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Tai Chi?

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(17 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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(Dove và la CGIL?)

DUE GIORNI DOPO

(31 Ottobre 2014)

Dunque, sciopero generale FIOM a novembre, concertazione fra sindacati
(rigorosamente istituzionali) e la Polizia, per la gestione “della
piazza”.
A corollario Camusso chiama il Governo a ripensarci: senza di noi (le
dirigenze sindacali), non ci riuscite a fare quel che volete. Non la
sfiora il fatto che la maggior parte del progetto annientamento
diritti è già passato grazie anche alle sue scelte.
Intanto Renzi incontra il Napolitano del: giusto ciò che si fa, ma
bisogna fare altro.
Là dove altro vuol dire che, il regime deve andare fino in fondo nella
svendita dei diritti dei lavoratori e nel processo di annientamento
delle garanzie democratiche.
Nel clima del vogliamoci bene perché tanto facciamo ciò che vogliamo,
Renzi “concede” un incontro, che chiederà al burocrate europeo capo,
cioè la Merkel, per definire quanti lavoratori si licenzieranno nel
bel paese.
Il tutto avviene mentre l’ISTAT, con gli eufemismi abituali, comunica
che il 28% degli italiani è sulla strada che conduce alle mense di
carità.
Si rendono evidenti alcune questioni, implicitamente contenute nel
quadretto appena delineato.
La dirigenza dei sindacati istituzione, si appresta ad assumere il
ruolo di cane da guardia del regime, in modo formale, accollandosi
anche il cosiddetto ordine pubblico. La cosa avverrà nel modo più
tradizionalmente consono a siffatti dirigenti, strumentalizzando i
lavoratori. Se non fosse così non si spiegherebbe l’annuncio odierno
dello sciopero generale nazionale, sciopero che doveva essere indetto
anni fa, non appena è divenuto chiaro ciò che stava accadendo sul
fronte della ristrutturazione capitalistica, di fronte alla quale,
invece, la triade non ha trovato di meglio che rendersi garante con
l’accordo sulla rappresentanza.
Questo modo di procedere “sindacale” consegna al regime, mani e piedi
legati, centinaia di migliaia di lavoratori, che a questo giochetto
concertativo non ci stanno. E’ evidente che il controllo della piazza
concertato diviene una priorità, soprattutto quando ad occuparla
saranno propaggini di quel 28% messo dal regime ai margini della vita.
Non servono profeti per prevedere ciò che accadrà: tutto ciò che
sfuggirà al viatico confederale in termini di gestione di ulteriori
ridimensionamenti occupazionali, di riduzioni di salario e
quant’altro, finirà nel tritacarne della repressione più dura, fino a
che, pacificate le ribellioni, il regime avrà mano libera anche con
gli illusi affidati alle cure della dirigenza sindacale.
Tranquilli, non è la prima volta che vediamo dirigenti dei lavoratori
passare armi e bagagli dalla parte dei padroni. L’importante è
ricordare come sono finiti storicamente.

G.Angelo Billia

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