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(2 Marzo 2012) Enzo Apicella

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Grecia: i mercati tremano, noi no

(10 Dicembre 2014)

Le principali borse europee in poche ore hanno bruciato circa 220 miliardi di euro appena è risultato chiaro che la Grecia va verso elezioni anticipate. A significare bene l'incompatibilità tra la democrazia e gli interessi del capitale. Certo c'è una ragione molto concreta a sostegno di questo crollo: I mercati, gli speculatori sanno bene che il debito pubblico di parte rilevante dell'area euro non è più sostenibile, non verrà mai onorato. E temono che nell'urna i Greci affossino l'Unione Europea e la sua moneta facendo diventare cosi i titoli di stato niente di più che semplice carta straccia.(...)
La cura criminale imposta al popolo Greco ha prodotto tassi di crescita alti e ripresa della produzione industriale ma le conseguenze sociali sono devastanti. Il reddito è crollato del 40% , lo stato sociale è stato distrutto. Un quarto della ricchezza del paese è semplicemente scomparsa nel nulla. Eppure non basta ancora. Il mostro a tre teste che governa il mondo pretende ancora sacrifici dai Greci. Così come li chiede a tutti i popoli d'Europa. Per questa ragione se i mercati tremano, per noi è una buona notizia. Non sappiamo se il voto in Grecia sarà davvero il colpo decisivo per cancellare gli infami trattati della Ue. Abbiamo qualche dubbio sul fatto che si possa davvero sovvertire l'attuale regime senza un nuovo poderoso ciclo di lotte sociali che indichi una chiara alternativa all'austerità. Tuttavia quello che sappiamo con certezza è che una rottura è necessaria, indispensabile se non si vuole far precipitare l'Europa nel baratro di un nuovo conflitto, di una nuova stagione di odio. La democrazia, il protagonismo e le lotte sociali sono i nemici numeri uno degli interessi della finanza che non a caso ormai considera niente più che intralci le costituzioni antifasciste, il diritto stesso del lavoro. L'Europa unita dei popoli, il sogno millenario non è mai nato, impedito dalle conseguenze sociali di una costruzione basata sui profitti e sulle rendite. L'altra Europa non potrà che nascere sulle ceneri dell'attuale e bisogna prendere atto della sua irriformabilità. Il 12 è sciopero generale in Italia, il 15 in Belgio, che sia appunto solo l'inizio dell'altra Europa che vogliamo.

Sergio Bellavita

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