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(12 Agosto 2010) Enzo Apicella
Dopo numerosi rinvii, sembra che gli Stati Uniti rispetteranno i tempi previsti per il ritiro delle truppe dall’Iraq

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(Iraq occupato)

Come sonnambuli verso il disastro, in Iran.

I giornalisti dell' informazione di massa, negli USA, stanno procedendo ad occhi chiusi, rendendo più facile la strada a chi sta preparando l' ennesima guerra preventiva.

(2 Aprile 2005)

Verso la fine dello scorso anno, subito dopo le elezioni presidenziali del 2004, fui contattato da qualcuno vicino all'amministrazione Bush, che voleva parlarmi della situazione in Iraq. La fonte mi ha detto che c'era una preoccupazione crescente tra i membri dell'amministrazione per la piega che l'occupazione stava prendendo.

Mi fu detto che l'amministrazione Bush intendeva, fermamente, ristabilire una qualche sembianza di stabilità in Iraq prima del giugno 2005.

Quando chiesi il perchè di quella data in particolare, la fonte fece scoppiare la bomba: perchè era allora che il Pentagono aveva ricevuto istruzioni di sferrare un attacco aereo in grande scala contro l'Iran, il vicino di casa, ad est, dell'Iraq. Lo scopo: distruggere il loro programma nucleare.

"Perchè proprio il giugno 2005?", chiesi. "Gli israeliani hanno paura che se gli iraniani riusciranno a portare avanti il loro programma di 'arricchimento', allora non ci sarà più la possibilità di impedire loro di ottenere un'arma nucleare. Il mese di giugno del 2005 viene visto come una data decisiva."

Per essere precisi, la fonte non aveva detto che il presidente Bush aveva già approvato il piano di bombardare l'Iran nel giugno del 2005, come invece è stato ampiamente riportato dai mezzi di informazione. Il presidente aveva analizzato i piani preparati dal Pentagono per la verifica e la messa a punto delle capacità militari esistenti al momento, in preparazione di un possibile attacco, da prevedersi per il giugno 2005, nell'eventualità il presidente lo avesse ordinato.

Nel febbraio 2005, però, il segretario di Stato Condoleeza Rice ha dichiarato agli alleati europei, in risposta alle richieste di chiarimenti riguardo la possibilità di un attacco americano all'Iran nel mese di giugno: "Questo (l' attacco militare) non è in programma per il momento. Abbiamo a disposizione mezzi diplomatici per risolvere la questione".

Lo stesso Bush ha fatto eco alla dichiarazione della Rice affermando che: "Questa notizia, secondo la quale gii Stati Uniti si starebbero preparando ad attaccare l'Iran, è semplicemente ridicola". Poi ha aggiunto in tutta fretta: "Detto questo, tutte le opzioni sono ancora sul tavolo". In poche parole, sia il presidente che il segretario di stato dicevano la verità ed il contrario della verità, allo stesso tempo.

Ad essere sinceri non c'è in effetti alcun attacco americano in programma. Almeno, non fino al giugno del 2005.

I mezzi di informazione americani oggi stanno avanzando ad occhi ben chiusi, come sonnambuli, nella direzione di una guerra americana all'Iran, con tutta l' incompetenza e la mancanza di integrità morale dimostrata già durante l'intera campagna di preparazione di quella che è stata poi la guerra contro l'Iraq.

A prima vista non sembrerebbe essere qualcosa di straordinario il fatto che il presidente degli Stati Uniti ordini al Pentagono di prepararsi a sferrare un attacco militare all'Iran nel mese di giugno. Non è un segreto che l'Iran sia sempre stato uno degli obiettivi degli ideologi dell'amministrazione Bush: il presidente stesso, nel 2002, ha collocato l'Iran nell'asse del male ed ha dichiarato che il mondo sarebbe stato un posto migliore se il governo iraniano fosse stato gettato nella pattumiera della storia.

L'amministrazione Bush ha anche espresso grande preoccupazione per i programmi nucleari dell'Iran, preoccupazione condivisa anche da Israele e dall'Unione Europea, sebbene con diversità di toni ed intensità.

Nel settembre 2004 l'Iran ha opposto un rifiuto alla richiesta da parte dell'International Atomic Energy Agency di mettere fine al programma per la produzione di combustibile nucleare (che molti, negli Stati Uniti ed in Israele, credono strettamente connesso ad un programma segreto di armamenti nucleari).

L'Iran ha poi testato un missile con una gittata tale da colpire eventuali bersagli in Israele oltre ad impianti militari statunitensi in Iraq ed in tutto il Medio Oriente.

La reazione iraniana ha favorito un serio ri-esame delle rispettive strategie, sia da parte di Israele che degli Stati Uniti.

Il ripensamento strategico di Israele è stato in parte motivato dalla linea di condotta dell'Iran ed in parte dalle valutazioni elaborate, nell'agosto 2004, dagli stessi servizi segreti israeliani nei confronti del programma nucleare iraniano.

Secondo queste valutazioni l'Iran sarebbe riuscito a completare il programma di arricchimento nucleare in "meno di un anno". Se all'Iran fosse stato permesso di raggiungere questo traguardo, proseguiva il rapporto, sarebbero allora arrivati al 'punto di non ritorno' nel loro programma di riarmo nucleare. La data stabilita per queso 'punto di non ritorno' era il giugno del 2005.

Il ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, ha dichiarato che 'Israele non tollererà in alcun modo il possesso di armi nucleari da parte dell'Iran'.

Nell'ottobre del 2003, Israele aveva formulato un piano per un attacco preventivo contro le più importanti installazioni nucleari iraniane, compreso il reattore nucleare di Busher (progettato per diventare attivo nel 2005).

Questi piani sono stati continuamente aggiornati, cosa che non ha potuto fare a meno di attirare l'attenzione della Casa Bianca.

La strategia di Israele nei confronti dell'Iran, più precisasmente quando si è trattato di porre fine in qualche modo al suo programma nucleare, è sempre stata quella di lasciare che fossero gli USA a prendere le decisioni.

"L'Iran si può fermare" ha dichiarato un autorevole funzionario israeliano "solo se gli USA prenderanno la guida, con il supporto dei paesi europei, e sottoporranno la questione all'ONU, usando il canale diplomatico e lo strumento delle sanzioni, uniti ad ispezioni fatte in modo approfondito ed in totale trasparenza".

A quanto pare le posizioni di Tel Aviv e di Washington D.C. non sono troppo distanti su come affrontare strategicamente la questione iraniana, a parte un sottinteso "e...se": e se gli Stati Uniti non sostenessero adeguatamente le iniziative diplomatiche europee? E se non avessero alcun interesse a lasciar fare agli ispettori dell' I.A.E.A. (Agenzia Internazionale per l' Energia Atomica)? E se intendessero le sanzioni ONU unicamente come strumento di pressione permanente fino a che non si creassero le condizioni per un cambiamento di regime a Teheran, invece di vedere in esse uno strumento per obbligare l'Iran a cooperare alla distrutturazione del proprio programma nucleare?

Perchè il problema è che, nonostante le recenti tiepide dichiarazioni di Bush e Condoleeza Rice, gli USA non approvano completamente la diplomazia europea nei confronti dell'Iran. La considerano solo un progetto 'destinato al fallimento'. L'I.A.E.A., dopo ampie e particolareggiate ispezioni negli impianti nucleari iraniani nel novembre 2004, ha pubblicato un rapporto ufficiale nel quale si dichiara che non ci sono prove di un programma per il riarmo nucleare in Iran. L'amministrazione Bush ha risposto con un tentativo di espulsione del capo degli ispettori dell'I.A.E.A., Mohammed al-Baradei.

Del resto il modo in cui l amministrazione Bush spinge verso le sanzioni ONU, è prova evidente di quale siano le loro intenzioni: fare in modo che le sanzioni siano il più possibile dolorose e durevoli.

Una curiosità: la data stabilita da Bush e dai suoi per la richiesta di sanzioni ONU nei confronti dell'Iran è il mese di giugno del 2005.

Secondo un giornale pubblicato dall'esercito USA, pubblicato a Vienna verso la fine del mese scorso, gli Stati Uniti daranno tempo alle discussioni e trattative europeo-iraniane fino al giugno del 2005.

"In ultima analisi solo l' assoluta cessazione e lo smantellamento totale della produzione di materiale fissile ci potrà dare una qualche garanzia che l'Iran abbia abbandonato le proprie ambizioni relativamente alle armi nucleari", ha dichiarato il giornale dell'esercito americano.

L'Iran ha definito questi ragionamenti "allucinazioni" dell'amministrazione Bush.

I mezzi di informazione americani oggi si stanno avviando ad occhi chiusi, come sonnambuli, verso una guerra contro l'Iran. Sanzioni economiche e attacchi militari non sono esattamente la stessa cosa. A meno che l'architetto della politica statunitense nei confronti dell'Iran, non abbia intenzione di prendere le sanzioni in minima considerazione.

Arriva John Bolton, che, come l'ex sottosegretario di stato per il controllo delle armi e della sicurezza internazionale dell'amministrazione Bush, è responsabile della stesura dell' attuale progetto strategico statunitense nei confronti dell'Iran.

Nel febbraio del 2004, Bolton ha gettato il guanto della sfida, dichiarando che l'Iran aveva 'un programma nucleare segreto', sconosciuto all' I.A.E.A. 'Non c'è dubbio che l'Iran abbia un programma di produzione di armi nucleari segreto', ha dichiarato Bolton, senza portare nessuna prova a sostegno delle proprie affermazioni.

Questo è lo stesso John Bolton che in passato aveva accusato Cuba di stare lavorando ad un programma di produzione di armi biologiche, un'affermazione dalla quale perfino l'amministrazione Bush si è trovata costretta a prendere le distanze.

John Bolton è quel funzionario di Bush che ha dichiarato che i tentativi di trattativa diplomatica tra l'Europa e l'Iran erano 'destinati al fallimento'. E' il funzionario dell' amministrazione Bush che ha guidato la carica per rimuovere Mohammed al-Baradei dall'I.A.E.A.

Lui è anche quello che, nel disegnare il progetto della strategia USA per convincere l'ONU a imporre sanzioni economiche, ha chiesto al Pentagono di prepararsi a sferrare un attacco militare 'robusto' all' Iran se all'ONU non si dovesse trovare l'accordo per le sanzioni.

Bolton sa meglio di altri quanto scarse siano le possibilità che una proposta di sanzioni sponsorizzata dgli USA contro l'Iran possa ottenere il favore del Consiglio di Sicurezza.

L'ostacolo principale è la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza che non solo possiede diritto di veto, ma è anche il maggior sostenitore (e rifornitore) dell'Iran e del suo programma nucleare.

John Bolton ha costruito la sua carriera sui tentativi di tagliar fuori la Russia. Bolton è stato una figura chiave tra quelli che hanno contribuito alla trattativa del maggio 2002 per la riduzione degli armamenti, firmata da George W. Bush e Vladimir Putin a Mosca.

Questo trattato era stato progettato per ridurre gli arsenali nucleari, sia dell'America che della Russia, di due terzi, in 10 anni.

Quel trattato, però, con immenso dispiacere della Russia, si è dimostrato ad oggi inefficace ed inutile, grazie ad una scappatoia legale, ispirata da Bolton, che l' amministrazione Bush aveva inserito nella forma e nelle 'pieghe' del trattato stesso.

John Bolton sa che la Russia non sarà d'accordo sulle sanzioni contro l'Iran, il che rende ancor più degni di nota e di interesse i preparativi militari progettati dal Pentagono.

La nomina di Bolton come ambasciatore all'ONU suscita curiosità e preoccupazione. Questo è l'uomo che, nel 1994, davanti ad una conferenza organizzata dalla World Federalist Association, dichiarò: 'L'O.N.U. non esiste".

Nel 1999, in un articolo apparso sul 'Weekly Standard', Bolton scrisse che per gli Stati Uniti sottomettersi alla volontà del Consiglio di Sicurezza, significava 'veder ostacolata la propria libertà di decisione sull'eventualità di usare la forza per difendere gli interessi nazionali.'

Bolton non permetterà che gli obblighi derivanti da accordi, come quelli che gli USA si son dovuti trovare a firmare e ratificare nella Carta delle Nazioni Unite, ostacolino il loro cammino. 'I trattati sono legge solo per quanto riguarda la politica interna degli USA', ha scritto in un articolo pubblicato dal Wall Street Journal il 17 novembre 1997. 'Per quanto riguarda le operazioni internazionali, i trattati sono solo delgi obblighi politici'.

John Bolton crede che l'Iran dovrebbe essere isolato dalle sanzioni ONU e che, se non dovesse mettere fine al proprio programma nucleare, dovrebbe allora affrontare le conseguenze di una possibile azione militare e, come l' amministrazione Bush ha già dimostrato in passato, in particolar modo in Iraq, questa minaccia dovrebbe essere reale e consistente. Naturalmente dovrebbe essere sostenuta dalla volontà e determinazione di metterla in pratica ed andare fino in fondo.

L'amministrazione Bush ha tutte le intenzioni di spingere a fondo per le sanzioni ONU e di fare in modo che siano il più possibile dolorose e durature. John Bolton e altri dell' amministrazione argomentano che, nonostante la mancanza di prove, le intenzioni nucleari dell'Iran siano ovvie.

In risposta, Mohammed al- Baradei, ispettore dell' I.A.E.A., ha fatto notare la mancanza della 'pistola fumante', che dimostrerebbe il coinvolgimento dell'Iran in un programma per gli armamenti nucleari. 'Non siamo Dio', ha detto. 'Non possiamo decifrare le intenzioni'.

L'intento degli Stati Uniti nei confronti dell'Iran, se guardiamo alla storia, ai precedenti ed alle personalità coinvolte, è, però, chiaro come l'acqua: l' amministrazione Bush ha intenzione di bombardare l'Iran.

Se questo attacco avrà luogo nel giugno del 2005 oppure no, o quale altra sarà la data per la quale il Pentagono ha ricevuto istruzioni di essere pronto, una volta che tutti i preparativi sono stati fatti, è questa l'unica domanda alla quale non sappiamo ancora trovare una risposta.

Ed oltre a questo, ci domandiamo anche se i giornalisti che popolano i mezzi dell'informazione di massa americana continueranno ad avanzare ad occhi chiusi, come sonnambuli, spianando così, ancora una volta, la strada verso un altro disastro in Medio Oriente.

Note: Scott Ritter, Ispettore Capo delle Nazioni Unite in Iraq, 1991-1998, autore del dossier 'Iraq: la storia mai raccontata della cospirazione dei servizi segreti americani'.

Traduzione di Patrizia Messinese per Peacelink.
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (Associazione PeaceLink), l'autore e la traduttrice.

Articolo originale: http://www.commondreams.org/views05/0330-31.htm


Al Jazeera - 30 marzo 2005

Scott Ritter

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