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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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OLTRE L’ASSOCIAZIONE :“ UN MOVIMENTO PER ROSS@ SOGGETTO POLITICO”

Una proposta di Ross@ Savona con di seguito il testo di 6 tesi da discutere rivolte alla sinistra comunista, anticapitalista, d’opposizione e di alternativa

(28 Luglio 2014)

oltreassociaz

La compiutezza e l’autonomia d’analisi, la conseguente proposta e l'attuazione di una strutturazione politica coerente stanno sempre alla base di ogni proposta politica che abbia la pretesa di raggiungere un qualche risultato tangibile.
E’ questo il caso di Ross@ ?
È necessario porsi questa domanda la cui risposta oggi appare con maggiore chiarezza e che è contenuta nel suo originario spirito associativo: non a caso i componenti stipulanti il patto originario appartengono a settori diversi che si sono incontrati al di fuori da qualsiasi idea di messa in connessione sul piano organizzativo che non fosse, appunto, quella di una aggregazione su alcuni terreni fortemente riconoscibili e su temi che facessero da “minimo comune denominatore” con l’intento di influire sul piano del dibattito senza per questo avventurarsi in un’ipotesi di riflessione attorno al nodo dell’identità politica.
Ma non va dimenticato che il percorso comune - avviato al maggio del 2013 - all'interno del quale ci siamo incontrati come appartenenti a Ross@ è andato di pari passo con uno stravolgimento letterale del contesto sociale, politico ed istituzionale nel nostro Paese.
Siamo di fronte ad una riduzione progressiva degli spazi democratici e dell'agibilità dei corpi intermedi (quando non coerenti col progetto governativo). L'andamento assolutamente autoritario (fummo noi, anzi Astengo a scrivere di “uomo solo al comando” ben prima che commentatori dei media tanto autorevoli quanto organici al “sistema” lo utilizzarono -per altro santificandolo) incarnato da Renzi, preannuncia una fase molto buia dove le uniche certezze appaiono quelle dell'aumento della disoccupazione e del contestuale abbassamento vertiginoso delle condizioni minime di vita di milioni di persone.
Questo scenario artatamente rinfocolato in termini massmediatici, sorretto e guidato inopinatamente e spudoratamente dal Capo dello Stato rischia di consegnarci mani e piedi verso un sistema di riforme istituzionali e costituzionali corrispondenti ad un vero e proprio regime, nonostante alcuni lai cerchiobottisti e spesso utili solo a lavarsi la coscienza.
In questo contesto, qui sommariamente ricordato, si è evidenziato un filone in una qualche misura aggiuntivo ed inaspettato all’interno del percorso associativo di Ross@: si sono imposte esigenze di risposte compiute nate da esperienze specifiche derivanti dall’impegno militante operativo in molti territori e da strutture storicamente impegnate. Queste esigenze hanno evidenziato una gravissima assenza: la mancanza di una espressione di soggettività politica della sinistra d’opposizione, d’alternativa, anticapitalista e strutturata.
Soggettività che non esiste in Italia laddove le forze di quella che fu l’antica sinistra radicale (riassumibile nella forma dell’Arcobaleno sino alla lista italiana di Tsipras) non riescono a muoversi in autonomia e reale opposizione rispetto al complesso del quadro politico e alla fine, nello specifico in particolare sul piano locale, non riescono a oltrepassare la soglia della ricerca di una messa in connessione con l’area “larga” del PD e la sua vocazione governativista.
Forze verso le quali risulta evidente l'impegno di Ross@ ad agire forme di influenzamento (si pensi alla assemblea per il Controsemestre), derivanti proprio dalla sua forma associativa che - per suo imprinting e per evidente vocazione – si colloca su di un versante (come ben esplicitano le parole di Giorgio Cremaschi) dove “saranno i processi reali a cui partecipiamo e che organizziamo a definire la nostra forma definitiva. Nulla oggi impedisce iniziativa e iniziative politiche a tutti i livelli. Quindi conviene discutere sulle tante cose di fondo da impostare e fare, piuttosto che sulla forma politico statutaria che dobbiamo avere. Questo ci dà forza e credibilità rispetto ad una crisi di forza e credibilità dei partiti della sinistra radicale che non si é certo conclusa”.
Se questa è la vocazione è bene che l'associazione Ross@ non sia distolta da questo compito primitivo e, con i componenti originali, persegua il suo obiettivo attraverso l'itinerario in qualche modo indicato in questi mesi: questo - oltre a non rompere equilibri interni - avrebbe l'indubbio vantaggio di non misurarsi col limite (molto prossimo) del minoritarismo culturale e politico.
Ma è anche vero che quelle esigenze richiedenti una struttura politica organizzata, alternativa e autonoma, sganciata da esperienze politiche risultate perlomeno inefficaci, sono ormai presenti e necessitano di una realizzazione che Ross@, in qualità di mera associazione o aggregato rispondente al gruppo originale, non può svolgere.
La presenza alle commissioni che non saranno chiamate a elaborare proposte utili ad una natura costituente, come era stato indicato all'unanimità nell'OdG del 29 giugno di quest'anno (richiamiamo ancora il report molto chiaro di Cremaschi e il suo successivo aggiornamento a seguito dell'assemblea della lista italiana di Tsipras) risulterà così del tutto utile solo al progetto del gruppo originario di Ross@.
Ecco allora che come compagni e compagne aderenti all'associazione Ross@ saremo a Bologna il 5 Ottobre, e in precedenza alla riunione del 6 Settembre del coordinamento nazionale, per evidenziare le ragioni della nostra analisi e per disegnare una proposta compiuta rivolta alle compagne e ai compagni che condividono la nostra stessa visione: avviarsi verso la strada ardua e difficile della costituzione di un “Movimento per Rossa soggetto politico”.
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La nostra sarà la strada dell’autonomia, insieme organizzativa e politica, in piena rispondenza con le esigenze di costruzione di soggettività strutturata così come emersa, analiticamente e materialmente, dalla presenza nei territori e dalle riflessioni e importanti contributi di alcuni dei soggetti promotori.
Chiediamo così a tutte le compagne e ai compagni che hanno fin qui condiviso con noi questa importante battaglia politica di riflettere su questo percorso.

6 TESI DA DISCUTERE PER LA SINISTRA COMUNISTA, ANTICAPITALISTA, D’ALTERNATIVA E D’OPPOSIZIONE
Premessa:
Un testo per contribuire alla declinazione al presente dei tre principi fondativi dell’internazionalismo, della lotta di classe, della democrazia
La situazione internazionale
1) La situazione internazionale si sta modificando sensibilmente, nel corso degli ultimi mesi, nei suoi punti di riferimento fondamentali. La globalizzazione, così come l’avevamo conosciuta a partire dal G8 di Seattle in avanti appare essersi fermata e verifichiamo un ritorno della geo-politica. La determinazione dei processi in corso nelle relazioni internazionali appare segnata dal ritorno del bipolarismo tra le due superpotenze, USA e Russia con l’abbandono da parte degli americani del ruolo di solo “gendarme del mondo”. A questo modo riemergono pericoli di guerra, ed è questo il primo allarme da lanciare. E’ in atto anche una progressiva marginalizzazione dei BRICS con un loro ruolo, pur rilevante, di tipo regionale. Nella realtà odierna , nel modello bipolare, lo scontro è in atto tra opposti imperialismi che recuperano lo stesso concetto di “spazio vitale” come sta nel disegno di ricostituzione dei margini “imperiali” della Russia. Rispetto alla storia degli ultimi anni si presenta quindi uno scenario inedito, che va tenuto in conto per non replicare analisi che appaiono, almeno parzialmente, superate. Si tratta, a questo proposito. Di recuperare appieno proprio la nozione di internazionalismo;
La questione europea
2) La “questione europea” deve essere riconsiderata alla luce di ciò che sta accadendo sullo scacchiere planetario proprio rispetto alla riproposizione del confronto bipolare. L’Unione Europea, al di là delle schermaglie di facciata, si trova costretta al riallineamento rispetto agli USA in una rinnovata relazione di subalternità “atlantica”. Questo dato di fatto deve essere ben considerato alla luce del contrapporsi delle logiche imperiali e dei rischi di guerra che si evidenziano come ben diversi da quelli della fase della “esportazione della democrazia”. Nel contempo, mentre debbono essere rianalizzati a fondo gli elementi fondativi della strategia economico – finanziaria dell’Europa della tecnocrazia e dei banchieri rinnovando la parola d’ordine della “Rottura dell’Unione Europea”, deve essere tenuto in conto come si stia evidenziando, da parte dei vertici di Bruxelles e Francoforte una strategia di “esperimenti politici”. L’esito di questi esperimenti dovrebbe essere quello di una riduzione sostanziale della democrazia politica e economica, cui si attribuisce la responsabilità dell’eccesso di domanda sociale;
Il “caso italiano” come sperimentazione europea
3) Al centro di questi test si colloca un rinnovato “caso italiano” (gli altri due riguardano la Grecia e l’Ungheria). Un “caso italiano” rovesciato rispetto a ciò che intendevamo negli anni’60 – ’70, all’interno del quale si sta sviluppando una vera e propria stretta autoritaria. Un progetto che, esaurita la fase dei governi tecnocratici Monti e Letta, ha avuto una forte accelerazione con l’avvento del governo Renzi e della messa in discussione del progetto di riforma costituzionale (in particolare rispetto al ruolo del Senato) e della legge elettorale. Il punto d’arrivo di questo esperimento su vasta scala ( si ricorda, a questo proposito, l’esperimento iperliberista attuato da Chicago – Boys in Cile abbattendo Allende nel 1973 con un golpe fatto partire da agenti della CIA a Vina del Mar) dovrebbe essere quello di una strutturazione di un sistema politico raccolto attorno ad un “partito dominante” con la legittimazione istituzionale riservata soltanto a partiti satelliti di “non opposizione”. In questo modo si sta tentando di cancellare i residui del dibattito politico, già andato fortemente in crisi negli ultimi vent’anni perché sostituito dalla pratica della personalizzazione, delle primarie e del presidenzialismo a tutti i livelli (a partire dagli Enti Locali e dalle Regioni). Soprattutto si tratta di cancellare il concetto stesso di “rappresentatività politica”. La rappresentanza politica plurale è stata ritenuta la causa principale, se non esaustiva della crescita della domanda sociale che, invece, deve essere assolutamente soffocata in una logica che oltrepassa lo stesso dettato schimittiano – luhmanniano della riduzione della superficie di contatto tra società e politica. L’obiettivo è quello di favorire – appunto – una gestione autoritaria del potere. Tutto ciò sta avvenendo mentre crescono la povertà, la disoccupazione, la precarietà, l’emarginazione sociale, la devastazione ambientale, le diseguaglianze territoriali, il razzismo in una situazione di vera e propria emergenza. Un paese l’Italia privo di politica industriale, con le infrastrutture del tutto insufficienti e con una condizione di vero e proprio tracollo dello stato sociale;
Il regime
4) Il “caso italiano” appare contraddistinto nei suoi tratti più caratteristici di sperimentazione dell’annullamento della realtà democratica e di intensificazione dei termini complessivi dallo sfruttamento intensivo di ciò che rimane di “lavoro vivo”, dalla creazione di veri e propri punti di difficoltà nella convivenza civile e sociale (intere parti del Paese sono in mano alla criminalità organizzata, che ha ben infiltrato le sue attività di riciclaggio finanziario in altre parti), da una ormai insopportabile devastazione del territorio, che mette a rischio le stesse possibilità di vita in molte zone. Questa tragica condizione, del resto qui descritta in maniera del tutto oggettiva, reclama da subito, con grande forza, il pieno recupero del concetto di “lotta di classe”. Un concetto di “lotta di classe” da aggiornare pienamente utilizzandolo quale strumento teorico e politico della riaggregazione sociale puntando alla formazione di un vero e proprio “blocco storico” chiamato ad affrontare quell’insieme di elementi di attacco da parte dell’avversario cui ci si è già abbondantemente richiamati e che formano il complesso di una vera e propria gigantesca “rivoluzione passiva”. Una espressione attuale di “lotta di classe” nel cui sviluppo di iniziativa progettuale è necessario si intreccino sia gli elementi collocati sulla frattura derivante dall’antica “contraddizione principale” dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, sia di quelli collocati sulle fratture definite “post-materialiste”, in primis quella delle condizioni di disastro ambientale e delle prospettive che esso pone rispetto alla stessa vivibilità del pianeta. Un concetto di “lotta di classe” il cui esercizio non potrà che avere l’obiettivo di un “nuovo comunismo” come ha scritto Lucio Magri, raccogliendo in sintesi la realtà delle contraddizioni sociali in un progetto di sintesi superiore.
Un’opposizione “sistemica”
5) Lo stato di cose fin qui descritto reclama l’immediata messa in campo di una opposizione in grado di connettere sociale e politico in una visione “sistemica” del suo concreto modo d’essere. Una opposizione che, proprio per la sua natura sistemica, non consente defezioni da realizzarsi anche attraverso parziali concessioni magari poste sul terreno della rappresentanza istituzionale, a tutti i livelli, al centro come in periferia. Sarà soltanto a partire dall’affermata autonomia della pratica politica dell’opposizione che potrà essere possibile guardare al quadro politico verificandone le possibili contraddizioni interne. Altrimenti, com’è nel caso della Lista Tsipras e del tentativo di costruire a partire da essa la Syriza Italiana le contraddizioni derivanti dall’esercizio dell’autonomia del politico faranno cadere tutto l’impianto alternativo. Componente fondamentale del progetto politico di “opposizione sistemica” dovrà essere rappresentato anche dal processo di costruzione di un sindacato confederale di classe, la cui formazione non può più essere rimandata considerata l’acclarata perdita di ruolo della CGIL, all’interno della quale la FIOM agisce ormai come fattore di copertura in una quadro complessivo di esaltazione del sindacato dei servizi e di perdita di rappresentatività reale, ben oltre al fatto che anche la rappresentanza sindacale fa parte di quel progetto di cancellazione già descritto parlando della rappresentatività politica;
Un nuovo soggetto politico della sinistra comunista e la “via consiliare”
6) Al centro di questo progetto di “opposizione sistemica” deve collocarsi quello della costruzione di un soggetto politico anticapitalista, d’alternativa e di opposizione che oggi manca del tutto nell’arena politica italiana. Un soggetto che dobbiamo definire come rappresentativo della storia e del portato politico della sinistra comunista, sia al riguardo dei riferimenti sia italiani sia internazionali. Un soggetto politico compiuto, una forma – partito vera che si ponga l’obiettivo di superare i limiti di neocorporativismo e di movimentismo che si presentano ancora nella realtà di una sinistra italiana che ha subito fortemente i colpi di un vero e proprio assedio culturale condotto, fin dalla uscita del documento di “Rinascita Nazionale” della P2 di Licio Gelli nel 1975, sulla base dei concetti di “morte delle ideologie” e di “fine della storia”. Concetti attraverso cui si è introdotta una sorta di “sindrome della sconfitta” ormai mortalmente introiettata dai soggetti ancora esistenti. Tutti soggetti pervasi ormai da una sorta di “paura della politica”. La sinistra italiana ha adottato una logica di mimesi e di mistificazione nascondendosi dal confitto sociale e politico e limitandosi a perseguire scorciatoie per percorrere le vie di presenze istituzionali buone per distribuire “incentivi selettivi” al proprio ceto politico. Una realtà perdente del tutto inadeguata alla qualità dello scontro in atto. Deve essere proposto invece un soggetto politico rappresentativo dell’anticapitalismo antagonista in Italia che, però, non potrò formarsi e crescere se non innovando fortemente i suoi percorsi formativi. In questo senso vanno analizzati due possibili elementi sui quali far procedere questa vera e propria “innovazione di struttura politica”. Il primo è quello rappresentato dall’autoconvocazione, senza la quale sarà impossibile superare quella logica pervicacemente negativa di una formazione basata su anacronistici “intergruppi”. Il secondo rappresentato dalla “via consiliare”, intesa quale riferimento del tutto interno alla storia del movimento comunista e operaio, da Rosa Luxemburg ad Antonio Gramsci, considerata quale riferimento possibile per una effettiva democratizzazione del processo di interscambio politico sia a livello orizzontale, sia a livello verticale nella logica di recupero di un compito del partito come “intellettuale collettivo” promotore di una rivoluzione intellettuale e morale, fondata sull’integrità rivoluzionaria dei suoi militanti.
In chiusura una citazione di Marx dalle tesi su Feurbach: non basta interpretare il mondo, occorre cambiarlo.
Noi siamo ancora qui per questo e non certo per altro.

Coordinamento politico Ross@Savona

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