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Le sedie di Amantea

Le sedie di Amantea

(22 Giugno 2011) Enzo Apicella
Berlusconi telefona ad un convegno in Calabria ma quando chiama la sala si è già svuotata e lo ascoltano solo le sedie e le telecamere

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Maleducazione alcolica
RESTO FUORI
(Mani in alto, 2014, Cd)

(6 Agosto 2014)

restofuori

Con questa seconda uscita, di seguito al fortunato Peccati e sogni, i Maleducazione alcolica si confermano a pieno titolo come uno dei prodotti più genuini della tradizione in levare in auge da vent’anni o poco meno nel Viterbese, nella fattispecie nell’Area cimina. Un territorio fucina di formazioni ormai storiche, come i Ramiccia, per lo ska, e i Living in the ghetto, per il reggae roots, e di altre venute in essere in anni più recenti. A queste debbono aggiungersi i diversi sound system, crew o singoli dj che, traendo motivo sempre dalle sonorità di origine giamaicana, costituiscono da tempo la colonna sonora e il sottofondo per le situazioni di lotta e per la vita notturna nei locali.
Dal canto loro, i Maleducazione vedono come nucleo originario la band degli Skatti ribelli, appena adolescenti influenzati dallo ska e dallo ska-core italiani e quindi eccellenti esecutori di cover di gruppi come Fratelli di Soledad e Punkreas di cui hanno, inevitabilmente, riproposto anche il portato sociale e politico, perlomeno degli esordi. All’aspetto musicale si è ben presto aggiunto un recupero estetico e stilistico delle culture che si sono accompagnate con queste sonorità: i rude boys giamaicani e gli skinheads, la cui esplosione, nella Gran Bretagna degli anni Sessanta coincise, ricordiamolo, con la diffusione del reggae. Nella maturazione del gruppo, gli orizzonti si sono andati giocoforza allargando ad altre realtà, se vogliamo, politico-musicali, soprattutto nel solco tracciato dalla Banda bassotti, con la fascinazione per altre esperienze di livello internazionale, come quelle dei Paesi Baschi. Oggi, questi poco più che ventenni, sempre sul palco tra centri sociali, club, festival e frangenti di lotta, possono essere considerati come espressione di punta, per quanto riguarda il versante ska, di quella nuova scena ad egemonia punk, i cui trascorsi e presupposti sono ben ricostruiti nella pubblicazione Viterbo hardcore, Vent’anni di punk nella Tuscia di Andrea Capò Corsetti (Viterbo, Alter ego, 2013).
E qui veniamo al dunque. L’album Resto fuori è, difatti, coprodotto dal Tuscia clan, riferimento di questa nuova scena, soggetto culturale organizzatore di concerti partecipati, che nel periodo invernale si tengono presso la Cantina del gojo a Vetralla. Si tratta di dodici tracce ove a spiccare sono innanzitutto le differenze qualitative enormi con le produzioni locali più improvvisate e spartane dei coetanei, ad esempio, d’una quindicina-ventina di anni fa. Si nota una considerevole evoluzione sotto il profilo tecnico e una sorta di professionalizzazione nell’esecuzione, con spazi per i virtuosismi dei singoli e per gli assoli. Da qui: sebbene lo ska-reggae resti la cifra fondamentale, risulta difficile parlare in termini di un solo genere. Si dovrebbe dire crossover, visti i tratti di rock italiano, gli accenni di punk-rock melodico, le venature blues, i passaggi funk, soul e il cantato rap tipo free-style che si scorgono qua e là. I testi mescolano denunce sociali e di costume con momenti più intimistici e introspettivi. Curiosa, a tal proposito, l’affabulazione di Una Storia da evitare. A fare da singolo, per lo meno nel lato B, potrebbe essere il delizioso ska melodico di Amavi le fragole, con la partecipazione di Martina Cori, tra le voci femminili più intense e significative sul panorama, per ora, locale. Il lavoro, che fa mantenere al gruppo le posizioni guadagnate con la prima sortita, si avvale di altre collaborazioni: tra quelle di tenore nazionale si annoverano Marino Severini (Gang) e Fefo (Almamegretta). Particolarmente incisivo il rap-core di Trash, con L’Ultimo (Lafuria!). A chiudere l’album la cover, benfatta, di Spend a weekend di Toots & the Maytals. Il giusto tributo alla formazione protagonista e promotrice di tutte le evoluzioni delle sonorità in levare, dal Jamaican rhythm and blues ai giorni nostri. Segue una bonus track.

Silvio Antonini

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