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Lo sfruttamento politico di Auschwitz e il mito della società aperta

(7 Marzo 2005)

L'autore di questo articolo, Gilad Atzmon, è nato in Israele ed ha effettuato il servizio militare nell'esercito israeliano. E' l'autore di un recente romanzo 'A Guide to the Perplexed'. Atzmon è anche uno dei migliori sassofonisti europei. Il suo ultimo CD 'Exile' (Esilio) è stato dichiarato il migliore CD Jazz dell'anno da parte della BBC. Vive a Londr in esilio volontario per il rifiuto del sionismo.

Sessanta anni dopo la liberazione, Auschwitz è diventato un evento politico internazionale. Non è una coincidenza e credo che dovremmo fermarci un momento e chiederci: Perchè ora? Perchè Auschwitz?

Noi che viviamo in un'epoca tecnologica, troviamo naturale che la maggior parte dei commentatori giudichino qualsiasi avvenimento analizzandone gli aspetti positivi, cioè la storia che essi contengono, i fatti su cui concentrare l'attenzione, il messaggio che se ne trae. Quando si parla di Auschwitz, si sottolineano solo il numero terrificante delle vittime, Mengele e i suoi esperimenti, la morte clinica di massa, le camere a gas, i treni, il famoso Arbeit Macht Frei sul cancello d'ingresso, la marcia della morte poco prima della liberazione, ecc. E tuttavia, io direi che è per lo meno altrettanto illuminante esporre ciò che il racconto di Auschwitz serve a nascondere. Ogni racconto storico può essere utilizzato come uno schermo fumogeno; e può diventare uno strumento molto efficace per far affermare la cecità collettiva. I racconti di Auschwitz e dell'Olocausto, in questo senso, non sono affatto diversi.

A quanto pare, pur senza impegnarci a rispondere alle molte domande che minano la validità della versione dell'Olocausto attualmente accettata dalla maggioranza della gente, noi possiamo senza pericolo chiederci a cosa serva oggi la versione ufficiale dell'Olocausto. Chi ne tragga beneficio. Abbiamo altresì il diritto di chiedere perchè la versione ufficiale dell'Olocausto viene oggi diffusa tanto ampiamente (1) da diverse e opposte istituzioni politiche. E' forse il risultato di una propaganda altamente sofisticata e orchestrata dagli ebrei? Non ne sono più tanto sicuro.

Di primo acchito, la risposta a queste domande è assai semplice, la devastante immagine di Auschwitz e il Giudeocidio Nazista sono argomenti autosufficienti per condannare il nazionalismo, il razzismo e il totalitarismo. All'interno dell'accettata versione ufficiale dell'Olocausto, ognuna di queste ideologie viene considerata un nemico dell'umanità. Ma poi, si deve ammettere che non è né il nazionalismo, né il razzismo, né il totalitarismo che uccisero tanti esseri umani innocenti. Le ideologie non uccidono, sono sempre gli uomini che uccidono, indipendentemente dalle ideologie.

Ma la versione ufficiale va un po' oltre, con l'immagine di Auschwitz nel fondo della nostra mente, i nostri pensatori e politici liberali dell'Occidente ci descrivono entusiasticamente una visione ingenua della nostra realtà sociale, presentandoci una semplicistica divisione binaria. Da una parte c'è la società aperta, dall'altra ci sono i suoi numerosi nemici. Secondo questa visione del mondo, c'è una sola società aperta, ma numerosi sono i suoi nemici; è importante sottolineare che il concetto di società aperta è un concetto vuoto, in pratica significa molto poco, per non dire nulla. A quel che sembra, per diventare membro dell'esclusivo club della società aperta, si deve semplicemente sostenere le guerre giuste. Il presidente Bush, un uomo che è ben lungi dal possedere grandi doti di eloquenza, è stato inaspettatamente preciso nel presentare proprio questo assioma post-Auschwitz occidentale: State con noi o contro di noi.

Stare con noi, cioè stare con la società aperta, vuol dire che credete che siamo stati noi a liberare l'Europa, che siamo stati noi a liberare Auschwitz, che siamo stati noi che abbiamo salvato gli ebrei, e che siamo sempre noi che portiamo la nozione di democrazia negli angoli più remoti di questo pianeta turbolento. Stare con noi significa che accettate il fatto che noi rappresentiamo la voce del mondo libero. Significa anche che voi sapete di essere liberi incondizionatamente. Si tratta fondamentalmente di una nuova forma di tautologia: siete liberi anche se non lo siete. Stare con noi vuol dire che credete che il mondo sta progredendo rapidamente verso una divisione ancora più grande, vale a dire uno scontro di civiltà, in cui voi rappresentate un essere umano illuminato, buono e innocente, appartenente alla civiltà Giudeo-Cristiana, e gli altri sono malvagi fondamentalisti delle tenebre o per lo meno potenziali malvagi. Stare con noi vuol dire che ci si aspetta da te che tu non faccia troppe domande riguardo alla nostra condotta immorale.

Per esempio, non devi chiedere perchè il Bombardiere Harris & Co (2) ha assassinato 850.000 civili tedeschi, bombardando le città tedesche invece dell'infrastruttura industriale nazista.

Essere un individuo libero in una società aperta significa che tu non devi mai azzardarti a fare domande riguardo Hiroshima. Nel caso tu sia abbastanza stupido da porre queste domande, faresti bene a farti subito furbo e accettare la verità ufficiale: Hiroshima era il modo migliore per porre un termine a quell'orribile guerra. Essendo un individuo libero quindi tu non farai domande riguardo alla moralità che si nasconde dietro l'uccisione di 2.000.000 di persone in Vietnam. Stando con noi non hai bisogno di porre tutte quelle stupide e noiose domande, perchè devi ricordare che Auschwitz è stato il male supremo. Auschwitz è stato il fondo della malvagità umana e non devi mai dimenticare che siamo stati noi a metterci fine.

Diciamo la verità: Auschwitz è stato senza dubbio un luogo orribile, ma sfortunatamente non è il male ultimo, perchè il male non ha nè limite nè scala. Poi, se si vuole essere storicamente precisi, dobbiamo dire che non è vero che siamo stati i liberatori di Auschwitz. A quanto pare, fu Stalin, l'altro male. Fu Stalin che diede a tanti ebrei, a tanti prigionieri di guerra, prigionieri politici, zingari e a tanti altri detenuti la possibilità di vedere la luce del sole. Ma ancora una volta, dal momento che siete esseri liberi appartenenti alla società aperta non avete veramente bisogno di fare attenzione a simili dettagli secondari della storia.

Sembrerebbe che Auschwitz sia un tassello essenziale della nostra auto-immagine di virtuosi occidentali. Quando serve il petrolio iracheno, il presidente americano non deve fare altro che paragonare Saddam a Hitler. Poi veniamo a sapere che il popolo iracheno deve essere liberato dal suo 'Auschwitz'. Già sappiamo quali sono state le conseguenze inevitabili.

Dal momento che Auschwitz è così importante per i dirigenti politici americani, non sorprende che non troppo lontano dalla residenza del presidente degli Stati Uniti ci sia un grande museo dell'Olocausto, dedicato alla memoria degli ebrei e dei loro eroici liberatori. Il museo non riguarda le persone e nemmeno i crimini contro l'umanità, riguarda invece la continuazione dell'illusione della società aperta. Riguarda il mantenimento di una interpretazione particolare della storia. Riguarda l'idea che noi abbiamo ragione e gli altri, chiunque siano, hanno categoricamente torto.

Questo museo non è veramente sulla sofferenza ebraica. Suppongo che esso non spiegherà ai suoi visitatori alcuni fatti storici fondamentali. Per esempio, non sarà spiegato alla folla che ci sfilerà dentro che il governo americano adottò una politica di immigrazione fortemente restrittiva, mai modificata nel periodo 1933-1944 (3), per bloccare l'immigrazione ebraica. Eviterà altresì di illustrare il fatto che il governo americano si rifiutò di intavolare o ostacolò profferte tedesche di trasferire ebrei da territori controllati dai nazisti. Più di ogni altra cosa il museo nasconderà il fatto accertato che l'aviazione americana non ricevette mai l'ordine di mandare in frantumi la fabbrica della morte nazista. Non furono mai bombardate le ferrovie che conducevano ad Auschwitz e ancor meno fu bombardato il campo di Auschwitz, né dalla RAF inglese, né dall'aviazione americana. Sembrerebbe che nei centri decisionali americani ci sia stata per tutta la guerra una vera e propria negligenza assassina su questo punto. Per esempio, il 20 agosto 1944, ben 127 fortezze volanti, scortate da 100 aerei da combattimento Mustang bombardarono con successo una fabbrica a meno di 5 miglia da Auschwitz. Nessun aereo fu dirottato per attaccare il campo della morte.

Questi fatti non verranno mai documentati nel museo americano dell'Olocausto. Essi non combaciano con l'auto-immagine di un'America eroica e giusta. La storia di Auschwitz è in realtà una storia di brutale negligenza anglo-americana. La versione accettabile di Auschwitz è fondamentalmente un mito che ha la funzione di sostenere la pratica espansionista degli Stati Uniti. Auschwitz è la colonna morale portante dell'ideologia americana.

Il museo dell'Olocausto è stato costruito per dire agli americani quello che può accadere quando tutto volge al peggio. Per quanto triste possa sembrare, nell'America contemporanea, tutto sta volgendo al peggio, malgrado il museo. La ragione è semplice, quando l'immagine del male si fa fermentare nella propria eredità culturale solo come attribuibile all'altro, allora si può diventare ciechi davanti al fatto che il male sei proprio tu. Come già i loro fratelli israeliani, gli americani hanno dimenticato come guardare a se stessi.

Nel caso dell'America, la versione ufficiale dell'Olocausto serve la filosofia espansionista della destra. Allo scopo di prevenire un'altra Auschwitz, gli americani manderanno i loro eserciti in Vietnam, in Corea, in Irak. Essi sono sempre i liberatori. Fino alla fine della guerra fredda, c'erano i comunisti da combattere, un male concreto e reale; ma ora il male sta diventando sempre più astratto. In realtà, l'unico modo per dare un volto concreto ad un nemico indefinito è di equipararlo a Hitler. Il caso dell'Europa è leggermente diverso. Per quanto possa sembrare strano, in Europa è la sinistra parlamentare che trae i benefici dallo sfuttamento di Auschwitz. Fintantoché Auschwitz resterà profondamente radicato nel discorso politico quotidiano, la destra non potrà mai alzare la testa (4). La sinistra dominante europea dipende oggi totalmente dalla versione ufficiale dell'Olocausto e di Auschwitz. A quanto pare, Auschwitz è l'ultima barricata della sinistra (parlamentare) contro la rinascita della destra. In Europa, qualsiasi sentimento di aspirazione nazionale, o solo una preoccupazione nazionale che può apparire xenofoba viene immediatamente contrastata come se fosse una rinascita del nazismo. All'interno di questa opprimente visione del mondo, alla gente non è più permesso di esprimere un qualche amore per il proprio paese. Inoltre, dal momento che essa è politicamente dipendente dall'immagine dell'ebreo come vittima innocente, la politica dominante della sinistra europea non potrà mai sostenere pienamente la causa palestinese.

A quanto pare, Auschwitz è diventato un simbolo del legame tra la sinistra parlamentare europea e la destra espansionista americana (5). Per entrambi Auschwitz è un'icona della minaccia contro l'immagine della società aperta; nella prospettiva di questo legame fatale, qualsiasi genuina politica di sinistra europea è destinata a essere spinta al margine. Qualsiasi forma di politica genuinamente di sinistra è destinata ad essere presentata come una politica sovversiva ed estremista. Nel marzo 1988, Robib Cook, allora ministro degli affari esteri inglese, fece una visita diplomatica in Israele. Mentre si trovava in quel paese, Cook giustamente rifiutò di visitare lo Yad Vashem, sostenendo che era preoccupato del futuro e non del passato. Non molto tempo dopo Cook perse il posto. Il rifiuto di inchinarsi davanti alla versione ufficiale di Auschwitz gli costò il ministero degli esteri. Non furono gli ebrei che lo cacciarono da quel ministero. Fu il partito laburista, un partito parlamentare della sinistra europea.

E così, Auschwitz è lì per protrarre il mito della società aperta, è lì per presentarci un'illusione di identità occidentale liberata. Finchè ci sarà Auschwitz nel cuore della nostra politica quotidiana, noi saremo tutto all'infuori che liberati. C'è vita dopo Auschwitz e questa vita ci appartiene. Faremmo meglio a farne qualcosa di utile. Se c'è qualcosa che non dovremmo mai fare, questo sarebbe di non uccidere nessuno nel nome di Auschwitz.

E' invece esattamente ciò che stiamo facendo.

NOTE

1) Al punto che qualcuno comincia a chiedersi se la commemorazione del 'Giorno della Memoria' con documentari, cerimonie ufficiali, messe e prediche religiose, film hollywoodiani, testimonianze, discorsi di politici di tutte le tendenze, presentazioni di libri, poesie, concorsi nelle scuole, con una lunga e insistente programmazione di tutte le reti televisive e radiofoniche, con articoli di prima pagina di tutti i quotidiani, manifesti, volantini, ecc non corra il rischio di diventare controproducente. La storica israeliana Idith Zerthal, consapevole di ciò, ha parlato di “pornografia della memoria”. Ma se si può consentire una frase del genere ad una storica israeliana, pur esercitando nei suoi confronti la congiura del silenzio, non si permette di citarla ad un comico franco-africano come Dieudonné M'Bala M'Bala, il quale non è un revisionista negazionista. Oltre alla frase (non sua) incriminata, Dieudonné ha sostenuto, assai coraggiosamente, che esiste, e tutti possono notarlo, una “ipertofia della comunicazione” sull'Olocausto ed un silenzio assordante sui 400 anni di schiavitù e tratta degli schiavi, sull'Olocausto degli amerindi, sui crimini dei vari colonialismi occidentali, ecc. Il comico ha poi osato affermare che il sionismo è “l'AIDS del Giudaismo” e che il Conseil Représentatif des Institutions Juives de France (Crif), un'organizzazione sionista che rappresenta meno della metà degli ebrei francesi, si comporta verso di lui come un vero e proprio “organo d'inquisizione” per la lunga persecuzione nei suoi confronti. Molto più in là della Zerthal ha comunque osato spingersi l'ebreo antisionista americano Norman Finkelstein, il quale ha analizzato a fondo l'uso strumentale dell'Olocausto da parte di Israele e dei sionisti americani nel suo libro-scandalo L'industria dell'Olocausto (ndt)

2) Arthur Harris (1892-1984) teorico e responsabile britannico dei bombardamenti sui civili tedeschi tra il '40 e il '45.

3) Nè naturalmente il museo spiegherà che questa politica di immigrazione restrittiva era appoggiata (sembra assurdo ma è vero!) dalla principale organizzazione sionista americana che per voce di un suo dirigente, Stephen Wise, con l'approvazione del presidente della Organizzazione sionista mondiale, Weizman, si oppose all'abolizione delle restrizioni sull'immigrazione ebraica in America nella speranza che questa immigrazione si dirigesse verso la Palestina al fine di costituirvi al più presto una maggioranza ebraica e uno stato ebraico sionista (vedi Lenni Brenner, 'Zionism in the Age of the Dictators' Cap. 13, edizione Online, dove tutta la vicenda è esposta con dovizia di particolari.) (ndt).

4) Questo potrebbe essere vero per la destra di tutti i paesi europei, come ad esempio la destra di Le Pen in Francia, il Vlamse Belang (ex Vlamse Blok) in Belgio o la destra austriaca di Haider, ma non per la destra trasformista di AN in Italia. Fini ha fatto dell'alleanza con Bush e Sharon e del mascheramento della precedente politica antisemita i cardini del rinnovamento del fascismo italiano. Fini ha capito che all'estrema destra oggi conviene adottare la stessa politica dell'Olocausto adottata dalla destra USA (ndt).

5) Blair e il partito laburista inglese ne sono gli esempi più eclatanti (ndt).

Gilad Atzmon
Counterpunch, 29/30 gennaio 2005

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