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(15 Giugno 2011) Enzo Apicella

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    OPPOSIZIONE E PARTITO UNICO

    (26 Giugno 2014)

    L’incontro avvenuto ieri 25 Giugno alla Camera dei Deputati tra una delegazione del PD, presente il Segretario e Presidente del Consiglio Matteo Renzi e del M5S (assente il “leader naturale” Beppe Grillo) ha sancito, di fatto, un mutamento rilevante del quadro politico e portato un “mattoncino” (piccolo ma già significativo) alla costruzione di quel “Partito Unico della Nazione” tanto agognato dallo stesso Renzi. Un “Partito Unico della Nazione” inteso come “partito di cartello” che, al di là di un pluralismo di facciata, sostenga la svolta autoritaria in atto, da concretizzarsi attraverso le riforme costituzionali e la legge elettorale.
    Appare sicuramente significativo, sotto quest’aspetto, il baratto praticamente accettato dagli esponenti del M5S (tutti parlamentari, in un soggetto che fino ad adesso era diretto extraparlamentarmente dal duo Grillo – Casaleggio) tra il voto di preferenza, da esprimersi anche “alla sovietica” attraverso le cancellature, e il ballottaggio per l’assegnazione del premio di maggioranza.
    Su questo punto, infatti, va svolta un’opportuna precisazione: non scambiamo il meccanismo previsto dall’Italikum Renzi/Berlusconi con un secondo turno, si tratta, infatti, di un ballottaggio come quello previsto per l’elezione diretta dei Sindaci che assegna un premio di maggioranza abnorme. Un elemento questo che dovrebbe, di nuovo, interessare la Corte Costituzionale.
    Premio di maggioranza e abolizione dell’elettività del Senato rappresentano, inoltre, il combinato disposto che apre la strada all’elezione diretta del Presidente della Repubblica: salto di qualità rispetto al presidenzialismo “de facto” oggi in vigore nel superamento surrettizio della Costituzione repubblicana.
    Su questo punto i rappresentanti del M5S non hanno portato alcuna obiezione di fatto, come invece avrebbe dovuto essere analizzando l’insieme delle questioni in ballo.
    Si tratta, dal punto di vista di quel Movimento di un vero e proprio “mutamento di campo” (più importante dell’alleanza con Farage al Parlamento Europeo) perché segna l’avvento di una nuova generazione di “professionisti della politica” che puntano, prima di tutto, a preservare il loro ruolo coincidendo in questo intento con i “rottamatori” arrivati al potere nel PD (attorno a questi si collocano un gran numero di corifei, ma questa è la caratteristica di tutti i regimi.)
    Di fronte al peso dell’inasprimento delle grandi contraddizioni sociali che gravano sulla quotidianità di milioni e milioni di cittadine e di cittadini alle prese con la disoccupazione, la precarietà, l’assenza di tutele sociali, l’allargarsi a macchia d’olio della povertà, la manovra vista in atto alla Camera dei Deputati ha assunto proprio il sapore dell’esasperazione di una “autonomia del politico” mirata non soltanto a negare la realtà delle condizioni di vita, il disastro dell’assetto territoriale, la corruzione dilagante che rappresentano la realtà più evidente del nostro Paese ma – soprattutto – ad allargare “la frattura” che separa la cittadella politica dal “resto del mondo” negando ormai la dialettica e la rappresentanza.
    E’ per questo motivo che a sinistra non esiste altra strada che l’opposizione insieme sociale e politica, un’opposizione che sia alternativa sia sul terreno delle scelte economico – sociali (al riguardo dell’Europa e sul piano più direttamente interno) sia su quello della complessa realtà politico – istituzionale (non ho affrontato qui il tema delle autonomie locali per ragioni di economia del discorso, ma varrebbe la pena di approfondire), un’opposizione non ambigua, non rivolta al passato, alla ricerca della ricostruzione di un centrosinistra che non c’è mai stato, ma che comunque non ci sarà più.
    La linea del “Partito Unico della Nazione” forma di cartello che nega a chiunque non ne faccia parte legittimità di parola e di presenza politica (avremo una verifica sui comportamenti repressivi che certamente si eserciteranno al riguardo della manifestazione di sabato prossimo 28 Ottobre: data fatidica, tra l’altro) è stato ormai introiettata a tal punto che compaiono fenomeni dilaganti di trasformismo, non soltanto a livello parlamentare ma a dimensione di apparati, nel campo dell’informazione, della pubblica amministrazione, dell’intero sottogoverno anche a livello locale.
    L’opposizione, però, appare sul piano della strutturazione politica ancora tutta da organizzare: bisogna fare in fretta individuando i giusti passaggi in questa direzione, collegando insorgenze sociali e riflessione politica e costruendo anche nuove, adeguate, forme di rappresentanza.
    Certo l’impegno sarà molto difficile da portare avanti, ma si tratta anche della sola cosa che possiamo fare, in nome delle ragioni delle classi subalterne e della democrazia.

    Franco Astengo

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