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Fermiamo la militarizzazione del porto di Gioia Tauro

(1 Luglio 2014)

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Il 2 Luglio approderà al porto di Gioia Tauro quella che è stata ribattezzata la nave dei veleni, nome che al plurale è già noto alle cronache calabresi per via di affondamenti anomali di bastimenti zeppi di rifiuti tossici provenienti da mezza Europa, questa operazione non è stata concertata ma imposta dalla NATO allo Stato italiano, sia nei modi che nei luoghi.
La nave in questione trasporta un carico di sostanze che costituiscono le componenti per gli armamenti chimici che il governo siriano si è impegnato a dismettere.
A preoccupare non è il transito nel porto di tali materiali, in quanto di sostanze simili, ne sono transitate già diverse tonnellate in tempi non sospetti all’insaputa di tutti, analoghe operazioni si sono infatti svolte sia nel 2012 che nel 2013, lo scalo ha movimentato “in via ordinaria”, 3.048 container per un totale di 60.168 tonnellate di materiale classificato in maniera analoga a quello contenuto nei 60 container provenienti dalla Siria. “Materiale tossico”,sempre categoria 6.1.
Ciò che desta preoccupazione sono due questioni, la prima è lo smaltimento di tali sostanze, che dopo un processo di idrolisi che avverrà in mare aperto (già di per sé non esente da rischi per l’ambiente), non si sa che fine faranno, la seconda questione è la possibilità che si riconosca la “vera vocazione” del porto di Gioia Tauro come approdo logistico militare.
Qui entriamo nel campo delle ipotesi, ma sempre restando coi piedi per terra, e possiamo azzardare alcuni ragionamenti, tra i quali spunta la specificità geografica di Gioia Tauro, la quale si colloca a metà strada tra le basi di Gaeta e Sigonella, aggiungiamo che questo can can mediatico non farà altro che confermare la validità dell’approdo calabrese per successive operazioni di pace e si può trarre la conclusione che lo scalo potrebbe essere uno dei siti di interesse per una futura base navale.
Usciamo dal campo delle ipotesi e valutiamo i dati concreti, sono almeno sei anni che i porti italiani vengono monitorati da apparati militari USA, come il NCIS che ha una sua postazione operativa per operazioni “congiunte” contro il narcotraffico, sono anni che Gioia Tauro viene utilizzato saltuariamente per operazioni logistiche militari, va da sé che se lo zio Sam si trova tanto bene potrebbe anche decidere di piantare le tende.
Questo dato spiegherebbe come mai per il transito di 3.048 container non s’è mosso nessuno e per 60 si sta scatenando la corsa dei reporter alla notizia più fresca, con emittenti internazionali come BBC, CNN e Al Jazeera che da settimane hanno mandato i loro cronisti a “piantonare” il porto, forse che i riflettori puntati a seguire le operazioni di carico e scarico minuto per minuto siano le migliori garanzie per evidenziare l’assoluta sicurezza del porto nostrano.
Di fronte a questa ennesima imposizione, che vede nei territori del sud, non solo una riserva di caccia per ricche speculazioni, ma un una pattumiera globale, ci sentiamo in obbligo di denunciare
l’inconsistenza del controllo territoriale da parte degli enti pubblici, quindi da parte degli organi dello Stato,
E’ necessario non rimanere silenti davanti alla massiccia operazione di militarizzazione che il Mediterraneo sta subendo.

Terre di Calabria, 01 luglio 2014

Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” – Rete per la difesa del Territorio “Franco Nisticò” – Comitato No Discarica Pianopoli – Collettivo Autonomo Altralamezia – Comitato per le bonifiche dei terreni, fiumi e mari della Calabria – Movimento ambientale del Tirreno – Comitato Ambientale Presilano – Movimento Terra, aria, acqua e libertà – Forum ambientalista – Casa della Legalità e della Cultura Lamezia Terme – Comitato No alla Centrale a Biomasse di Sorbo San Basile – Collettivo Totem Catanzaro – Docenti contro la legge Aprea – Fucina Anarchica Cosenza

Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri”

Fonte

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