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(27 Novembre 2011) Enzo Apicella

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Un sguardo nella crisi mondiale

(11 Dicembre 2014)

Sebbene numerosi analisti intravedano un’opportunità nella caduta dei prezzi internazionali del petrolio per la ripresa dell’economia mondiale, la certezza è che essa annuncia un periodo catastrofico per numerosi paesi che sono sopravvissuti alla crisi grazie alle elevate rendite petrolifere. Al principio del secolo ed anche recentemente, il barile di petrolio era salito da 10 a 150 dollari – con una ricaduta molto forte nel 2009, dalla quotazione media di 100 dollari prima del crollo ai 75 dollari. Oggi, il collasso, in poche settimane, è stato superiore, in alcuni casi, del 25%. Eccetto gli Stati Uniti, le variazioni dei prezzi internazionali non influenzano i prezzi interni e risultano, per questo motivo, innocui per riattivare i consumi. Si presenta alla maggior parte dei governi la necessità di imposte sui combustibili per far fronte al pagamento del debito pubblico ed al riscatto delle banche. Mentre il prezzo corrente continua a salire su qualsiasi scala, il suo impatto negativo sul saggio di profitto delle compagnie petrolifere è molto forte e dovuto all’aumento dei costi che hanno accompagnato l’aumento dei prezzi, ovvero da una distribuzione della rendita fra tutti i settori che sono intervenuti nella produzione (settore tecnologico), dalla incorporazione di giacimenti che richiedono processi più costosi e dall’incremento degli investimenti. La caduta del prezzo del petrolio si estende in tutti i settori minerari ed alimentari. Questa svolta modifica il corso della crisi mondiale in quanto esattamente nella periferia, nello stesso momento essa è divenuta più acuta in Europa e in Giappone. In principio, questa tendenza collega l’attuale crisi mondiale con quella degli anni ’30 del secolo scorso, la quale si era caratterizzata, in entrata, da una forte crisi agraria e dal crollo del commercio estero dei paesi meno sviluppati.

La caduta del prezzo internazionale del petrolio è attribuita a diversi fattori: la caduta della domanda da parte di Cina ed Europa, un forte aumento della produzione di combustibili non convenzionali [1] negli Stati Uniti e da un recupero della produzione in Libia ed in Iraq. La crisi di sovrapproduzione in Cina risulta decisiva, dato che la presenza economica della Cina ha assunto un fattore fondamentale nell’espansione del mercato mondiale. Cina che si ritrova, allo stesso tempo, alla vigilia di una implosione finanziaria. Dall’altro lato, l’elevatissima rendita petrolifera ha aperto uno spazio sui costi per la produzione del gas e del petrolio non convenzionale negli Stati Uniti. Nel mercato nordamericano, il prezzo del gas è calato al limite della redditività. La discesa del prezzo della nafta alla pompa di benzina – o del gas per l’industria e per i riscaldamenti – verrà offuscata dalla chiusura dei giacimenti, la cui produttività è in calo. Il boom dei combustibili negli Stati Uniti è stato incoraggiato da tassi di interesse bassi che hanno permesso di finanziare investimenti che sarebbero stati proibitivi con altri tassi. Da carnefice nella lotta al petrolio, gli Stati Uniti potrebbero convertirsi in vittima, nel caso in cui venga soddisfatto il desiderio della banca centrale di aumentare i tassi di interesse. Se questo non avverrà per la pressione dell’industria, verrebbe bloccato l’intento ufficiale di evitare ordinatamente una implosione finanziaria internazionale.

Una “guerra per il petrolio”

Un fattore essenziale del tracollo della rendita petrolifera proviene, obbiettivamente, dall’Arabia Saudita, la quale nega la restrizione dell’offerta di combustibili per l’arresto della caduta del prezzo, al fine di non far beneficiare i suoi competitori. Si potrà affermare che si è innestata una sorta di guerra per il petrolio tra Stati Uniti e Arabia Saudita, perche se gli americani ancora non esportano, hanno si smesso di importare. I sauditi tengono le spalle larghe per sopportare una guerra dei prezzi, anche se ad un certo punto: seppur si mantengono i costi più bassi del mondo, viene meno il presupposto dello stato dipendente come nessun altro dagli introiti del petrolio. Una diminuzione dei sussidi pubblici destabilizzerebbe l’ordine pubblico nell’agitatissimo Medio Oriente.

I legami fra i paesi indeboliti ed in escandescenza da questa crisi vedono Brasile, Russia e Venezuela. I costi di Petrobras [2] e di PDVSA [3] superano agevolmente gli attuali prezzi del petrolio, a questi livelli entrambe le imprese sono impraticabili. Il problema è che, inoltre, mantengono debiti giganteschi che sono fonti di finanziamento per gli stati con ancor maggior debiti. Le azioni di Petrobras si collocano a metà del suo picco storico; i brasiliani sono stati avvertiti da questa catastrofe con largo anticipo, quando l’avventuriero manager nazionale e popolare del Brasile, Elke Batista, fece bancarotta, come un Cristobal Lopez prestato al paese vicino. In Russia sussiste tutto ciò con l’aggravante che le varie compagnie internazionali hanno abbandonato le partecipazioni con le compagnie russe, nell’ambito delle sanzioni della Nato per la crisi in Ucraina. L’oligarchia russa ha fatto causa comune con il capitale internazionale e sta esportando capitali dalla Russia su larga scala; il rublo ha perso il 30% del suo valore in tre mesi. Tutto questo vale anche per l’Ecuador e la Bolivia. La crisi brasiliana si estenderebbe a tutto il suo vicinato. Come si è detto essa arriverà e si avviterà in una spirale che comprende tutto l’universo delle materie prime.

La principale ripercussione, ovvero un’approssimazione della crisi mondiale in corso con quella degli anni ’30, si riscontrerà nel commercio mondiale, dato che rafforzerà le tendenze all’autarchia economica, fino ad una crisi del sistema monetario internazionale. L’ “ascesa” del partito repubblicano negli Stati Uniti diventa rilevante, in questo contesto, perche è lo sbandierare la guerra commerciale. E naturalmente del conflitto interno, dove si posiziona il processo di Ferguson.


Jorge Altamira - Prensa Obrera 1342



Note

[1]Si veda tutto il discorso centrato sullo “shale oil”, combustibile ricavato da nuove tecniche di trivellazione che, attraverso la frantumazione dell'argilla, consentono di raccogliere anche il greggio conservato nei pori delle rocce impermeabili.

[2]Compagnia brasiliana di ricerca, estrazione, raffinazione, trasporto e vendita di petrolio con sede a Rio de Janeiro

[3] Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA) è la compagnia petrolifera statale venezuelana

Alfa Gamma - Pcl Salerno

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