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I comunisti portoghesi e la fine del giornale L’Unità

(31 Agosto 2014)

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da www.avante.pt

Un commento di Albano Nunes, della segreteria del Partito Comunista Portoghese

L’Unità, fondato nel 1924 come organo del Partito Comunista Italiano ma che da tempo aveva cessato di esistere come giornale comunista, “ha sospeso definitivamente” le sue pubblicazioni. La notizia, che ha avuto larga ripercussione e che ha conquistato la prima pagina di Expresso, non ci può lasciare indifferenti. Se da un lato, pur tenendo conto dei gravi problemi creati ai lavoratori del giornale, è positivo che un titolo prestigioso della stampa operaia cessi di essere utilizzato per veicolare posizioni socialdemocratiche, d’altro canto si evidenzia la conferma di una sconfitta e di un vuoto che gli sforzi coraggiosi dei compagni italiani ancora non sono riusciti a colmare.

L’autentica L’Unità, comunista, passerà alla storia per il ruolo che effettivamente ha svolto al servizio dei lavoratori in durissime lotte di classe contro il fascismo e la grande borghesia italiana. Ma anche per quello, la cui traiettoria di adattamento al sistema capitalista finisce ora, da cui ricavare importanti lezioni.

Ci ricordiamo ancora bene come L’Unità, accompagnando il processo di degenerazione del PCI, difendeva l’ “eurocomunismo” come “via per il socialismo nei paesi a capitalismo sviluppato”, in una concezione contrapposta alla Rivoluzione d’Ottobre e alle esperienze storiche del socialismo, rinunciando al ruolo dirigente della classe operaia e del partito di avanguardia marxista-leninista, opponendo Marx a Lenin per poi rinnegarlo, privilegiando il terreno elettorale e parlamentare di lotta e accordi di vertice per realizzare un “compromesso storico” invece della lotta di classe. Come ci ricordiamo del progressivo abbandono dell’obiettivo della liquidazione dei monopoli (ma solo della “limitazione del loro potere”) e dello scioglimento della NATO nello stesso momento in cui – aprendo una profonda breccia in quella che era la posizione del movimento comunista – passava a difendere l’opzione “europeista”, di appoggio alla CEE/Unione Europea e alle sue strutture politiche federaliste sovranazionali che considerano “sorpassati” il ruolo della nazione e la necessità di rafforzare un’ “Europa autonoma” nei confronti degli USA, argomenti che la pratica ha già sconfitto.

Nel momento in cui si annuncia la sua scomparsa, vale la pena riflettere sulla strada percorsa da L’Unità. Le concezioni riformiste che a partire dagli anni settanta ha veicolato e che dopo la sconfitta del socialismo sono diventate apertamente liquidazioniste, hanno portato per mano di dirigenti senza principi come Occhetto, D’Alema e altri, al doloroso scioglimento del partito fondato da Gramsci e Togliatti. Progressivamente, con l’abbandono delle tesi centrali del movimento comunista internazionale, di cedimento in cedimento per diventare accettabile al grande capitale, il PCI, quello che era stato uno dei più importanti partiti operai d’Europa, con forti radici popolari e con una espressione elettorale che è arrivata ad oltrepassare il 30%, si è trasformato successivamente in PDS, DS e infine nel Partito Democratico attuale, in completa rottura con il passato eroico dei comunisti italiani e diluito in una fetida zuppa socialdemocratica che non disdegna ad includere tra i suoi membri uno dei partiti che in Israele sta attuando l’atroce massacro del popolo palestinese e che appoggia il regime golpista-fascista installato a Kiev.

E’ triste e doloroso. Ma come l’esperienza insegna, anche dalle più amare sconfitte delle forze di progresso sociale non consegue di impedire la marcia della Storia in avanti. Il movimento operaio e i comunisti italiani, eredi di gloriose tradizioni rivoluzionarie, troveranno la loro strada.

Traduzione di Marx21.it

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