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FIOM E SINDACATI DI BASE: LA CONTESTAZIONE AL SUMMIT EUROPEO DI MILANO

(8 Ottobre 2014)

Milano 8 Ottobre.
Abbiamo partecipato al corteo dei metalmeccanici lombardi e al presidio e successivo corteo dei sindacati di base (USB,USI,CUB) organizzati per contestare il “summit” sul lavoro dei capi di governo europei che si è svolto nella sede della vecchia Fiera d Milano, nel corso del quale Renzi voleva presentare l’approvazione della legge delega sul famigerato “job act”.
Ben oltre la consueta retorica della “classe operaia che non è scomparsa” abbiamo ritrovato, per le vie del quartiere residenziale di San Siro, tutte le ragioni perché ci si deve continuare a battere per respingere l’attacco sferrato alle condizioni materiali di vita dei ceti subalterni nel quadro generale di costruzione , in Italia, di un regime autoritario.
Si sono visti sfilare giovani operaie e operai, esodati, cassintegrati e gli striscioni “storici” della classe operaia da Arese a Sesto San Giovanni.
Gli striscioni erano sorretti da poche compagne e compagni: laddove un tempo agivano la grande massa della classe operaia “forte”, “stabile”, “concentrata”, adesso si avvertono i segni del declino.
La questione centrale non è certo soltanto e semplicemente quella dell’articolo 18: si sono sentiti gridare slogan e richiami all’occupazione delle fabbriche nelle quali sono aperte vertenze per l’occupazione e il salario.
E’ emersa, in una grigia mattinata milanese, tutta l’attualità della contraddizione di classe.
Purtuttavia non si è potuto sfuggire al peso delle difficoltà, delle sconfitte subite, dell’impoverimento generale.
Pesano i cedimenti delle confederazioni e le ambiguità della stessa dirigenza FIOM (che fino a qualche settimana fa ammiccava allo stesso Renzi), l’abbandono del mondo del lavoro da parte della politica della governabilità e del decisionismo, l’assenza di un progetto di cambiamento radicale posto sul piano generale e collocato ben oltre lo specifico dato della resistenza sociale.
Per chi ha vissuto la storia del conflitto di classe in Italia nel corso della storia repubblicana la sensazione è stata quella di essere tornati “poveri”, a una condizione quasi ottocentesca da proletari.
E’ questo, di un pauroso arretramento sociale e politico, il motivo portante per riprendere il filo rosso delle ragioni della lotta di classe e della conseguente necessità di una proiezione politica organizzata, che oggi manca nel panorama di una asfittica e residuale sinistra italiana.
Sono prossime altre scadenze: il 24 Ottobre ci sarà lo sciopero dell’USB, il giorno dopo la manifestazione nazionale di una CGIL che rimane, comunque, debole e incerta.
Non basta, in questa caso, un retorico richiamo all’unificazione delle lotte.
Serve invece un impegno di lotta perché si assuma davvero in tutta la sua evidenza la centralità di uno scontro sociale e politico dal quale dipendono le sorti delle generazioni future e della stessa democrazia.

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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