">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

NON E' UN FALLIMENTO COMUNISTA

(30 Settembre 2014)

NON E’ UN FALLIMENTO COMUNISTA
Sindacato conflittuale e di classe, lo sento e lo leggo spesso e, pur
condividendo la definizione, provo un brivido per il sottinteso che a
volte evocano queste parole.
Vengo al dunque, ricordando uno degli elementi della battaglia che il
collettivo di Ross@ Savona ha portato avanti a livello nazionale. Mi
riferisco alla proposta di non ammettere più la doppia tessera
nell’organizzazione.
Le ragioni di questa proposta sono note, così come lo sono quelle di
chi, al contrario, intende mantenere la doppia tessera, per questo mi
limito a ricordare una delle ragioni a sostegno delle tesi savonesi.
Ross@ delle origini, forse per un nostro malinteso, aveva il compito
di favorire il superamento delle mille parrocchie “sinistre” italiane
e permettere un processo unitario.
Non è il caso, qui, di approfondire ulteriormente, per la semplice
ragione che, anche i più critici nel firmamento “sinistro” sanno di
cosa parlo e, a volte in teoria, altre con piena convinzione,
sostengono la stessa aspirazione.
Quello impossibile da immaginare era il fatto che, anche in un
movimento nato con questa premessa, si trovassero in maniera
consolidata le stesse contraddizioni che volevamo superare favorendo
il lavoro unitario.
Ho in mente l’obiezione, alla proposta di Savona, secondo cui gli
iscritti al sindacato dovrebbero scegliere fra il sindacato stesso e
Ross@. Mi domando che concezione del sindacato sottintende
un’obiezione di questo tipo.
Dal punto di vista comunista cos’è il sindacato? Un organismo di massa
che ha il compito di organizzare i lavoratori per strappare migliori
condizioni di vita e di lavoro. In quest’ambito affianca l’azione del
partito il quale, su un piano politico generale fa sì che anche
l’azione sindacale si inquadri nel processo più generale di lotta alla
borghesia.
Ross@ non è un partito, è chiaro, men che meno comunista, ma basta
questo per attribuire al sindacato il ruolo proprio del partito? E se
non è così come si può pensare che la tessera sindacale sia
inconciliabile con la permanenza in un movimento o, nell’ipotesi più
auspicabile, in un soggetto politico comunista? Si tratta di un
equivoco sulla proposta savonese? Difficile pensarlo.
Ecco, quindi, che il “conflittuale e di classe” in questo caso
sottende ad una concezione renzista di “sinistra”, secondo la quale il
partito non serve perché sarebbe bastevole il sindacato
“rivoluzionario” costruttore e gestore del cosiddetto “blocco
sociale”. La cosa, forse, corrisponde ad una mini fotografia di una
mini realtà, ma bastevole a far pensare, perlomeno in coloro che la
propugnano in questi termini, che la questione partito sia di fatto
superata, magari sostituita dall’influenza politica, più o meno
illuminata, di una fetta della galassia “comunista” movimentista, che
preferisce vivacchiare, come molti altri, nell’ambiguità di un
processo che esclude qualsiasi confronto dialettico al di fuori del
cenacolo auto costruito.
La cosa grave, a mio modo di vedere, consiste anche nel fatto che
manca la capacità di rapportarsi all’esperienza storica della stessa
CGIL. Forse, se lo si facesse, qualcuno si accorgerebbe che sta
ripercorrendo strade che egli stesso giudica negative, con particolare
riferimento al rapporto tutt’altro che ortodosso, dal punto di vista
comunista, intercorso fra la CGIL e il suo partito di riferimento.
Si dirà che è acqua passata, che le contraddizioni dell’attualità sono
“nuove” e “diverse” e che richiedono strumenti nuovi, non quelli
superati, usati dalla vecchia guardia comunista. Ricordo a tutti che
nessun partito o movimento, che non sia funzionale agli interessi
della stessa borghesia, può reggersi sull’effigie della Marilyn
Monroe di turno.
E’ storia vecchia, anzi, è storia vecchia di tanti naufragi, l’idea,
in auge nel mondo della sinistra da qualche decennio, di usare la
star, o supposta tale, di turno, per dare visibilità e soprattutto
credibilità, ad un movimento di sinistra. Il movimento o, meglio
ancora, il partito comunista più credibile è quello in cui le star,
una volta compreso il meccanismo che gli ha permesso di considerarsi
tali, tornano ad essere semplici militanti, nella consapevolezza che
l’unico che può giudicare è sempre e comunque il partito.
Ross@ si accinge alla riunione di domenica 5 ottobre e lo fa con lo
stesso criterio, ambiguo, che le ha permesso di dare diritto di
cittadinanza al suo interno ai rifondaroli “tsipristi”, a compagni che
sin’ora li hanno contrastati e a compagni che cavalcano tutto e tutti
con criteri in apparenza unitari, senza porsi il problema
dell’inconciliabilità delle posizioni socialdemocratiche con quelle
comuniste.
Si badi, non siamo di fronte a contraddizioni di tipo ideologico pure
e semplici, bensì ai risvolti pratici di queste. Nello specifico
l’elemento di fondo imprescindibile è la necessità del partito
comunista ed è la questione dell’alternativa reale alla società
capitalistica.
Un insieme di elementi contraddittori: di sindacato, evidentemente
inteso come partito; di aspiranti all’unione con capitalisti buoni
contrapposti a quelli cattivi; di comunisti o supposti tali paghi di
esercitare un’influenza su pezzi del calderone così imbastito. E’ il
sigillo dell’ennesimo fallimento a sinistra. Sarebbe bene esserne consapevoli.

G.Angelo Billia

4146