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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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LIVORNO: SANITÀ

DOCUMENTO DI SINISTRA ANTICAPITALISTA SULLA SANITA LIVORNESE

(1 Luglio 2014)

luigimarroni

Luigi Marroni

In questi giorni è iniziata la prevedibile campagna di assedio e di pressione delle lobby sanitare e speculative toscane legate al blocco di potere PD contro il nuovo Sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, rispetto alla posizione di rifiuto del Nuovo Ospedale da parte dell’Amministrazione M5S.

Prima ci si è inventati la questione delle penali, poi il sindaco PD di Collesalvetti s’è dichiarato disponibile ad ospitare il Nuovo Ospedale sul proprio territorio (come se così non esistesse ugualmente un problema di natura ambientale e nascondendo le vere negatività di questo progetto che consistono nella penetrazione di interessi privati nella sanità con il “project financing” e il concetto disfunzionale di una sanità basata sull’ “intensità di cura) e per ultimo abbiamo avuto le arroganti e provocatorie esternazioni dell’Assessore alla salute della Regione Toscana, Luigi Marroni.

La Regione Toscana, come riportato da un articolo del Corriere fiorentino, si è sentita immediatamente in dovere di precisare che i 250 milioni previsti per finanziare il Nuovo Ospedale non potranno essere utilizzati per altri progetti sanitari: perché non si potranno vendere (privatizzandoli) gli edifici esistenti della vecchia struttura per 120 milioni, perché 80 milioni dovevano essere coperti dagli costruttori in cambio di una gestione decennale dei servizi, e per ultimo perché i 50 milioni restanti dovevano essere usati per comprare nuove attrezzature sanitarie.

In pratica la Regione Toscana ci ha fatto capire che nulla di questi fondi potrà essere destinato ad un miglioramento della sanità livornese.

Lo stesso Enrico Rossi in questi giorni ha minacciato che la regione Toscana rivorrà indietro i finanziamenti già stanziati per il miglioramento della viabilità legata al nuovo intervento.

Ma non basta: l’ipocrita Presidente della Regione Toscana si è sentito in questi giorni in dovere di pontificare sull’efficienza del Pronto Soccorso di Livorno dimenticandosi che lui stesso è i uno dei principali responsabile della situazione del P.S. Una struttura in difficoltà non tanto, o meglio, non solo a causa della sua organizzazione, ma da quello che ci sta a valle, mancanza di posti letto che le politiche della Regione continuano a tagliare (come previsto anche con il nuovo ospedale), e da quello che sta a monte, come la mancanza di una organizzazione adeguata della medicina del territorio.

Ma il Sig. Rossi dov’è stato fino ad oggi?

Siamo quindi di fronte ad una vera e propria dichiarazione di guerra contro la cittadinanza livornese che, nella logica dei burocrati PD della Regione, si è arrogata il diritto di pretendere una diversa politica, tesa a penalizzare gli speculatori e difendere il patrimonio pubblico e l’ambiente, e auspicare un modello sanitario alternativo rispetto quello predefinito dal Sig. Rossi e dai suoi amici.

Rossi e Marroni continuano a sostenere che un ospedale efficiente può essere solo un ospedale compatto.

E’ vero esattamente il contrario:

- - un ospedale compatto di nuova costruzione è solamente funzionale ad una “sanità ad intensità di cura” (un modello anglosassone che è già stato abbandonato là dove è stato applicato) che taglia posti letto, cancella reparti, dequalifica il lavoro di medici ed infermieri, riducendo notevolmente la qualità delle prestazioni.

- - un ospedale compatto permette operazioni speculative da parte delle solite grandi Imprese edili che con le grandi opere (e la corruzione che comportano) si garantiscono sovrapprofitti e privilegi a scapito delle piccole e medie imprese edili.

- - un ospedale compatto finanziato con il sistema del “project financing” di fatto privatizza un settore importante delle prestazioni ospedaliere e sanitaria, togliendo dalle mani del pubblico e dei cittadini qualsiasi possibilità di controllo.

E’ utile inoltre ricordare che l’Ospedale Le Scotte di Siena, uno dei più funzionali della Toscana, il cui ultimo lotto è ancora in costruzione, non è un ospedale monoblocco (come Cisanello a Pisa), mentre quello monoblocco di Grossetto si pensa di ampliarlo … con un nuovo blocco.

Certo, un ospedale monoblocco può essere economico dal punto di vista dei costi di produzione e di occupazione dell’area, ma solo per dimensioni inferiori ai 400-500 posti, dimensione inaccettabile per un territorio come quello livornese.

Ha dunque ragione il Sindaco di Livorno a sostenere che almeno i 50 milioni di euro provenienti dalle casse della Regione Toscana debbano essere immediatamente utilizzati per avviare la ristrutturazione e la messa in sicurezza di alcuni padiglioni del vecchio ospedale.

Magari anche scegliendo nuove attrezzature sanitarie, meno sofisticate, ma ugualmente efficaci per un tipo di ospedale come quello livornese che si trova nelle vicinanze della struttura universitaria di Pisa, con cui è inutile fare concorrenza ma con cui si devono trovare, al contrario, relazioni più strette.

E’ bene ricordare, inoltre, che un buon modello sanitario non dipende solo dalle nuove tecnologie ospedaliere, ma soprattutto dall’attenzione che viene data alla prevenzione e all’eliminazione delle cause materiali e sociali delle malattie, nei luoghi di lavoro e di studio, nei nostri territori così spesso devastati dall’inquinamento industriale e non solo.

Il miglioramento del sistema sanitario non può che passare quindi da un aumento delle risorse finalizzate alla gestione quotidiana e alla formazione, non dalle strutture o da macchinari fantascientifici, che spesso vengono sottoutilizzati: da una valorizzazione dei lavoratori (infermieri e medici in primo luogo), dal mantenimento dei piccoli ospedali e dei posti letto, da una diversa organizzazione negli ospedali, da una sanità territoriale diffusa e articolata.

Un tipo di sanità questa che però male si accorda con la delibera 1235/2012 della Regione Toscana che invece prevede in pratica una riduzione dei posti letto per abitante, una riduzione nel numero e nella durata dei ricoveri, le prestazioni chirurgiche radunate nelle tre aziende ospedaliere universitarie.

Gli altri ospedali, dunque anche quello di Livorno, al di la di quello che afferma Rossi, dovranno fare solo attività ambulatoriale e qualche ricovero di medicina, la sera non ci saranno più i medici di guardia, dovranno fare tutto i medici del pronto soccorso, il day hospital sarà sostituito dal day surgery con la differenza che con il day hospital non si dorme nell’ospedale ma vengono fatte tutte le prestazioni come se si fossi ricoverati, cioè senza pagare il ticket, con il day surgery si faranno le stesse prestazioni ma con pagamento del ticket per ciascuna di esse.

La tanto decantata Sanità toscana quindi prevede immediatamente un taglio e una dequalificazione professionale dei lavoratori della sanità, favorisce la privatizzazione anche attraverso il cosiddetto “privato sociale”, impone ticket, depotenzia il 118 mentre ipotizza per un ipotetico futuro progetti utopistici e irrealizzabili come le “Case della salute” e la “Sanità d’iniziativa”.

Tutto questo in nome dell’austerità e della fredda logica dei bilanci.

Per concludere, molti pensano, soprattutto in ambito sindacale, che la rinuncia al nuovo ospedale comporti un pregiudizio all’occupazione in un settore in crisi come quello edilizio. Questo atteggiamento nasconde non solo una disarmante arretratezza culturale, dove ancora si subordina le sensibilità ambientali a quelle occupazionali anche se dagli effetti risibili, ma ancora una volta non coglie la realtà: le ristrutturazioni e riqualificazioni del patrimonio esistente distribuiscono lavoro sul territorio in modo più ampio e diffuso rispetto ad una grande opera gestita da una unica grande azienda, che al massimo potrà garantire alle imprese locali qualche subappalto alle condizioni da lei definite.

Quello che bisogna ricercare nelle riqualificazioni dei patrimonio esistente è una qualità di progetto e un controllo sulla realizzazione e nella direzione dei lavori.

Fermare le privatizzazione e la svendita delle strutture pubbliche, affidarle ad una gestione democratica e dal basso, a partire dall’edificio dell’ASL di via Ernesto Rossi, difendere ambiente e territorio da un insensato consumo e cementificazione, garantire una sanità diffusa, territoriale, basata più sulla prevenzione, combattendo in primo luogo l’inquinamento della nostra città estirpandone le cause (traffico, fumi delle navi, inceneritori e centrali di produzione di energia ecc.): questi devono essere gli obiettivi dei prossimi anni per garantire benessere e salute ai cittadini e ai lavoratori livornesi.

SINISTRA ANTICAPITALISTA LIVORNO

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