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(Lotte operaie nella crisi)

URGE CAMBIARE IL CLIMA SOCIALE

(27 Ottobre 2014)

Editoriale (datato 23 ottobre) del n. 22 di "Alternativa di Classe"

Se è vero che le indizioni di mobilitazioni, in genere in termini di risposte sindacali alla politica del Governo, non mancano, ed è comunque un fatto positivo, quello su cui non c'è chiarezza sono gli obiettivi. In questo senso la tattica di Renzi sta funzionando. Osservando il modo di riportare le notizie da parte dei media “di regime” (la stragrande maggioranza), questi appaiono come un'orchestra, dove ognuno si occupa più di qualcosa, “suonando quel dato strumento”, ma tutti insieme “suonano” sotto la direzione del “Direttore”: Matteo Renzi. Certe cose “vanno fatte passare”! ...ed i “pennivendoli” scrivono, o parlano, proprio degli argomenti che, in quel dato momento, servono al Direttore dell'orchestra mediatica.
Il celeberrimo “Jobs act” non ha ancora l'approvazione definitiva: i sei articoli sono stati sostituiti da un “maxiemendamento” governativo (una tecnica vecchia come il Parlamento), che, da un lato, ha “messo d'accordo” la maggioranza (che sostiene il Governo) per approvare un testo di decreto da rendere definitivo con il “voto di fiducia” al Senato, cioè senza altri emendamenti, considerati “di disturbo” (della serie: “lasciate libero il manovratore”), e, dall'altro, ha aperto a provvedimenti della prossima Legge di stabilità (la ex Legge finanziaria, divenuta “di stabilità” perché deve rispettare il Patto europeo di stabilità); sono state, poi, istituite due nuove agenzie: la “Agenzia per l'occupazione” e la “Agenzia unica per le ispezioni del lavoro” (il cui nome tradisce l'ambizione...), che si dovrà “coordinare” con gli analoghi servizi delle AA.SS.LL. e delle ARPA.
Restano contenuti nel “Jobs act” i provvedimenti già descritti nel n. 21 di ALTERNATIVA DI CLASSE alle pagg. 1 e 2, e cioè: “contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i nuovi assunti (con quanto ne consegue per le tutele molto parziali ex art.18 dello S.d.L., lasciate in piedi dalla Fornero); riordino della cassa integrazione con nuovi limiti all'utilizzo; razionalizzazione degli incentivi all'assunzione e in generale riordino dei servizi del lavoro e delle politiche attive; rimodulazione dell'Aspi (l'assegno di disoccupazione) in relazione alla carriera contributiva del lavoratore, con l'estensione anche ai collaboratori; ferie 'solidali'; ed, infine, contratti di solidarietà per “aumentare l'occupazione” (della serie: “lavorare poco, guadagnare meno”).
La “manovra” del Governo, che è lievitata, nel complesso, fino a 36 mld di Euro (€) di “uscite” (a fronte di una copertura prevista di € 34,2 di “entrate”...), ha visto licenziare il testo della “Legge di stabilità” solo Mercoledì 15 notte, e, dopo l'esame dei Commissari della UE e quello di Napolitano, va in mano alle commissioni parlamentari. Renzi aveva annunciato, trionfante, tagli per 18 mld, che dovrebbero provenire ancora dalla “Spending review” e da specifici tagli alla sanità, cui le Regioni, a modo loro, si stanno opponendo, e che si calcola comporteranno, in media, una spesa maggiore di € 330 a famiglia, cifra per molti insopportabile. Si tratta, per il Governo, di favorire la sanità privata e nuove forme di “privato sociale” in sanità, promosse da ambienti vicini al P.D. Il Ministro Padoan, poi, aggiunge che “bisogna stare tranquilli”, dato che altri 3,8 mld dovrebbero provenire dalla “lotta all'evasione”, 11 mld “reperiti dal deficit” ed 1 mld dalla tassazione delle “slot machine”.
...Ma ecco le nuove entrate, che, per alcuni ministri, “dovrebbero” far gioire i proletari. Il primo è uno stanziamento di 100 milioni, per consentire, ai lavoratori del privato che lo volessero, di ritrovarsi il Tfr in busta-paga; è la “quadratura del cerchio” per le aziende, perché non comporterà loro alcun aggravio, e non le metterà in contrasto col Governo, mentre per i lavoratori dipendenti sarà soggetto a tassazione ordinaria. Così: illusione di guadagnare dippiù, un calmiere per eventuali richieste salariali ed un impoverimento in prospettiva, verso il pensionamento! Ma non basta: versare il tfr tutto insieme è un disincentivo a licenziare per le aziende, ed, invece, così si dà loro il via libera. Non dicono sempre che ci vuole più FLESSIBILITA'?
Obolo di 80 Euro anche alle puerpere (in questo Berlusconi era stato più “generoso”...), e sua conferma ai redditi più bassi (fino a 26mila Euro). Viene poi stanziato un miliardo e mezzo aggiuntivo per i nuovi ammortizzatori sociali, quelli “proporzionati alle ore lavorabili rimaste” per l'azienda o il ramo produttivo. Sono previsti 500 milioni “ per la stabilizzazione di quasi 150 mila docenti precari”, ma l'IVA passerà dal 4 al 10% anche per i beni di prima necessità.
Tanto per non smentire il proprio ruolo di “Robin Hood alla rovescia”, comune ad ogni governo borghese, i provvedimenti direttamente a favore delle imprese sono: 1) costo del lavoro interamente deducibile dall'IRAP; 2) azzeramento dei contributi aziendali per i nuovi assunti a tempo indeterminato fino a circa 24mila Euro di salario; 3) detrazioni di 300 milioni complessivi per “ricerca e sviluppo”; 4) 200 milioni per le scuole private; 5) alcuni milioni di Euro per le “missioni di pace” all'estero, considerate “spese indifferibili”.
Suonano poi come irridenti, per i lavoratori impoveriti (che, a parità di consumi, dovranno sborsare € 606 in più all'anno, secondo i calcoli di Federconsumatori ed Adusbef) ed i numerosi nuovi disoccupati, gli 800mila nuovi posti di lavoro in tre anni, annunciati dal Ministro Padoan come conseguenza del “Jobs act”, da approvare, insieme alla Legge di stabilità, entro metà Dicembre, in modo da essere vigenti fin dall'inizio del 2015. Sono in ballo, fino a quella data, “aggiustamenti” vari, da parte di politici che vogliono accontentare le proprie clientele. In tal senso si muovono anche la CISL, la UIL ed i sindacati autonomi.
Discorso chiaro va fatto rispetto alla CGIL, che ha indetto una forte mobilitazione per Sabato 25. Per prima cosa va detto che i presupposti dai quali muove la critica della CGIL sono perfettamente compatibili con l'impostazione generale della manovra e con gli obiettivi di fondo del capitale; non è una novità per l'apparato camussiano. La funzione di recupero del consenso al sistema, per la CGIL prevale sulla stessa fedeltà al P.D., che sta vacillando anche in molti esponenti dell'apparato; le sparate di Landini, invece, continuano a sortire i loro effetti, e la loro pericolosità consiste nel bruciare preventivamente possibilità che senz'altro, prima o poi, si concretizzeranno.
Per i compagni coscienti, infatti, si pone seriamente il problema della partecipazione o meno alla manifestazione del 25. Riteniamo che sia utile parteciparvi, ma a due condizioni. La prima è quella di chiarirvi pubblicamente, e con tutti i mezzi possibili, la funzione del vertice CGIL ed il ruolo del suo apparato, distinguendo le nostre finalità: contro il Governo Renzi, contro il capitale italiano e la loro politica antioperaia (che colpisce i proletari), fuori da ogni equivoco nazionalista. La seconda è quella di partecipare, con lo stesso impegno e la stessa forza, a tutte le mobilitazioni cui si riesce, compreso, dopo la manifestazione contro il vertice UE a Milano sul lavoro di Mercoledì 8, lo sciopero nazionale dei Cobas della Scuola, con gli studenti, di Venerdì 10, la Giornata di mobilitazione europea contro il Ttip (il Trattato trans-atlantico USA-UE) di Sabato 11, lo sciopero nazionale della logistica, indetto dal SI Cobas, e lo “sciopero sociale”, entrambi di Giovedì 16, anche lo sciopero generale di USB di Venerdì 24.
Le mobilitazioni che si stanno succedendo sono comunque un fatto positivo perché contribuiscono a smuovere una realtà come quella italiana, in cui tutto quanto ci è imposto viene preso con estremo “fatalismo”; non ci si ricorda più, cancellato dai media, il concetto, basilare e veritiero, che LA LOTTA PAGA! Certamente è positivo seguire le indicazioni de “Il sindacato è un'altra cosa – Opposizione CGIL” per la manifestazione del 25 di trasformarla, boicottando la presenza di chi ha appoggiato il “Jobs act” in Parlamento e richiedendo anche alla CGIL lo sciopero generale, ma non basta! Va cambiato, innanzi tutto, il clima sociale, favorendo le mobilitazioni, perché è solo con questo cambiamento che può avere senso rilanciare la lotta su obiettivi direttamente proletari: l'unica via per non essere sconfitti!

Alternativa di Classe

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