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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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ELEZIONI REGIONALI: UNO SPUNTO DI ANALISI A SINISTRA

(25 Novembre 2014)

L’ennesima dimostrazione di superficialità politica dimostrata da Matteo Renzi affermando che “l’astensionismo è un problema secondario” non toglie nulla alla gravità di una situazione che vede un sistema politico come quello italiano attraversato, ormai da diverso tempo, da livelli di mobilità elettorale molto elevati e rivolti in diverse direzioni, fino ad assumere una tendenza inequivocabile in direzione dell’astensionismo.

L’astensionismo ormai è considerato dalla gran parte degli analisti politici come una scelta politica ben precisa, diversa da quell’ipotesi di acquiescenza allo “status quo” che era stato utilizzata per qualche tempo al fine di giustificare la bassa affluenza alle urne nelle elezioni USA.
Nella situazione italiana, sicuramente emblematizzata nel caso di una “regione-simbolo” come l’Emilia- Romagna nell’occasione di domenica scorsa, si può ben affermare che una mobilità elettorale superiore al 50% e rivolta quasi integralmente (i flussi interni alle diverse formazioni politiche risultano, a conti fatti, del tutto marginali) all’astensione sia dovuta almeno a due cause concomitanti e concorrenti: la protesta che non ha più trovato un referente credibile come fu nel caso delle elezioni politiche 2013 il M5S e l’assenza di rappresentanza politica.
Un’assenza di rappresentanza politica resa ancora più evidente da una legge elettorale fortemente incentrata sulla personalizzazione, com’è sempre nel caso dell’elezione diretta, e di conseguenza orientata quasi esaustivamente al conseguimento, comunque, di un prevalente dato di governabilità.
All’interno di questo quadro nel quale tutti hanno perso compresa la Lega Nord che nelle elezioni del 2010 aveva ottenuto 288.601 voti, calando quindi nel 2014 di 56.283 suffragi (un incremento da “illusione ottica” quello leghista dovuto al confronto con i tracolli subiti nelle politiche 2013 e nelle europee 2014) spicca il dato di quella che fu la cosiddetta “sinistra radicale”.
Tralasciamo ai fini dello spunto d’analisi che si cerca di portare avanti in questa sede il dato delle elezioni politiche 2006 (il riferimento è ovviamente alla regione Emilia-Romagna) che pure va citato: in quel frangente, infatti, Rifondazione Comunista raccolse circa 164.000 voti, il Partito dei Comunisti Italiani 70.000, i Verdi 59.000 per un totale dei soggetti che poi avrebbero creato alla Lista Arcobaleno di circa 293.000 voti.
Il salasso realizzatosi nel 2008 con la Lista Arcobaleno risultò particolarmente pesante contraendosi i suffragi complessivamente raccolti a 84.151.
Da quel momento, registrata la scissione di SeL, si può dire che quel blocco di voti sia rimasto intatto, fermo, senza alcun segnale di accrescimento e neppure di flessione. Un vero e proprio “zoccolo duro” in un quadro generale di mobilità elettorale come quello appena analizzato.
Prova ne sia che nel 2013, presentatasi SeL in alleanza con il PD, la Lista Ingroia ottenne 51.630 voti, risaliti alle Europee 2014 con la lista Tsipras comprendente SeL a 93.914 e ridiscesi, SeL nuovamente in alleanza con il PD (38.743 voti) a 50.208.
Dati più o meno analoghi possono essere riferiti anche all’esperienza calabrese.
Sulla base di questi dati è possibile affermare due elementi:
1) Lo ”zoccolo duro” c’è ma è fermo: i soggetti presenti non riescono a intercettare nulla della fortissima mobilità elettorale in atto sia in senso politico (ad esempio, nell’occasione in Emilia-Romagna nella crescita dell’astensionismo può aver agito l’elemento del conflitto Governo-CGIL) sia in senso del rapporto con la crescita della conflittualità sociale, in particolare in rapporto con quella giovanile. Ci sarà tempo per sviluppare un’analisi del voto anche sotto l’aspetto del profilo generazionale ma è già possibile adesso, alla luce dei dati in possesso, stabilire con una certa precisione questi primi dati d’analisi;
2) L’elemento di assenza di rappresentatività politica sicuramente presente in una quota della mobilità elettorale rivolta verso l’astensione e il “blocco” nel voto delle forze che hanno fatto riferimento alla Lista Arcobaleno nel 2008 e che successivamente si sono presentate in diverse forme e modi fanno propendere per un’analisi specifica riguardante l’assenza all’interno del sistema politico di un soggetto in grado di rappresentare le istanze di quote rilevanti della popolazione (quelle poste in condizione più disagiata dal tipo di gestione capitalistica della crisi in atto sia sul piano interno, sia su quello europeo) e di fornire il necessario grado di strutturazione organizzativa in modo da aggregare soggettività politica e consenso da tradurre anche in suffragio elettorale.
Insomma: anche il dato delle regionali 2014 dell’Emilia-Romagna ci indica come siano stretti i tempi per mettere a punto un nuovo soggetto politico capace di rappresentare insieme l’opposizione e l’alternativa attraverso la presenza militante delle forze comuniste e anticapitaliste riunite in un progetto di soggettività per realizzare il quale sarà necessario superare vecchi schemi politicisti ,trovando la strada di nuove forme d’impegno e di organizzazione politica.

Franco Astengo

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