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    (Lotte operaie nella crisi)

    2014: i lavoratori francesi alzano la testa

    (23 Settembre 2014)

    Scritto da Pierre Ginon (Pcf Cgt Educ'action) Pubblicato: 22 Settembre 2014

    L'editoriale di Rèvolution, il periodico dei marxisti francesi

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    Esiste in Francia un largo strato di lavoratori che rifiutano di subire l'austerity e che lo dimostrano attraverso la loro opposizione frontale alla classe dirigente e al governo. La primavera e l'estate 2014 si è vista la moltiplicazione di scioperi combattivi. Questo è un campanello d'allarme importante per la classe dirigente francese.

    Ferrovieri: Una lotta esemplare

    Lo sciopero ad oltranza dei ferrovieri contro il progetto di privatizzazione del sistema ferroviario, in giugno, ha costituito il fatto più importante dell'ultimo periodo. Promosso dalla Cgt del settore ferroviario e da Sud Rail, ha soprattutto coinvolto i conduttori del treno e i controllori. Si è protratto per dieci giorni, molto di più di quanto si attendevano il governo e la direzione dell'Sncf (ferrovie francesi), ma anche le direzioni sindacali. Anche se la controriforma alla fine è passata, i lavoratori in lotta hanno espresso il rifiuto categorico di negoziare il minimo arretramento rispetto alle loro condizioni di lavoro o sul carattere pubblico della Sncf.

    I ferrovieri hanno fatto ricorso alle migliori tradizioni del movimento operaio: sciopero prorogabile ogni giorno per decisione dell'assemblea generale di lotta, picchetti, blocchi del traffico, diffusione di volantini agli utenti delle ferrovie, manifestazioni locali e nazionali. Per molti giorni, le sorti di un settore importante dell'economia francese è stato nelle mani dei lavoratori.

    Questa radicalità ha suscitato l'entusiasmo di molti lavoratori e militanti.

    La manifestazione interprofessionale organizzata dai ferrovieri, il 22 giugno a Parigi, ha visto la partecipazione di molti altri salariati in lotta. Spontaneamente, questo stringersi attorno ai ferrovieri è stato interpretato come un modo di esprimere la stessa determinazione, esprimendo lo stesso rifiuto di fare alcuna concessione alla classe dirigente.

    Radicalizzazione

    Gli scioperi e i conflitti di quest'anno si sono radicalizzati e spesso srotratti nel tempo. A fine giugno, i salariati della compagnia marittima Sncm si sono messi in sciopero rinnovabile ogni giorno. Anche in quel caso i lavoratori si opponevano alla privatizzazione rampante e ai subappalti.

    Per alcune settimane, a Marsiglia e in Corsica, le navi non sono uscite dai porti.

    I precari dello spettacolo sono organizzati da marzo per opporsi a ogni peggioramento del sistema di sicurezza sociale e di tutela dei disoccupati che minaccia la loro stessa esistenza.

    In giugno, il governo ha approvato l'accordo concluso tra il padronato e tre organizzazioni sindacali.

    I lavoratori organizzati nella Cgt Spectacle, hanno risposto con lo sciopero e hanno bloccato numerosi festivals in programma per quest'estate.

    Gli scioperi si moltiplicano allo stesso modo alla posta. La privatizzazione delle sue varie branche obbliga la direzione ad allinearsi a un modo gestionale tipicamente capitalista: chiusura di centri postali, contratti precari, congelamento dei salari, soppressione di migliaia di posti di lavoro e aumento dei ritmi lavorativi.

    Questo contesto spiega il successo dello sciopero dei postini nell' Hauts-de-Seine che rivendicavano l'assunzione a tempo indeterminato dei lavoratori precari licenziati.

    Questo sciopero è partito da Reuil-Malmaison e si esteso a tutto il dipartimento, suscitando la solidarietà dei lavoratori di altri settori. Nonostante la fermezza e le sanzioni della direzione aziendale, i lavoratori hanno vinto dopo 173 giorni di lotta. Per i postini e l'insieme dei lavoratori è una nuova prova che solo la lotta paga.

    Dappertutto la determinazione dei lavoratori è visibile. Dei nuovi strati militanti cominciano a trovare la strada della lotta, specialmente nel settore privato. La “crisi Bretone” della fine del 2013 l'ha mostrato. Oggi le minacce di sciopero si moltiplicano negli ospedali, scuole materne ed elementari, enti territoriali e in Air France, per fare alcuni esempi.

    L'esperienza della crisi

    Le lezioni da trarre da queste lotte sono importanti. Le rivendicazioni sono spesso le stesse: opposizione alle privatizzazioni, alle chiusure, ai licenziamenti, alla diminuzione o al congelamento dei salari e delle prestazioni sociali. Hanno in comune il rifiuto da parte dei lavoratori di pagare per la crisi del capitalismo. Ma allo stesso tempo esprimono la volontà di radicalizzare la risposta dei lavoratori contro la fermezza dei padroni e del governo.

    La crisi è iniziata nel 2008, quindi sono già sei anni, anche molto più, che i lavoratori francesi si sentono sacrificati senza vedere schiarite all'orizzonte.

    La classe dirigente francese sta intensificando la “sua” lotta di classe. Lo sta facendo spinta dal doppio effetto della crisi mondiale e del declino specifico del capitalismo francese. Lontano da essere un “capriccio padronale”, l'assenza di investimenti è una conseguenza della sovrapproduzione. Se si aggiunge la caduta dei livelli di consumo e il fardello pesante del debito pubblico, far ripartire l'economia sembra impossibile in breve tempo. La crescita è allo 0% al secondo trimestre del 2014 e non supererà lo 0,5% alla fine dell'anno. Per tentare di ridurre il deficit , il governo sarà costretto a lanciare degli altri “piani di tagli” ben superiori ai 50 miliardi sui tre anni annunciati, sempre trasferendo delle decine di miliardi nelle tasche dei capitalisti.

    Da veri parassiti, questi non hanno fatto ricorso che alla speculazione e all'utilizzo del denaro pubblico per salvaguardare i loro margini di profitto in un mercato mondiale in crisi. Il capitalismo francese ancora una volta prova come non abbia niente da creare e niente da redistribuire.

    Questo significa che ci aspettano dei sacrifici ulteriori per i lavoratori. Per far questo, il padronato ha intenzione di usare fino all'osso il governo socialista e le direzioni sindacali. L'esperienza della crisi mostra ai lavoratori l'assenza di margini di negoziazione, il vicolo cieco del sindacalismo di concertazione e il fallimento del riformismo politico al governo. E' anche questa presa di coscienza che si esprime attraverso l'attuale radicalizzazione delle lotte.

    La direzione del movimento

    Cercando di allargare e di generalizzare le lotte, la base militante ha inviato un segnale a coloro che dovrebbero essere deputati a questo ruolo, in primo ruolo le direzioni confederali.

    I ferrovieri in lotta hanno criticato la mancanza di sostegno da parte delle centrali sindacali.

    Hanno giustamente denunciato l'attitudine conciliatoria del segretario della Cgt Thierry Lepaon, che ha pubblicamente cercato una soluzione di compromesso dai primi giorni di sciopero. Il movimento era allora in una fase ascendente sulla base di un rigetto puro e semplice della riforma. Lepaon ha dunque mandato un segnale di smobilitazione non solo ai ferrovieri, ma alla classe operaia francese nel suo insieme. Le direzioni sindacali sono in ritardo sul movimento generale della nostra classe.

    La costante è anche politica. Un sentimento di indifferenza, vedi di tradimento, provato da molti lavoratori verso le forze politiche che dovrebbero difenderli. Questa costante supera il quadro del solo partito socialista, sia dei filogovernisti, che dei frondisti dell'ala sinistra del partito. Per esempio, in pieno sciopero dei ferrovieri, il capo del gruppo comunista all'assemblea nazionale, André Chassaigne, richiese agli scioperanti la ripresa del lavoro con il pretesto che aveva fatto approvare un emendamento importante alla riforma delle ferrovie. In verità, questo emendamento non cambiava praticamente niente del contenuto di questa legge, tanto che Chassaigne e il suo gruppo alla fine votarono contro. I militanti più coscienti sono rimasti scandalizzati dall'attitudine di Chassaigne. E' un elemento da considerare quando parliamo della crisi del Front de gauche. Melenchon, leader del cartello elettorale della sinistra, ha torto quando dice che il Front de gauche non ha niente da dire rispetto alla strategia sindacale. Il radicamento “popolare” della sinistra politica non si improvvisa attorno a dei raggruppamenti elettorali senza principi con degli elementi più o meno distanti dal governo socialista. Deve essere costruito con pazienza e determinazione nelle lotte di oggi e quelle che verranno.

    E' importante constatare che questa radicalizzazione delle lotte avviene in un momento di declino economico, sempre difficile per il movimento operaio che si deve difendere. Ora, a medio termine, una ripresa momentanea dell'economia avverrà: le aziende avranno di nuovo commesse di lavoro e invece che licenziare assumeranno. Ci si può attendere che a quel punto di evoluzione della congiuntura, anche se corta e flebile, ci sia un esplosione di scioperi offensivi da parte dei lavoratori, dopo un periodo di sacrifici.

    L'esempio della lunga recessione negli Usa negli anni '30, è rispetto a questo illuminante. Dopo un periodo di lotte isolate, ma radicali, il movimento operaio americano moltiplicò gli scioperi offensivi durante una corta fase di ripresa a metà degli anni '30. Fu battuto solo dalla mobilitazione per la guerra. La guerra mondiale imperialista stessa costituiva, per il capitalismo americano, la porta di uscita della crisi di sovrapproduzione.

    Riarmiamo la nostra classe!

    La gravità della crisi significa che, sotto il capitalismo, i lavoratori dovranno vivere decenni di austerità. Non è la guerra che minaccia la classe operaia francese nell'immediato. Però, il capitalismo francese pratica già nei fatti una guerra generalizzata a tutti i salariati.

    Nonostante sia debole e senza sostegno nella popolazione il governo ha deciso di applicare con fermezza l'agenda dei capitalisti. Ora, la spontaneità ha i suoi limiti: si deve organizzare una risposta all'altezza dei problemi e riarmare la nostra classe. In un primo tempo, i militanti delle organizzazioni sindacali e del Front de gauche dovrebbero spingere le loro direzioni a preparare concretamente l'organizzazione di uno sciopero generale. Questo troverebbe un eco formidabile tra i lavoratori più coscienti, quelli che sono già in lotta, coinvolgendo strati molto ampi.

    Non è possibile che appoggiarsi su un programma ambizioso suscettibile di unire tutti gli sfruttati di questo sistema.

    Il problema non è quindi di fissare la data dello sciopero, ma essere determinati e avere una strategia e un programma all'altezza dello scontro. Tuttavia, è solo sulla base dell'indipendenza di classe e dello sviluppo di un alternativa alla gestione riformista del sistema che i lavoratori potranno uscire dall'impasse del capitalismo. Revolution è dalla parte dei lavoratori in lotta, per contribuire a dare questa prospettiva rivoluzionaria a una classe operaia che già adesso solleva la testa in Francia e in tutto il mondo!

    Settembre 2014

    marxismo.net

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