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(26 Febbraio 2005)
Ad un anno e mezzo circa dall’inizio dei “lavori”, dopo numerose udienze che hanno visto impegnata una folta schiera di funzionari, impiegati, giudici e personale di polizia, si conclude con la condanna di 4 compagni a 7 mesi e il pagamento di 400€ ciascuno, il processo a Stella Rossa.
Non ci interessa commentare la sentenza e le sue motivazioni che, comunque siano, consideriamo del tutto secondarie.
Ci interessa invece parlare del senso di questo lungo processo. Una montatura giudiziaria, basata su “capi d’accusa” pretestuosi e ridicoli, che è stata costruita per dare un messaggio chiaro di criminalizzazione della lotta politica ma anche più in generale di ogni forma di dissenso in questa città. Un messaggio per future esperienze, dunque.
Diceva Marx che un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche e un criminale crimini. E considerava del tutto legittimo l’accostamento dell’ultimo con i primi tre, visto che il criminale “produce” il diritto penale, tutta la polizia, la giustizia criminale, i giurati, il sistema penale, i secondini, i rieducatori.
A partire dal crimine commesso (l’occupazione del CSO) è stato avviato un enorme lavoro di funzionari di polizia, del comune, della giustizia allo scopo di svuotare di senso e quindi negare la motivazione che ha portato al “crimine” dell’occupazione ( e cioè la cronica mancanza di spazi sociali per i giovani proletari).
Hanno poi detto che l’ex macello sarebbe stato restituito alla legalità e alla cittadinanza. Quanto questo sia vero lo testimoniano le attuali condizioni dello stabile e la sua ventilata vendita sul mercato privato. E intanto la cittadinanza ha pagato milioni di euro tutta questa operazione costruita per processarci.
Per dieci anni, quanto più o meno è durata l’occupazione e la gestione del centro sociale, ci siamo trovati di fronte ad amministrazioni politiche sorde ad ogni nostra sollecitazione.
La condizione di “illegalità” del centro è stata il comodo pretesto per ignorarne sistematicamente ogni attività, ogni proposta. Per ogni circostanza si delegavano le forze di polizia, guidate dal super sceriffo De Agostini, la cui esperienza bassanese alla guida del commissariato è stata caratterizzata da un vero accanimento contro lo Stella Rossa.
Si trattava di” ripulire” la città, che appartiene alla casta dei commercianti, degli imprenditori, dei ricchi professionisti.
Nel decennio trascorso, quello della nostra occupazione, abbiamo subìto a lungo i nefasti effetti dell’ubriacatura da miracolo economico. Ora rimangono gli effetti del dopo sbronza: chiusure e licenziamenti in un panorama desolante per lavoratori e classi subalterne, sullo sfondo di una guerra che ci hanno imposto in nome della “democrazia occidentale”.
Stella Rossa è stata, a suo modo, un’esperienza di resistenza, un bastone tra gli oliati ingranaggi del potere borghese.
Di fronte alla apoliticità dilagante, questa esperienza sembrerà ai più sorpassata. Ma è forse superato il bisogno di organizzarsi, senza delegare nessuno, per difendere i propri diritti, per affermare una prospettiva di vita diversa?
A ben vedere le contraddizioni contro le quali Stella Rossa puntava il dito sono ancora attuali, di un’attualità drammatica: il bisogno di dare spazio alle forme di cultura e aggregazione giovanile, le guerre imperialiste, l’immigrazione senza diritti, il bisogno di avere una casa a prezzi equi, la disoccupazione, lo sfruttamento selvaggio del territorio, il monopolio dell’informazione…qualcosa è forse cambiato?
Per questo ci auguriamo che l’esperienza del CSO sia comunque servita ad indicare la possibilità e la necessità di dare segnali di resistenza e rivendichiamo i dieci anni e più trascorsi nel tentativo di dare voce ad istanze che tuttora non hanno ricevuto risposta.
La nostra è stata ed è una scommessa di continuità ed impegno politico per ognuno di noi.
Bassano del Grappa, 25 febbraio 2005
Compagni del CSO Stella Rossa
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