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DICOTOMIA E TERZO ESCLUSO

(19 Luglio 2014)

dicotomiaeterzo

(Maxim Zmeyev, Reuters/Contrasto)

Accantonando le inutili ricerche di responsabilità; le inutili accuse alle Compagnie titolari delle licenze di volo, in merito l’utilizzo di rotte e corridoi sconsigliati dai supervisori dei traffici aerei; le inutili analisi sociologiche sulla ingordigia capitalistica disposta a sacrificare vite umane pur di ridurre i costi di gestione delle proprie società, superando quanto di superfluo e deviante avvolge la vicenda dell’aereo Malese abbattuto sui cieli dell’Ucraina, indagando invece profondamente il motivo che ha permesso il verificarsi un simile evento, emerge un quadro che dipingerlo estremamente preoccupante equivale a sottovalutarne la pericolosità.
L’abbattimento dell’aereo non è solo un preoccupante campanello dall’allarme bensì una sirena che indica l’avvicinarsi concreta di una pericolosa tempesta. E’ un punto di svolta negativo nelle e delle relazioni internazionali.

La caduta dell’Unione Sovietica ha permesso al capitalismo di acquisire la padronanza della gestione politico economica delle quasi totalità delle risorse e delle zone strategiche del pianeta. I pochi governi, che pur su posizione estremamente contraddittorie, hanno tentato di ostacolare questo strategico disegno di supremazia, sono stati spazzati vie da coalizioni militari marcatamente imperialiste, al vertice delle quali si era posta la potenza capitalistica per eccellenza auto nominandosi “Gendarme del mondo” forte anche del sostegno e del consenso del nascente capitalismo sorto dalle ceneri del disfacimento dello Stato Sovietico.
Le faglie di frizione esistenti ai confini nelle zone minerologicamente o strategicamente appetibili presidiate da marginali potenze di settore, sommate alla bolla speculativa generata da una scriteriata politica monetaria hanno impedito il completamento di questo disegno di dominio facendo emergere, inoltre, quelle situazioni di contrapposti interessi esistenti all’interno dell’innaturale coalizione nata l’ultimo decennio del novecento. Nazioni di nuovo capitalismo, Russia e Cina, direttamente minacciati nei loro interessi strategici, con una serie di accordi commerciali sono riusciti a porre le basi per nascenti accordi politici e probabili futuri accordi militari, arginando e circoscrivendo l’imperialismo americano. l’Europa, invece, priva di visione globale, strettamente legata agli interessi atlantici ha scelto la strada dell’allineamento alle decisioni di Washington legando più che mai il proprio sviluppo, la propria sovranità ed il proprio futuro ai voleri e desideri del soggetto dominante.
Oggi il mondo si trova ad un bivio dove due sentieri paralleli e convergenti dirigono i loro interessi e le conseguenti strategie in direzione diametralmente opposta agli interessi e strategie del terzo escluso, il capitalismo più vecchio del pianeta, quello che nell’immediato, dispone della migliore e più efficace operatività militare, quantomeno convenzionale.
Oggi il pensiero analitico mondiale delinea perfettamente in Russia e Cina la dicotomia dominante a danno del terzo escluso l’America. Non a caso lo stesso Paolo Galimberti scriveva su “La Repubblica” all’indomani degli accordi di maggio -… Oggi Washington non conduce più le danze, ora i giochi si sono invertiti, chi conduce la danza non è Washington bensì Mosca-.
Lo stesso giro di visite condotte dal Presidente Putin nel Sud America, a cavallo della finale dei mondiali di calcio, non è il sintomo ma la concretezza di chi oggi è il vero padrone del vapore della storia.
Lo stravolgimento degli equilibri successivi alla caduta dello stato Sovietico su nuove e mai sperimentate posizioni strategiche, consolidatisi con i recenti accordi Russo-Cinesi, sostenuti inoltre da una politica di ammodernamento ed efficienza qualitativa delle armate cinese, ha già provocato i primi effetti sullo scacchiere geopolitico mondiale.
La destabilizzazione dell’Ucraina operata dall’Unione Europea a vantaggio degli Stati Uniti, il riassorbimento nell’orbita Russa di zone strategicamente rilevanti come la Crimea, il mantenimento di conflitti di settore come quello Israelo Palestinese o quello Siriano sono il crogiolo di operazioni militari che interessano aree altamente estese del continente Europeo e Medio Orientale.
In questo interno magmatico si muove di tutto e di più, in maniera disordinata ed in tutte le direzioni, andando dall’integralismo religioso al rinascente nazismo passando dal più becero nazionalismo e toccando profondità di inumanità per molti versi simili a quelle naziste, compreso anche il tentativo poco mascherato di sterminio di massa operato in Palestina.
Questo canale incandescente che taglia in due la vecchia Europa a partire dalle aree del Baltico per arrivare alle rive dell’oceano indiano attraversando tutto il Medio Oriente è una polveriera spaventosa.
Questi interessi di difficile componimento, tra i quali il controllo e la detenzione delle fonti energetiche nonché la capacita e facilità di trasporto e distribuzione delle risorse da esse generate prevedibilmente possano essere la miccia di innesco di conflitti settoriali estese su vaste aree continentali.
E’ proprio in quest’aria di chiaro scuri che il capitalismo americano, utilizzando nuove e vecchi sistemi di destabilizzazione e controllo sta cercando di creare quel cordone protettivo indispensabile alla sua sopravvivenza economica e politica minata dall’enorme debito pubblico accumulato dalla propria banca centrale e dalla perdita di leadership politica che negli anni successivi al crollo della sua antagonista aveva conquistato. Scaricando, inoltre, sulle spalle dei paesi satelliti, il proprio debito come già fece negli anni 70 nel corso ed in seguito alla guerra in Vietnam.
Passato il tempo delle desuete guerre nazionale, la possibilità di uno scontro settoriale di grosse proporzioni ed estremamente violento è nell’ordine delle cose e dei tempi ed il terreno sul quale potrebbe essere sperimentata simile strategia è proprio la vecchia Europa, ventre molle del capitalismo internazionale, soluzione questa che eviterebbe il coinvolgimento diretto del subcontinente nord americano salvaguardando nello stesso tempo la parte più importante del territorio russo e tutto il territorio cinese.
In questo quadro le tensioni tra le nazione scandinave e la Russia generate dal scontro per il controllo delle risorse minerarie delle zone marine di confine, la destabilizzazione di paesi come l’Ucraina ai cui vertici governativi sono stati inseriti personaggi filo nazisti nonché il silenzioso sostegno al neo fascista governo ungherese sono il sintomo che le tensioni tra le tre superpotenze capitalistiche sono state spostate volutamente nel cuore dell’Europa passando dalla minacciosa dialettica politica all’uso della forza, calibrata in funzioni alle necessità emergenti, delegando al proprio braccio violento (nazi-fascista) la gestione della forza.
In questo quadro l’abbattimento dell’aereo malese è il sintomo del cambiamento di strategia, è il salto qualitativo dello scontro, che presuppone l’uso sempre più massiccio ed indiscriminato della violenza a prescindere da chi ha premuto il tasto che ha permesso il decollo del missile.
E su questi temi che occorre una profonda riflessione politica e l’elaborazione di proposte capaci di scuotere le coscienze per impedire la caduta in baratri di novecentesca memoria.

18/07/2014

Vincenzo Facciolo

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