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Gugliotta

Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

Tutte le vignette di Enzo Apicella

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    IL GIORNO DOPO

    (30 Ottobre 2014)

    Sono un uomo d’età, che nella vita ne ha viste di tutti i colori, per
    nulla incline alla violenza pur essendo un “mangiabambini comunista”,
    eppure, scorrendo i resoconti della stampa di regime sugli scontri di
    ieri, a Roma, la mia abituale natura riflessiva è andata a farsi
    benedire.
    Sono letteralmente furioso, lo sono perché ho scorto un copione già
    visto nell’Italia peggiore, quando settori dello Stato amoreggiavano
    con le trame nere e regolarmente si trovava l’espediente, più o meno
    dialettico, o giuridico, per scagionare i malfattori di Stato.
    Renzi dice che ha parlato con Landini, poi, smentito, ma in maniera
    furbesca, da Landini stesso, afferma d’essere stato cercato dal vate
    sindacale e d’avere scambiato con esso alcuni messaggi.
    La prima questione che mi viene in mente è che l’errore squadristico è
    stato commesso dando una manganellata anche a Landini. Evidentemente
    nessuno aveva informato i responsabili dell’ordine di regime, che le
    parole di Renzi, per quel che riguarda la dirigenza sindacale non
    dovevano essere prese alla lettera. Un conto è rimetterli al loro
    posto di semplici collaboratori e un conto è trattarli come si fa
    abitualmente con gli altri, quelli che si oppongono davvero alle
    porcherie.
    Dov’era Landini quando volavano dal ministero fior di candelotti sui
    manifestanti, quando si massacrava di botte migliaia di studenti e
    lavoratori, rei di non accettare le misure imposte dal Re e dai suoi
    accoliti? Qui nessuno ha detto che si trattava di un equivoco, anzi,
    si è negata anche l’evidenza scientifica.
    E fosse solo questo il problema. Landini, in quanto dirigente
    sindacale, porta tutt’intera la responsabilità dell’obiettivo
    isolamento, in cui i lavoratori hanno subito negli anni tutte le
    angherie possibili da parte del padronato e del governo.
    Mentre con uno stillicidio inarrestabile il padronato faceva quel che
    voleva, licenziando, chiudendo fabbriche e quant’altro, anziché
    chiamare alla lotta unitaria tutte le categorie, si limitava a fare
    ciò che la dirigenza sindacale sa fare meglio, insegnare ai padroni
    come la loro bestialità sia “solo” frutto di scelte imprenditoriali
    “sbagliate”. Cioè contribuiva a disegnare la dirigenza sindacale come
    consulente padronale e parte in causa nella gestione imprenditoriale.
    La seconda questione invece, è la constatazione che il processo di
    fascistizzazione dello Stato è andato talmente avanti da liberare
    dagli orpelli di un controllo, spesso più formale che reale, il loro
    operato. Si sentono liberi di eseguire al meglio il loro compito,
    sicuri che ci penseranno i superiori a trovare la giustificazione
    adatta per spiegare qualsiasi cosa. Del resto a questo si è puntato
    nel corso degli ultimi anni, la stessa noncuranza con cui, nelle alte
    sfere, si calpesta la legge fondante della Repubblica, la
    Costituzione, è il “liberi tutti” per la parte peggiore della società,
    sia essa in divisa, in toga, o coperta dal doppio petto di qualche
    manager o consigliere d’amministrazione.
    Tutte cose già viste, cose per le quali l’arrabbiatura del singolo non
    cambierà nulla, sino a quando la somma dei singoli non sarà in grado
    di organizzarsi, pensionando “rappresentanti” che “chiamano il capo”
    solo perché hanno assaggiato di persona la medicina che “nutre” tutti
    i giorni i lavoratori.

    G.Angelo Billia

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