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(27 Agosto 2014)
L'operazione che ha raso al suolo la sede di Hobo Bologna al giardino Filippo Re, avvenuta in questo mese di agosto, è l'ennesima dimostrazione di come l ‘UNIBO, di marca PD, di fronte alla costruzione di spazi autonomi di autorganizzazione in grado di intervenire su problemi reali sempre più pressanti, sappia rispondere solo in modo violento e repressivo.
Il processo di normalizzazione che sta coinvolgendo l'università parte col tentativo di distruggere le esperienze come quella di Hobo e più in generale di tutti i luoghi di aggregazione rimasti dentro o fuori l'università.
Il gesto, le modalità, i tempi dimostrano non solo la vigliaccheria di chi ha preso la decisione, ma anche e soprattutto la prosecuzione di quel meccanismo di privatizzazione della formazione e del restringimento del suo accesso, che ha determinato in questi anni un logico e giusto conflitto sociale.
In questa città e nella sua università, il ripristino della legalità a senso unico, ossia: a solo uso e consumo di baroni e potentati locali, è il valore fondamentale da imporre con arroganza, a scapito di chi si mobilita per impedire il disfacimento dell'istruzione, a fianco delle famiglie sgomberate o minacciate di sgombero dalle loro case, con le lavoratrici e i lavoratori che vengono caricati mentre bloccano i cancelli dei magazzini in cui lavorano.
Esprimiamo solidarietà a Hobo e promettiamo un autunno molto caldo.
SE TOCCANO UN* TOCCANO TUTT*!
Ross@ Bologna
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