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    RENZI E GRILLO: L’OMOLOGAZIONE NEL NICHILISMO

    (22 Ottobre 2014)

    Già agli albori della loro “resistibile ascesa” Renzi e Grillo potevano essere accomunati in una comune logica di tipo sostanzialmente “fascistoide” e, in verità, qualcosa sul tema era stato scritto (esempio: Renzi, Grillo e il fascismo, pubblicato su questo blog il 26 ottobre 2013).
    Oggi nel pieno dell’esercizio da parte di entrambi del “segno del comando” è possibile approfondire l’analisi e convenire su di una definizione di sostanziale omologazione tra i due all’interno di una forma precisa di nichilismo.
    Nichilismo inteso proprio nella versione nietzschiana della “volontà di potenza, affidata a un superuomo”.
    Nietzsche si contrappone in questa sua visione a quella di Schopenhauer che, ne “Il mondo come volontà e rappresentazione”, appare ancora nostalgicamente orientato al recupero del fondamento perduto nell’opposizione tra mondo ideale e mondo sensibile.
    Per Nietzsche (ma anche nella pratica politica di Renzi e Grillo) si è ormai radicata una svalutazione dei valori tale da condurre a quell’“oblio dell’essere” che trova la propria espressione più radicale nel dominio della “tecnica di potenza”.
    In questo modo si può rovesciare il “niente” che questa società rappresenta nella sua affermazione della vita sottratta a ogni valore trascendente: basta il dominio dell’ “io” sugli altri.
    Allora posso giudicare il valore degli atti umani, qualsiasi atto: dalla maternità allo stendere uno striscione con il “mio” metro, quello dell’espressione del “mio” dominio.
    Gli spazi interiori sono così sottratti alla potenza ordinativa del Leviatano e la strategia decisionistica esce dallo schema del paradigma della modernità, quello che aveva dato origine alla democrazia nel suo significato più originario: fosse questa democrazia “liberale” o “democrazia “socialista”.
    Si verifica su questo elemento un punto che già è stato sollevato in altra sede (Enzo Scandurra sul “Manifesto” : Adattarsi al sistema PD con risposta su questo blog: “Adattarsi al PD” il 14 Ottobre 2014): questa condizione non può essere superata o contrastata attraverso la forma politica, ma soltanto assumendolo come il nostro medesimo destino.
    Negli atti politici concretamente fin qui compiuti Renzi e Grillo tendono a dimostrare l’inesistenza della mediazione politica: per adesso, in alcune occasioni vi si adattano per opportunità ma è evidente che la tendenza che dimostrano si dirige verso un superamento di questo elemento di costrizione nell’esercizio della loro forza assoluta.
    Si sovrappongono, nella forma comune di esercizio del comando, l’assenza di riconoscimento della condizione comune e l’idea dell’impossibilità di apertura di una forma di libertà politica che limiti il potere personale.
    Si torna così alle origini, allo Stirner di “L’unico e la sua proprietà” (1844): “ogni concetto ideale astratto che si contrapponga alla concretezza irriducibile del singolo va destituito secondo una prospettiva individualistica”.
    L’individualismo come punto comune e fonte di un nichilismo fondato sul “bel gesto” dell’esercizio del dominio del singolo sulle masse.
    Renzi e Grillo per dirla con un termine di moda “antipolitica allo stato puro”.
    Questo è il punto filosofico al riguardo della situazione rispetto alle tendenze maggioritarie (ampiamente accettate) sul piano teorico che corrono all’interno del sistema politico italiano.
    A questo ci ha portato lo svilimento totale della funzione die partiti e del loro sistema.
    Quanto tempo dovremo aspettare perché emerga un qualche segnale di consapevolezza e di messa in opera di una riflessione e di un’azione assolutamente controtendenza?

    Franco Astengo

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