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Violenza sulle donne

Violenza sulle donne

(30 Luglio 2013) Enzo Apicella

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Irriverenti e libere

(29 Luglio 2014)

"Irriverenti e libere" il libro di Barbara Bonomi Romagnoli presentato alla festa di Viareggio. Recensione di Eliana Como (...)

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"Irriverenti e libere" racconta i tanti femminismi di questo primo inizio del secolo, quelli che altrove non hanno fatto notizia, ignorati senza appello dai riflettori dei media. Chi scrive è Barbara Bonomi Romagnoli, una giornalista da sempre impegnata in modo organico tra studio, lavoro e attivismo nei movimenti femministi.
Barbara, che tante delle esperienze femministe che racconta le ha attraversate, ha raccolto testimonianze e voci delle protagoniste, riletto vecchi documenti, rispolverato volantini conservati per anni in qualche cassetto. Il criterio è quello della "no news": raccontare le storie di cui i media mainstream non riferiscono e che i giornalisti e le giornaliste non vanno nemmeno a cercare, perchè non fanno notizia, soprattutto quando, come in questo caso, sono "robe da donne". Chi pensa di trovare in questo libro le donne di cui la televisione e i giornali magari marginalmente ma hanno comunque parlato - per esempio quelle di Se non ora quando - sbaglia.
Ci sono però le lucciole di Pordenone, le genovesi di Punto G, le sommosse, le donne di Facciamo breccia, quelle di A/Matrix, le sconfinate e tante tantissime altre. Non ultime, se non in ordine di tempo, le donne che hanno dato vita l'anno scorso allo sciopero del 25 novembre contro la violenza contro le donne, iniziativa che, nonostante le tante difficoltà organizzative e politiche che abbiamo incontrato nel percorso di costruzione, ha indicato una possibile strada da percorrere. Una strada che ha provato a mettere insieme dal basso tante donne, lavoratrici e non, con percorsi e appartenenze diverse e che, mi auguro, possa ripartire e diventare terreno di iniziativa anche per il prossimo 25 novembre.
Nel libro, Barbara lascia parlare le donne, raccontandone le storie e i progetti per cui si sono messe insieme, le loro elaborazioni e le loro pratiche, accomunate perlopiù dalla forte carica di fantasia e di provocazione e dall'idea di una militanza e di un attivismo politico fatto non necessariamente per dovere, ma anche per divertimento e gioia. Quella di Barbara è tutt'altro che una lettura accademica o didascalica. Le racconta per quello che sono state, senza emettere il suo giudizio di valore, nemmeno per le storie più controverse e conservando lucidità e neutralità anche per quelle di cui lei stessa è stata in prima persona protagonista.
Leggerle una di fila all'altra, soprattutto per chi come me appartiene alla generazione di Barbara, per chi è cresciuta politicamente in questi primi 15 anni del 2000 e ha fatto più o meno parte di questa storia, è prima di tutto come sfogliare un album di fotografie, dove ritrovi le amiche e le compagne incrociate negli anni, rievocando attraverso di loro anche pezzi della tua storia personale e al tempo stesso di una storia collettiva che in qualche modo, da Genova in poi, ci ha riguardato tutte.
Ma non è solo questo. Il libro di Barbara non è una rievocazione nostalgica fine a se stessa o un autocompiacimento di quanto le femministe di questi anni siano state brave e belle. Può essere che sia soltanto una mia impressione personale, ma tra le pieghe delle pagine del suo libro mi pare che emerga anche il bisogno di riflettere in modo critico su quello che si è fatto negli anni.
Sì, perchè leggere una dietro l'altra le storie raccontate nel libro lascia, secondo me, due diverse e in parte contrapposte considerazioni. La prima è certamente quanto vario e creativo sia stato il panorama dei femminismi italiani. Non avranno fatto notizia, ma i gruppi attivi in questi pochi anni sono stati tanti, tantissimi, ancora di più se si contano quelli che, per forza di cose, nel libro non hanno trovato spazio.
Se questo però testimonia la ricchezza del femminismo italiano di questi anni, tanto dice anche della sua frammentarietà, condizione che spesso - per usare le parole dell'autrice - si è tradotta in una sorta di andamento carsico, un continuo oscillare che, senza mai scomparire del tutto, non è riuscito ad avere un impatto forte sul pensiero dominante e che in qualche modo si è tradotto in una serie di bellissime occasioni mancate.
Modalità litigiose di discutere, autoreferenzialità, difficoltà di esprimere un protagonismo femminile nei movimenti misti, poca efficacia della comunicazione con l'esterno, difficile rapporto intergenerazionale tra le "ragazze dal cuore antico" e le più giovani, abitudine a discutere sulle virgole e una certa burocrazia di alcuni movimenti sono alcuni dei limiti che, volendo o meno, escono fuori dal racconto dei femminismi di questi ultimi anni. Certo, non soltanto dei femminismi, ma in generale di tanti o di tutti i movimenti della sinistra radicale e antagonista!
Il libro, lo ripeto, non emette giudizi o sentenze né tanto meno ha la pretesa di dare risposte o soluzioni preconfezionate. La sua lettura, però, mi pare che indichi in qualche modo la necessità di una elaborazione collettiva, sui punti di forza certamente, ma anche sui limiti e sugli errori. Per farlo avremo forse bisogno di mettere da parte qualche convinzione, sicuramente togliere un po' di sovrastrutture, ma soprattutto metterci in gioco, di nuovo con fantasia e anche per divertirci, ma soprattutto con l'irriverenza e con la libertà che emergono come costante da tutto il libro, cifra comune e punto di forza di tanti dei collettivi e dei movimenti femministi della nostra e di altre generazioni.
Mi auguro di poterlo fare da subito, magari ripartendo questo autunno, anche con questa consapevolezza, dalla costruzione dello sciopero delle donne del 25 novembre.
Eliana Como

Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio. Barbara Bonomi Romagnoli, ed. Internazionali Riuniti. Per altre info, vedi il blog di Barbara.

rete28aprile.it

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