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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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PER UNA STRUTTURA POLITICA ORGANIZZATA, OGGI

(9 Settembre 2014)

La sinistra italiana appare ormai ridotta davvero ai minimi termini sul piano della capacità di rappresentanza politica, di rapporto sociale, di elaborazione culturale.
Essa agisce in un contesto così riassumibile:
1) Egemonia dell’avversario nel campo dell’imposizione di un “pensiero unico” nel settore economico, in quello delle comunicazioni di massa, dell’idea individualistica dell’esistenza umana;
2) Sfrangiamento della società in mille rivoli anche nel momento dell’espressione di momenti di protesta che, al di là della nobiltà delle cause e degli intenti, finiscono con l’assumere caratteri di natura neo-corporativa;
3) Riduzione del rapporto tra politica e società, con l’allontanamento della misura di relazione tra governanti e governati nella determinazione dei livelli possibili di rappresentanza. Risiede in questo punto tutta la tematica delle istituzioni ridotte a sede di “narrazione” per una presunta governabilità di cui non si scorgono origini e costanza di legittimazione
A questi elementi raccolti assieme attraverso la formazione di vero e proprio “blocco storico” di gestione capitalistica, non viene data risposta di opposizione e di alternativa, se non attraverso sporadiche e slegate manifestazioni di contrasto molto ristrette dal punto di vista della base sociale e dell’espressione di progettualità.
Non si riesce proprio, in questa sinistra, ad avviare un confronto serio attorno ad alcuni punti che, prima ancora dell’elaborazione di un programma, risulterebbero propedeutici a un tentativo, che pure è doveroso svolgere, di riconnessione di un tessuto politico:
1) Deve essere innovata quella “teoria delle fratture” fondata sulla centralità di quella che storicamente abbiamo definito come “contraddizione principale” tra capitale e lavoro. Ci sono tre punti da affrontare urgentemente: il ruolo della guerra oggi nel peso complessivo della gestione del ciclo capitalistico; il vero e proprio mutamento di paradigma avvenuto nel corso degli anni nel rapporto tra l’umanità , l’ambiente naturale, l’utilizzo delle risorse; la funzione di vera e propria “separatezza sociale” svolta dall’insieme dell’apparato cognitivo (scuola, mezzi di comunicazione di massa, relazioni sociali mediate dalle nuove tecnologie informatiche) al punto da far riflettere sullo spostamento che potrebbe essere avvenuto nel rapporto storicamente determinato tra struttura e sovrastruttura;
2) E’ necessario riuscire a discutere nel concreto delle forme possibili di strutturazione organizzativa senza dover scontare obbligatoriamente una – a mio giudizio ingiustificata – “paura della politica”. Come è stato giustamente fatto rilevare nel corso dell’ultimo coordinamento nazionale di Ross@ non è necessario, né obbligatorio che una struttura politica nasca esclusivamente “per vincere”. Ci sono livelli di rappresentanza ideale, politica e sociale che abbisognano di essere sintetizzati, resi presenti e propositivi al di fuori delle ansie elettorali e del rapporto con un “blocco sociale” del quale possono esserci embrioni e avanguardie ma la cui configurazione compiuta dovrà essere portata avanti attraverso le lotte e l’organizzazione politica.
Per avviarci sul cammino della possibilità (se non ancora della capacità) di affrontare questi nodi di fondo va comunque messa in piedi una struttura organizzata, si è detto un “Movimento politico”.
Definiamo, allora, in questo senso alcuni dettagli di partenza sui quali ragionare al fine di far scaturire da un dibattito il più possibilmente partecipato un progetto organizzativo sufficientemente praticabile e utile per tenere il punto, almeno nella situazione italiana, ai due elementi teorici dai quali non possiamo minimamente deflettere: l’internazionalismo e la lotta di classe.
Principiando però da una necessaria presa di coscienza: essere organizzazione politica di classe non basta proclamarlo.
Non solo, per chiunque nella realtà della sinistra italiana di oggi, pensare di esserlo o diventarlo a breve sarebbe del tutto illusorio e fuorviante.
Un’organizzazione politica di classe non può nascere semplicemente come radicamento e sviluppo del soggetto cui pensiamo di dar vita.
Cercare di rappresentare un’avanguardia politica, rilanciare la via consiliare: elementi importanti su cui riflettere, progettare, mandare avanti ma ancora insufficienti di per se stessi per realizzare una soggettività adeguata al livello della situazione in atto.
Solo un gruppo consapevole della complessità di esperienze che richiede la costruzione di un soggetto politico e la sua articolazione organizzativa può evitare di essere risucchiato dal settarismo politico e dalla sclerosi teorica tipica del minoritarismo.
La garanzia reale, il banco di prova di questa concezione di noi stessi, non la si può trovare che nella linea politica.
Nella nostra capacità, cioè, di aver sempre come punto di vista il raccordo tra ciò che siamo in grado di elaborare sul terreno dell’innovazione in rapporto con la storia e l’identità del movimento operaio nel suo insieme.
Non basta pensare semplicisticamente alle esigenze che già direttamente pensiamo di esprimere e magari anche di dirigere.
In questo senso va risolto il problema specifico dell’organizzazione: di quale sia, dunque, il livello delle nostre forze, nella fase attuale, impostando su quell’analisi una realtà di struttura che non si adagi nel burocratismo del “già visto” e del “tutto già scontato”.
E’ da troppo tempo che la sinistra italiana va avanti a forza di cartelli elettorali indistinti e indeterminati senza seriamente affrontare le questioni concrete della struttura organizzativa nella fase attuale: per fare un esempio la lunga fase di esitazione di Ross@ è stata dovuta all’incapacità di affrontare davvero questo tema del tutto decisivo, di uscire dall’elettoralismo e di rientrare nel campo dell’organizzazione politica.
L’Assemblea nazionale di Ross@ potrò fornire, in questo senso, un contributo molto importante a condizione che si affrontino davvero, fuori dall’emergenza dell’affermazione soggettiva, alcuni punti:
1) L’organizzazione che vogliamo costituire è un’organizzazione di militanti, i cui membri sono chiamati a svolgere un lavoro continuativo, posseggono in modo non sommario e meccanico la strategia politica complessiva, e – attraverso scelte operative portate avanti in forma collettiva – contribuiscono a formare le necessarie strutture direzionali;
2) Occorre andare oltre alla pratica di movimento di questi anni: anche fortemente impegnata in alcune situazioni ma settoriale, empirica, tutta rivolta all’ansia di soddisfare livelli di attività immediata delegando la “politica” alle liste elettorali;
3) La crisi della “forma – partito” così come l’avevamo conosciuta nei decenni trascorsi rende difficile approntare soluzioni soddisfacenti sul terreno dei meccanismi di centralizzazione della linea politica e di sua diffusione nelle periferie, così come nei modi di formazione di gruppi dirigenti nazionali e locali. Non basta proclamare astrattamente che essi debbono sorgere da situazioni reali di lotta: è necessario, in questo senso, provvedere anche a forme di regolamentazione e di sintesi del dibattito interno e del rapporto fra questo nel suo insieme e l’esterno.
Nelle prossime settimane, per quel che riguarda Ross@, si aprirà il dibattito in vista dell’Assemblea Nazionale del 5 Ottobre : un’occasione importante, da non perdere, per sottoporre al vaglio del più ampio numero possibile di compagne e di compagni questa concreta eventualità di strutturazione di un Movimento Politico.
Sarà necessario farlo però aprendo un confronto pubblico, sviluppando iniziative su temi di carattere generale e specifici, raccogliendo adesioni e manifestazioni di interesse: solo in questo modo avremo una prima misura di praticabilità della nostra proposta, verificandone la consistenza non solo sotto l’aspetto numerico ma della qualità politica.
Una proposta di opposizione e di alternativa che, in questa fase, non esiste da parte di altri soggetti presenti nel sistema politico italiano.

Franco Astengo

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