITO UNA RIFLESSIONE: “ DA DOVE PUO’ RIPARTIRE LA SINISTRA ALTERNATIVA”,
INTRODUZIONE DI FRANCO ASTENGO, INTERVENTI DI MIMMO FILIPPI, FEDERICO GOZZI, VINCENZO FACCIOLO, GIOVANNI BURZIO, PATRIZIA TURCHI
Un dibattito intenso e particolarmente impegnato quello sviluppatosi oggi pomeriggio, 31 Maggio, nella sala dell’Hotel Riviera di Savona.
Ross@ Savona ha organizzato, infatti, un confronto di approfondimento sui recenti risultati elettorali.
E’ intervenuto il sen. FELICE BESOSTRI, uno dei più importanti analisti dei sistemi elettorali e assoluto protagonista del ricorso di cui è stato relatore in Corte Costituzionale, ricorso che ha provocato la dichiarazione d’illegittimità del “Porcellum”.
Nella sua introduzione FRANCO ASTENGO, oltre a presentare i dati elettorali in cifra assoluta al fine di consentire una disamina molto più puntale al riguardo degli scostamenti avvenuti che non di quella possibile sulla base delle sole percentuali, ha posto una questione politica di fondo: “ Emerge, in questa dimensione un punto di contrasto fondamentale al riguardo delle “fratture” sulle quali si colloca in prevalenza l’elettorato dal punto di vista del rapporto tra la propria situazione sociale e le scelte politiche. Si è passati, infatti, dalle fratture “classiche”, legate alle grandi contraddizioni sociali e territoriali, a quelle “vecchio/nuovo”, “giovane/anziano” in una logica di contrasto generazionale. Ha assunto inoltre un’importanza ancora maggiore se possibile, rispetto a qualche anno fa, il tipo di esposizione mediatica dei leader. Il fenomeno della personalizzazione della politica, infatti, si è ulteriormente inasprito. Su questi elementi si basa l’asserzione riguardante la sparizione della dialettica destra/sinistra e la base fondativa del contrasto di fondo che si rileva tra società e politica: quel distacco che viene lamentato dagli analisti come causa complessiva della forte crisi dell’agire politico che stiamo vivendo ormai da molti anni. Come si può pensare allora di risolvere questo tipo di formidabile contraddizione in presenza del successo elettorale ottenuto in quest’occasione dal PD. E’ questo il punto di profonda preoccupazione che deve essere espressa con grande forza al riguardo del tema delle riforme costituzionali e istituzionali. Insomma, sarà attraverso la stretta autoritaria e la riduzione del rapporto tra politica e società agito in funzione del taglio della domanda sociale che si cercherà di risolvere, naturalmente a favore dei ceti dominanti, questa contraddizione particolarmente acuitasi nel corso degli ultimi anni”. A questo elemento è necessario opporsi con grande determinazione cercando di far comprendere anche ai soggetti della sinistra come, in questa fase, sia ormai sparita ogni qualsiasi prospettiva di centrosinistra e, di conseguenza e per di più, di una cosiddetta “sinistra di governo”.
SINTESI DELLA RELAZIONE DI FELICE BESOSTRI
La prima questione da sollevare, sviluppando l’analisi die risultati elettorali dello scorso 25 Maggio, è quella della mancanza d’informazione al riguardo dei dati; si è fatta propaganda in luogo d’informazione. Non si è consentita, ad esempio, una valutazione effettiva del 40% ottenuto dal PD. Nessuno infatti ha esposto i dati in cifra assoluta che pure hanno fatto registrare un aumento per i democratici tra il 2013 e il 2014.
L’esame dei dati a livello europeo ci indica un aumento dei partiti eurofobici, euroscettici, populisti e nazionalista schierati a destra.
Su questo punto è stata sollevata la questione dell’emergere di una difficoltà nella formazione dei gruppi a livello di parlamento europeo, cosa che renderà problematico il funzionamento stesso dell’istituzione.
Nel frattempo i tribunali di Venezia e Cagliari hanno rinviato alla Corte Costituzionale anche la legge italiana per le elezioni europee: il tema è quello della soglia di sbarramento, già considerata negativamente dalla Corte Costituzionale tedesca. Soglia di sbarramento, introdotta con le elezioni del 2009, per impedire una fantomatica “ frammentazione”.
Da rilevare come, sotto quest’aspetto, sia mutata la natura del Parlamento Europeo che oggi rappresenta direttamente i cittadini europei in un quadro che non è cambiato, però, dal punto di vista della governabilità che continua a non dover essere scaturita da quel tipo di Consesso.
Dal punto di vista dei rapporti di forza sul piano continentale le elezioni del 25 Maggio hanno fornito l’indicazione di una significativa perdita del PPE (-23 seggi) mentre è apparsa più contenuta la flessione del PSE unito ai democratici (il PD italiano), diminuiti i Verdi, i Liberali e i conservatori, in crescita (dal 35 a 42) la Sinistra Europea e aumento netto di populisti e nazionalisti.
Un esito tale da far affermare come si sia verificato uno spostamento dell’asse politico del Parlamento Europeo verso destra.
Questo tipo di situazione non pare ancora essere avvertita a sufficienza dai due gruppi maggiori che stanno procedendo alla spartizione delle cariche con metodi derivanti dall’antico stampo della suddivisione partitica e della distribuzione d’incentivi selettivi.
L’esito delle elezioni europee presenta anche all’interno del “caso italiano” forti problematiche riguardanti lo sviluppo della democrazia.
La situazione italiana, dal punto di vista democratico, appare assolutamente insopportabile.
Si sta perseguendo un solo obiettivo quello del rafforzamento dell’esecutivo e della governabilità.
Si creano così maggioranze artificiali e si punto a un sistema di carattere presidenziale.
Una stretta autoritaria che pare proprio rappresentare un’esigenza del grande capitale finanziario.
Il problema della democrazia è strettamente connesso con quello delle politiche economiche: è necessario far capire a chi non arriva ala fine del mese, ai disoccupati, ai pensionati al minimo, agli esodati che il tema della democrazia, della rappresentanza politica connesso a quello della democraticità della legge elettorale, al ruolo del Parlamento e dell’Esecutivo, all’agibilità dei meccanismi democratici e della partecipazione popolare.
L’obiettivo del capitalismo non è soltanto quello del “meno Stato” com’era nel credo neo-liberista, ma addirittura sulla ricerca della totale assenza dello Stato, che proprio non ci deve essere: sta venendo meno il luogo dove è nata la democrazia.
In Italia sembra ormai saltato il principio della divisione dei poteri, con il collegamento diretto tra l’esecutivo e la maggioranza.
Sentiamo spesso la frase: “è necessario che alla domenica sera delle elezioni si sappia chi ha vinto e chi governerà”-.
In realtà questi vorrebbero essere messi in condizione di aver le elezioni vinte fin dal giorno precedente a quello della chiamata alle urne.
La difesa della democrazia diventa quindi la questione più importante ed è necessario suscitare il più vasto interesse possibile a livello dei ceti popolari sui temi delle riforme istituzionali e di quella elettorale.
La questione della rappresentanza deve essere portata avanti come fondamentale per una sinistra che non deve neppure avere il tabù di una soglia di sbarramento al 5% perché è necessario sia ricostruita in un’ ottica non minoritaria, che non significa naturalmente che debba essere succube a un’idea subalterna della governabilità.
Nel corso del dibattito gli interventi di MIMMO FILIPPI E FEDERICO GOZZI si sono rivolti verso i temi di carattere tecnico al riguardo della legge elettorale, rilevando come il meccanismo si riveli, in presenza di una così alta astensione, un meccanismo fasullo e ingiusto e alla ricerca dei profili di incostituzionalità del cosiddetto “Italicum”.
VINCENZO FACCIOLO, GIOVANNI BURZIO, PATRIZIA TURCHI hanno affrontato invece le questioni della rappresentanza politica e della ricostruzione della sinistra d’alternativa.
Mentre FACCIOLO ha riproposto un’identità politica fondata prevalentemente sulla contraddizione di classe e GIOVANNI BURZIO, dopo aver sviluppato un’analisi comparativa con il periodo di egemonia della DC, ha sottolineato con forza l’esigenza unitaria a sinistra, l’intervento di PATRIZIATURCHI si è addentrato negli obiettivi che devono essere perseguiti attraverso l’analisi del voto: l’analisi del voto deve essere finalizzata a comprendere la realtà nella quale stiamo vivendo.
Siamo di fronte, infatti, a una mancata espressione di maturità politico/elettorale: un elettorato ridotto a indistinta opinione pubblica della quale sondare gli umori regolando, poi in quel senso le relative politiche pubbliche .Un modello che può essere qualificato in altra maniera se non come populista. Un modello politico interpretato molto bene da Renzi proprio sul modello dell’“uomo solo al comando”.
L’indicazione conclusiva di PATRIZIA TURCHI è stata molto netta: Ci muoviamo all’interno di un sistema politico che usa categorie che non conosciamo, e sarà soltanto a partire dalla riconoscibilità di questo limite, un limite di vero e proprio “sapere” che la sinistra d’alternativa potrà pensare di ripartire sul serio.
In conclusione FRANCO ASTENGO, sottolineato che si è votato per la prima volta al di fuori della dicotomia classica destra/sinistra. Questo dato presenta elementi di fortissima preoccupazione perché contraddice l’esistenza delle fratture sociali operanti nella realtà e nella sostanza, mistifica la realtà del voto.
E’ questo il punto di ricerca da portare avanti, attraverso l’elaborazione di categorie nuove contrapponendosi, come aveva già sottolineato PATRIZIA TURCHI a quelle dell’avversario sulla base di quel concetto di rappresentanza politica che i poteri dominanti intendono cancellare e al riguardo del quale la sinistra non deve assolutamente abdicare, dopo i colpevoli cedimenti già avvenuti negli anni scorsi.

Redazione Perchè La Sinistra

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