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Un fil di fumo

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(10 Maggio 2010) Enzo Apicella
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Solidarietà ai facchini della logistica, per il superamento del capitalismo!

(14 Settembre 2014)

solidarifacchi

Vigliacche aggressioni a militanti del sindacato SI COBAS, poi, ancora pestaggi, denunce, arresti da parte delle forze dell'ordine borghese contro i facchini e i "solidali". È evidente che atti simili si inscrivono nel clima di intimidazione che la borghesia, in tutte le sue varianti (da quella "legale" a quella "extra legale", vale a dire la criminalità organizzata) esercita verso chiunque cerchi di rialzare la testa anche solo per rallentare, sul terreno contrattualistico-sindacale, l'attacco globale mosso contro la classe operaia e il proletariato in genere.

La crisi del capitale è tale per cui il semplice rispetto dei contratti nazionali è considerato dal padronato una limitazione intollerabile alle vere e proprie forme di schiavitù che impone a una forza lavoro particolarmente ricattabile, come i facchini della logistica. Il licenziamento dei 24 lavoratori della Coop S. Martino – Ikea, tutti iscritti al SiCobas, rientra nella normale logica padronale di buttare fuori le avanguardie di fabbrica, chi ha un ruolo trainante nella lotta contro lo sfruttamento sul luogo di lavoro.

La nostra solidarietà di classe va dunque ai lavoratori in lotta e a chi, solidale con loro, ha subito l'immancabile repressione della giustizia borghese. Allo stesso tempo, non possiamo non sottolineare, una volta di più, come la strada del sindacalismo, anche di quello che vuole essere più radicale, sia una strada che non porta da nessuna parte, in particolare in un'epoca di crisi profonda del sistema capitalistico, quando gli spazi di riformismo e contrattazione si riducono ogni giorno di più. Il sindacalismo, per sua natura, non può fare altro che rispettare le compatibilità dell'economia capitalistica, sempre; a maggior ragione quando la crisi abbassa inesorabilmente e progressivamente il livello di quelle compatibilità. Non è un caso che le poche lotte che emergono, anche quelle più generose e determinate, abbiano in genere un carattere difensivo nei confronti della pesantezza dell'aggressione portata dal nemico di classe (chiusura di impianti, licenziamenti, anche politici, come quello dei facchini). Ciò non significa affatto che la classe non debba lottare per i bisogni immediati, ben al contrario! Se non si lotta per difendere i propri interessi immediati, non si avrà mai la capacità di lottare per obiettivi più generali e duraturi.

Ma la lotta deve scavalcare i riti del sindacalismo – di cui la ricerca della mediazione con le istituzioni borghesi è pratica normale ed essenziale –, deve tendere a superare i confini della “propria” azienda, della singola categoria, benché, oggi in particolare, non sia un compito facile, vista la scarsa reattività della classe proletaria e il vuoto (o quasi) proletario in cui si muovono le lotte dei facchini. L'andare oltre (e, se è il caso, contro) il sindacalismo è un elemento necessario (ma non sufficiente) per cominciare a porsi nella prospettiva del superamento di questa società fondata sullo sfruttamento, una prospettiva che solo il partito rivoluzionario può indicare. Rilanciamo l'esigenza che il programma della conquista rivoluzionaria del comunismo torni a circolare nella classe, che si rafforzi il lavoro di costruzione del partito, unici strumenti reali per contrastare, una volta per tutte, la violenza padronale, per rottamare il sistema capitalista.

Solidarietà ai facchini della logistica, per il superamento del capitalismo!

leftcom.org

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