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Foibe: revisionismo storico anche a Cesena

(25 Febbraio 2005)

Alleghiamo di seguito l'ordine del giorno, relativo all’atteggiamento revisionista in tema di foibe assunto dalla cosiddetta sinistra italiana, che noi della mozione 3 (Mozione Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista) abbiamo presentato al VI Congresso del PRC nella federazione di Cesena (FC) il 13.02.2005. L’odg è stato votato solo dai compagni di progetto comunista con un'astensione (un sostenitore de l'ernesto). Tutti gli altri hanno votato contro (parere sfavorevole di Musacchio, presente come membro di garanzia dal nazionale).

ORDINE DEL GIORNO

Ci ha molto preoccupato venire a conoscenza che, in sede di Consiglio Provinciale, il nostro partito ha espresso voto favorevole al documento di Alleanza Nazionale sul "Giorno della Memoria".

La prima domanda, che ingenuamente ci siamo posti, è stata: "ma della memoria di chi?" Certo non la memoria di quanti ancora credono al valore della obiettività storica: il documento proposto in sede provinciale è frutto di affermazioni storicamente infondate e false, pieno di volgare revisionismo ideologico.

Ma non solo! Esso si inserisce in una manovra di vera e propria "disinformazione" e guerra propagandistica, che è parte di un progetto politico molto più ampio delle destre ora al governo, dove introdurre elementi di mistificazione e confusione, deve servire a preparare generazioni future di italiane ed italiani ad essere educate nell'oblio e nella rimozione. È l'ennesimo tentativo reazionario per scatenare una canea contro il comunismo: ieri come oggi l'incubo dei padroni e l'unica reale prospettiva di liberazione degli oppressi.

Una propaganda che, nel peggiore stile fascista, si avvale di strumenti subdoli, quali la "fiction": vedi l'esempio di "Il cuore nel pozzo", una colossale mistificazione storica anticomunista. Un'opera da Ministero della cultura popolare di mussoliniana memoria, che fa parte della campagna imbastita da Berlusconi e dai suoi alleati fascisti di AN con alla testa Fini e Gasparri per denigrare la Resistenza, il socialismo e il comunismo e riabilitare la dittatura fascista di Mussolini.

E la cosiddetta "sinistra democratica", che si è piegata a questa prospettiva distorta non fa altro che adeguarsi (con maggiore o minore convinzione) al clima della "pacificazione nazionale", che partendo dalla comprensione per i fascisti arriva a farne dei martiri dell'«italianità», con l'unico fine, attraverso il ricompattamento politico della borghesia italiana, di prepararsi la strada quale affidabile forza di governo per una politica di alternanza borghese.

Se è inquietante che uno stato democratico decida di appoggiare il revisionismo storico operato dai nostalgici dell'irredentismo fascista, è addirittura spaventoso che i rappresentanti di quello che si definisce il partito della rifondazione comunista si rendano complici di questa manovra.

Le parole rassicuranti del segretario di federazione, il quale in sostanza afferma che il voto in consiglio provinciale non è stato del Gruppo di Rifondazione Comunista, ma una iniziativa personale e non concordata dell'unico consigliere PRC presente al momento del voto, sono state smentite da quanto avvenuto il 10 febbraio, a Cesena, in Consiglio Comunale, dove, complice il PRC, è stato votato all'unanimità (escluso i Verdi che sono usciti per protesta al momento del voto) un documento, che ha accolto la richiesta del centro-destra di proporre alla commissione toponomastica la dedica di una via agli infoibati.

Una posizione che, a nostro avviso, si discosta nettamente da quella assunta in sede nazionale solo un anno fa, quando il PRC aveva votato contro la Legge n. 92 del 30 marzo 2004, che istituiva il giorno della memoria alle vittime delle foibe.

Non si possono avvallare iniziative di questo tipo: iniziative che ignorano volutamente l'intera storia che sta a monte delle foibe e del cosiddetto "esodo", come se la storia cominciasse dal 1945 e quel che è successo dal 1920 al 1945 (annessione dell'Istria e di parte di Fiume e della Dalmazia all'Italia col trattato di Rapallo, invasione nazifascista della Jugoslavia nel 1941, resistenza partigiana, sconfitta del nazifascismo) non contasse nulla, non esistesse nemmeno.

Come se non fossero esistiti o non contassero nulla i crimini del fascismo, quali l'italianizzazione forzata di quelle terre, le deportazioni di intere popolazioni dalla costa verso l'interno per far posto alla colonizzazione fascista (una vera e propria "pulizia etnica" ante litteram), i tribunali speciali contro gli antifascisti sloveni e italiani, i campi di concentramento dove gli jugoslavi sono morti di fame, di stenti e di torture a decine di migliaia, i villaggi bruciati, le esecuzioni sommarie, gli stupri, e così via.

È revisionismo storico aberrante l'asserire che, come i nazisti hanno fatto funzionare la Risiera di S. Sabba come campo di sterminio, così i "titini" hanno "infoibato italiani" e quindi che i criminali stanno da tutte e due le parti.

Questo accostamento, che mette sullo stesso piano vittime ed aggressori, non considera, infatti, tutta una serie di fatti: innanzitutto che i nazisti avevano programmato lo sterminio dei popoli da loro considerati "inferiori" (Ebrei e Slavi innanzitutto, ma anche gli Zingari), così come l'eliminazione degli handicappati, degli omosessuali, dei vecchi invalidi; e pure l'eliminazione fisica degli oppositori politici e la lotta contro i partigiani condotta anche mediante eccidi di massa, stragi, rappresaglie contro ostaggi innocenti.

Nessun paragone può essere fatto con il comportamento delle forze armate partigiane (jugoslave ed italiane) che non avevano tra le loro finalità né la pulizia etnica, né la purezza della razza, né era loro proprio il concetto della rappresaglia terroristica.

Tra gli arresti e le esecuzioni del dopoguerra non vi furono massacri indiscriminati: della maggior parte degli arrestati si sa che erano militari o comunque collaboratori del nazifascismo che si erano macchiati di crimini efferati.Se vi furono delle vendette personali, di questo non si può rendere responsabile un intero movimento di liberazione, né creare un caso politico che dura da più di cinquant'anni, soprattutto alla luce del fatto che di processi contro gli "infoibatori" se ne sono svolti un'ottantina e non si possono processare nuovamente le persone per gli stessi reati, né processare altri per reati dei quali si sono già condannati i colpevoli.

In quanto alle onoranze richieste per i "caduti delle foibe" (commemorazioni, erezioni di monumenti e lapidi, intitolazione di vie), visti i ruoli impersonati dalla maggior parte degli "infoibati", personalmente ci rifiutiamo di onorarli. Si può provare umana pietà nei confronti dei morti, ma da qui ad onorare chi tradiva, spiava, torturava, uccideva ce ne corre.

Il nostro timore è che se non correggiamo subito la rotta, niente e nessuno potrà più arrestare questo minuetto di menzogne, questo prodotto incrociato di falsità e di revisionismo, di parzialità elevata a valore assoluto.

Alla luce di quanto esposto chiediamo dunque che il nostro partito si astenga dall'appoggiare manovre di strumentale revisionismo storico, che ci derubano della nostra storia e della nostra memoria.

Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista - collettivo di Cesena-Forlì

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