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L'Italia tripudia la guerra

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(5 Novembre 2010) Enzo Apicella

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    Iraq: nessun passso indietro sul ritiro delle truppe

    volantino per la manifestazione del 19 marzo

    (16 Marzo 2005)

    Due anni fa l’aggressione angloamericana all’Irak nel nome della “democrazia” mirava alla conquista delle sue risorse, ad una postazione strategica negli equilibri internazionali, all’intimidazione preventiva contro tutti i popoli appressi.

    Due anni di occupazione militare dell’Irak, di saccheggi, bombardamenti, torture, nel nome della “pace” puntano solo a consolidare il bottino di guerra nelle mani dei vincitori.

    Ma non tutto fila liscio per l’imperialismo. La resistenza irakena ostacola i suoi piani. Larga parte del popolo irakeno vuole il ritorno a casa delle truppe occupanti. Le stesse elezioni farsa di gennaio hanno punito il partito guida del vecchio governo fantoccio (Allawi).

    Gli USA cercano allora di correre ai ripari. Nel mentre estendono le proprie minacce alla Siria e all’Iran, puntano a coinvolgere le diplomazie di Francia e Germania che, a loro volta, vedono l’occasione di rientrare in campo per partecipare alla spartizione del bottino.

    In Italia, il “Welcome Bush” di Romano Prodi è l’apertura a questa ricomposizione transatlantica. La tesi di un “cambiamento” dell’amministrazione Bush e persino di Sharon, espressa dai vertici di Rifondazione Comunista, misura la subordinazione a Prodi e il suo prezzo.

    Il movimento contro la guerra e l’occupazione dell’Irak deve rifiutare di subordinarsi a queste operazioni.

    Il ritiro immediato e incondizionato delle truppe non può essere sacrificato alla “programmazione ONU”, cioè al calendario di spartizione dell’Irak da parte delle potenze imperialiste.

    Va rilanciata una vera campagna di massa per il ritiro di tutte le forze imperialiste dall’Irak, dal Kosovo, dall’Afghanistan.

    Va aperta una campagna di denuncia degli interessi dell’imperialismo italiano in Irak a partire dell’ENI e dalle centinaia di aziende coinvolte nell'affare della “ricostruzione”.

    Va sostenuto il diritto incondizionato del popolo irakeno alla resistenza contro l’occupazione, assieme alle lotte di massa dei lavoratori irakeni e alla prospettiva di un governo operaio e contadino in Irak: l’unica soluzione che può combinare la reale sconfitta dell’imperialismo col pieno riconoscimento delle ragioni sociali e democratiche dei lavoratori e delle masse femminili di quel Paese.

    VIA DALL’IRAK, QUI E E ORA, INCONDIZIONATAMENTE!

    PER IL DIRITTO DI RESISTENZA DEL POPOLO IRAKENO CONTRO LE FORZE DI OCCUPAZIONE!

    PER UN GOVERNO OPERAIO E CONTADINO IN IRAK!

    Associazione marxista rivoluzionaria
    PROGETTO COMUNISTA
    sinistra del PRC

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