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(28 Maggio 2011) Enzo Apicella
Fincantieri chiude gli stabilimenti di Sestri Ponente e di Castellammare di Stabbia e annuncia 2.500 licenziamenti.

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    (Lotte operaie nella crisi)

    QUANDO GLI OPERAI AVEVANO LA CODA.

    dopo le armi della critica, QUALE LOTTA?

    (29 Novembre 2014)

    Gli operai vincono ogni tanto.
    Perchè insorgono ogni tanto.
    Il resto del loro tempo lo passano a lucidare le proprie catene

    Dopo le armi della critica....
    QUALE LOTTA?

    La forma della lotta degli operai non la decidono gli operai, cosi' come non decidono quando e come iniziarla, o rilanciarla.
    Per loro, operano spazio e tempo capitalista.
    Essi ne sono solo uno strumento,
    fino a quando non hanno coscienza del movimento reale.

    Cosi' come mutano le condizioni di svolgimento della vita reale, mutano anche le condizioni dell'esistenza operaia,
    dello sfruttamento del lavoro salariato,
    della lotta contro di esso, e per il suo superamento.

    Oggi, tutto l'armamentario della protesta non può piu' essere quello del passato, nei tempi in cui le “riforme” le fanno i padroni, e la democrazia diventa il campo di concentramento delle nuove regole imposte dal vincolo europeo.
    Una gabbia fatta di leggi e codici si stringe intorno alle “lotte possibili” fino a renderle inoffensive, difficili a prodursi, comunque inefficaci sia su terreno della difesa che su quello delle conquiste di classe.

    L'intrappolameto del diritto di sciopero unito alla fine del contratto nazionale ed ai processi di precarizzazione generale si combinano nella politica capitalistica contro il salario.
    La repressione preventiva unita all'affinamento del controllo tecnologico delle “lotte possibili” tramutano ogni protesta in un “tentativo” di protesta impossibilitata ad andare a fondo, a produrre risultati, ridotta infine in forma di spettacolarizzazione liturgica e nostalgica.

    Le “lotte possibili” sono quelle che padroni e servi permettono, e spesso, usano.
    Le “lotte possibili” sono quelle compatibili, riassorbibili ed utilizzabili nell'ottica della perpetuazione di sistema.

    “Scioperi civili, cortei rumorosi, occupazioni rituali e stagionali, assedi folcloristici, arrampicate pietose, bandiere, proteste, appelli e raccolte firme, tavoli e trattative, contratti” sono solo alcuni esempi di un bagaglio di forme di “lotta” ancora “possibili” proprio perchè non fanno male a padroni e servi, ma che al contrario, oltre che inutili, contribuiscono ad approfondire ancora di piu' il lungo riflusso di classe.

    C'è bisogno di lotte impossibili!
    Lotte impossibili per padroni e servi che devono diventare possibili per gli operai, pena la loro sparizione come classe per se, almeno per questo ciclo storico.
    Lotte impossibili che superino l'estetica inoffensiva ed inconcludente dei “fuochisti di movimento”, che facciano pagare tutto e caro, che non si esprimano piu' solo pubblicamente esponendo le solite minoranze troppo conosciute.


    Lotte impossibili che producano un'organizzazione adeguata ed eclettica, capace di usare cervello e forza, attrezzata ad attraversare questa fase di sostanziale assenza di movimenti di massa, ed in questa fase innervarsi nel profondo del movimento reale.
    Dopo le armi della critica, occorre forzare gli orizzonti.

    Pino ferroviere

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