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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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(Licenziamenti politici)

PER IKEA I LAVORATORI NON HANNO DIRITTI.
MA L'EPOCA DELLA SCHIAVITU' E' FINITA.

SOSTENIAMO I FACCHINI DI PIACENZA IN LOTTA!
UNIAMOCI PER SCONFIGGERE IKEA!

(29 Luglio 2014)

Volantino distribuito all'Ikea di Padova nell'ambito della campagna nazionale di solidarietà alle lotte dei facchini

Al deposito centrale IKEA di Piacenza è in corso da mesi un duro attacco ai facchini degli appalti e al sindacato SI-Cobas che li rappresenta. La Cooperativa San Martino, che movimenta le merci nel deposito per conto dell'IKEA, ha prima sospeso 33 lavoratori, poi ne ha licenziati 24 per avere difeso un loro compagno di lavoro che era stato licenziato con un pretesto. Davanti alla forte protesta dei facchini, quasi tutti immigrati, l'IKEA ha risposto mobilitando la polizia, intervenuta più volte picchiando i manifestanti (sette di loro ricoverati in ospedale), con denunce alla magistratura, una serrata di due giorni e la minaccia di chiudere il magazzino spostandolo in Croazia...
Al di là del singolo episodio, il terribile "delitto" imputato ai lavoratori sotto attacco e al SI-Cobas è quello di rivendicare l'applicazione integrale del contratto collettivo nazionale dell'agosto 2013 in materia di salari, ferie, permessi, ex-festività, Tfr, 13^, 14^, con la totale copertura di malattia e infortunio "senza nessuna deroga". Per sbarazzarsi dei lavoratori più combattivi che hanno sostenuto queste rivendicazioni, la Coop. San Martino sostiene che le agitazioni sono opera di "una 'minoranza di facinorosi'". Ma è un falso clamoroso: a sostegno della piattaforma e dei lavoratori colpiti ha scioperato la maggioranza dei lavoratori.
In realtà, dietro e sopra la San Martino si scorge chiara la sagoma di IKEA che, fedele alla sua "filosofia" schiavistica, pretende di avere nei suoi depositi lavoratori senza diritti. Per questo, nonostante i picchetti, gli scioperi, le combattive manifestazioni che hanno fatto sentire la voce dei facchini nella città di Piacenza, IKEA ha deciso di drammatizzare lo scontro, e di farne un caso nazionale. Vuole dare una lezione a tutti i lavoratori della logistica, che da anni sono in agitazione in tante città del nord e ora anche del centro-sud, e lanciare un'intimidazione a tutti gli sfruttati. Sull'esempio di Marchionne, IKEA punta a radere al suolo nel deposito di Piacenza l'organizzazione sindacale dei lavoratori per ridurli al silenzio e all'obbedienza passiva. E per farlo, dopo avere coinvolto al suo servizio il sindaco di Piacenza, la giunta provinciale, la stampa e i volonterosi dirigenti di Cgil-Cisl-Uil, si è appellata al governo Renzi, che immediatamente ha messo a sua disposizione cento agenti di polizia ora dislocati dentro il deposito di Piacenza in servizio permanente effettivo.
IKEA raccoglie così al volo l'assist che il governo Renzi ha dato al padronato con il "Jobs Act", che rende ancora più precaria e ricattabile la condizione di milioni di lavoratori, in particolare i più giovani e gli immigrati, e che non a caso porta il nome del massimo esponente del trust delle cooperative in Italia, il ministro Poletti.
Ecco, quindi, la posta generale che è in gioco nello scontro di Piacenza: la organizzazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro per porre un argine alla precarietà dilagante, alle violazioni, ai soprusi, alle discriminazioni, alle violenze che si moltiplicano contro i lavoratori, e preparare una ripresa della lotta offensiva sui salari, gli orari, i diritti sui luoghi di lavoro.
Ecco perché questo scontro ci riguarda tutti!

Non lasciamo soli i coraggiosi facchini licenziati di Piacenza e i loro compagni di lavoro!
Facciamogli arrivare la più larga e attiva solidarietà.
La loro lotta, la lotta degli operai della logistica è la nostra lotta!
La loro resistenza dà forza e coraggio alle tante piccole resistenze finora disperse sui luoghi di lavoro e nei territori: non permettiamo che venga isolata e repressa!
Raccogliamone il messaggio di riscossa e lavoriamo con tutte le nostre forze ad un fronte unico proletario di lotta contro i padroni e il governo Renzi!

26 luglio 2014

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri
Piazzale Radaelli, 3 - Marghera


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La realtà di IKEA fa a pezzi il suo mito

Ikea pretende di essere un'impresa con finalità "umanistiche, sociali e ambientali". Intorno a questa immagine ha costruito un vero e proprio mito.
La realtà dei fatti prova invece che Ikea, il cui fondatore Kamprad è stato un simpatizzante del nazismo, è un campione mondiale del supersfruttamento del lavoro e del saccheggio della natura.

A più riprese è stata colta con le sue grinfie allungate su lavoratori-bambini del Bangladesh, delle Filippine, dell'India, del Vietnam, della Thailandia. Secondo un rapporto del China Labor Watch, Ikea è stata responsabile in Cina di sfruttamento del lavoro minorile e di "molte altre violazioni dei diritti dei lavoratori, tra cui un eccesso di straordinari non adeguatamente retribuiti, mancanza di assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, vessazioni fisiche e verbali". Nella vecchia Germania dell'Est Ikea sfruttò il lavoro semi-gratuito dei carcerati, ed è stata denunciata in Romania, in altri paesi dell'Est Europa, in Turchia per le "penose condizioni" imposte ai lavoratori. Ma anche il sindacato statunitense accusa Ikea: "qui i dipendenti sono sottopagati, hanno alti tassi di infortuni sul lavoro, vengono intimiditi e licenziati se cercano di aderire al sindacato".
L'"ambientalista" Ikea fa abbattere ogni anno milioni di alberi per ricavarne 14,5 milioni di metri cubi di legname in gran parte nelle ultime foreste primordiali della terra (Save the rain forest).

E per non farsi mancare nulla, attraverso un complesso sistema di fondazioni e società offshore nel Liechtenstein, in Olanda e nelle Antille olandesi evade legalmente il fisco pagando per le montagne di profitti che lucra sullo sfruttamento di centinaia di migliaia di lavoratori nel mondo, assai meno delle tasse pagate dagli operai che sfrutta.
Questo non lo diciamo noi. Lo scrivono "Der Spiegel" ("Internazionale", 11 gennaio 2013), "la Repubblica" (del 29 luglio 2011), i rapporti di Greenpeace e di altri enti non sospettabili di essere "estremisti" amici dei "facinorosi" che lottano a Piacenza non solo per sé, ma per i diritti, la dignità, l'organizzazione, il riscatto, la liberazione dallo sfruttamento di tutti i lavoratori...



Per manifestare la propria solidarietà e aderire alla campagna di sostegno alle lotte dei facchini scrivere a: smontaikea@gmail.com
Per ulteriori informazioni e forme di sostegno: sicobas.org

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri - Marghera

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