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Raffaele De Grada 1916 2010

Raffaele De Grada 1916 2010

(4 Ottobre 2010) Enzo Apicella
E' morto all’età di 94 anni Raffaele De Grada, comandante partigiano, medaglia d’oro della Resistenza, critico d'arte.

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Salvatore d’Albergo ci ha lasciati sabato 4 ottobre.

(5 Ottobre 2014)

salvatore d'albergo

Lottando tenacemente contro la malattia che lo aveva indebolito e lo costringeva negli ultimi tempi tra casa e ospedale, non ha abbandonato un attimo il campo che più gli era congeniale e dove poteva dare il meglio di sé, la battaglia politica, ideologica e culturale, di cui i comunisti e il movimento operaio e democratico hanno oggi particolarmente bisogno.

È stato, fino all’ultimo respiro, con l’altissima competenza scientifica di una vita di studi, con le armi della critica acuta e serrata di Marx e di Gramsci e la passione politica del comunista che non ha mai deposto la sua bandiera, a scrivere, riflettere, pungolare assiduamente, tenacemente, i compagni perché si desse vita a un vasto ed efficace fronte di lotta organizzato contro la svolta autoritaria in atto, lo stravolgimento della Costituzione repubblicana, per l’attuazione integrale dei principi di democrazia economico-sociale ispiratori della Carta del 1948, e perché si ricostruisse finalmente in Italia un partito comunista degno di questo nome, strumento essenziale e ineludibile per uno sbocco progressivo alla crisi in Italia e nel mondo. È stato così tra i primi promotori dell’appello per l’associazione per la ricostruzione del partito comunista, che abbiamo lanciato qualche settimana fa.

Da diversi anni collaborava attivamente alla rivista l’ernesto, poi a Marxventuno, con articoli e saggi che, analizzando fino al dettaglio alcuni aspetti particolari, riconducevano sempre ad una visione globale, a un progetto strategico di transizione al socialismo, per il quale, nelle condizioni storico-concrete del nostro paese, la Costituzione del 1948, cui Togliatti e i comunisti dettero un apporto fondamentale, era la bussola. Particolarmente importante è stato in questo senso il suo fondamentale contributo alla stesura del supplemento speciale di Marxventuno (uscito nel settembre dell’anno scorso) sul Governo parlamentare presidio fondamentale della democrazia economico-sociale – per la difesa e il rilancio militanti della Costituzione, che, insieme con lui e alcuni intellettuali militanti, stavamo riorganizzando e rielaborando per pubblicarlo in formato di libro come Quaderno speciale che servisse da supporto nella battaglia per la Costituzione.

Salvatore D’Albergo era nel campo della scienza giuridica e del costituzionalismo uno specialista, come pochi o pochissimi lo sono, ma rifiutava decisamente la chiusura nello specialismo accademico, la settorializzazione dei saperi, postulando invece, sulla scia di Gramsci, l’unità organica dei saperi colti nella loro storicità, per un sapere che si traducesse in forza materiale, in forza politica organizzata delle masse. Egli era in ciò sommamente antiaccademico.

La profonda esigenza di organicità, il rifuggire dalla frammentazione e scomposizione, lo portava ad una scrittura complessa, a un periodare che aspirava a tenere l’intero – l’argomentazione critica, l’articolazione dei diversi passaggi dialettici nel loro sviluppo storico e nei possibili esiti – e rendeva talora difficile e ardua la lettura dei suoi testi. Ma la fatica della lettura era sempre ripagata ampiamente dall’acquisizione in profondità dei concetti, dall’apertura di orizzonti del sapere che sfuggivano al senso comune o al mainstream della “sinistra”, che erano agli antipodi della semplificazione banalizzante. La critica dell’ideologia dominante e del senso comune che essa produce non è mai stata un’operazione di routine, richiede attenzione, studio, fatica.

Ma quando Salvatore interveniva in pubblico – e finché la salute glielo ha permesso, è sempre stato disponibile in modo militante, caricandosi di persona le spese, a partecipare a conferenze, convegni, dibattiti, affrontando come fosse un ragazzo lunghi viaggi in treno, che amava – la complessità del discorso critico si combinava con una straordinaria e coinvolgente vis polemica, capacità di ironia e irrisione delle posizioni avverse e dei loro portatori, e il dibattito si animava, la sala si infervorava.
Fino all’ultimo respiro, Salvatore D’Albergo è stato estremamente vigile, pronto a cogliere nelle pieghe del discorso, negli scivolamenti lessicali – di leggi e decreti o di discorsi politici, saggi e articoli giornalistici – il diavolo che si nasconde nel dettaglio, l’inganno dell’ideologia dei dominanti, il punto di vista di classe, senza cedere di una virgola alla retorica e senza concedere nulla, nell’analisi critica, ad accomodamenti tattici.

Intellettuale militante intransigente e “scomodo” – e inviso per questo a qualche salotto buono della sinistra – ci lascia un’eredità importante di elaborazione critica e di prospettiva strategica che siamo impegnati con passione e ragione a non disperdere, a mantenere e sviluppare, a partire dalla costruzione di un comitato nazionale unitario per la difesa e il rilancio della Costituzione, insieme con il lavoro per la ricostruzione in Italia di un partito comunista degno di questo nome.

Marxventuno

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