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Roma, 10 dicembre 2014: una combattiva e affollata assemblea di lavoratori e lavoratrici in Campidoglio

(11 Dicembre 2014)

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E’ stata partecipata da diverse centinaia di persone l’assemblea “Le mani sporche sulla città” promossa da lavoratori e lavoratrici, delegati e delegate USB del Comune di Roma, delle Aziende partecipate e delle Cooperative sociali: indetta per le ore 12.00, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, ha avuto inizio effettivo alle 13.15. Come i relatori hanno tenuto a precisare, la decisione di differire l’inizio della discussione è stata una scelta, volta a permettere ad alcuni partecipanti, segnatamente alle educatrici dei Nidi e alle insegnanti delle scuole materne della Capitale, di prendere parte all’iniziativa, dopo aver svolto il proprio turno di lavoro nelle strutture di riferimento.
La discussione ha offerto una panoramica assai esauriente della condizione dei dipendenti diretti e indiretti del Comune, o legati ai servizi esternalizzati dagli Enti Locali, sottolineando a più riprese i potenziali, devastanti effetti del Contratto Decentrato. Ad aprirla è stato un Delegato USB che ha fatto riferimento alla complessa e variegata composizione della forza lavoro del Comune di Roma, delle partecipate e delle “esternalizzate”, definita “Universo Comune di Roma”. Dichiarando poi solidarietà ai lavoratori della Cooperativa “29 giugno”, struttura, come è noto, travolta dalle recenti vicissitudini giudiziarie, che hanno visto l’arresto, tra gli altri, del Presidente Buzzi: “Non dimentichiamo che, oltre al ‘Mondo di mezzo>’ne esiste anche un altro, che possiamo declinare con il nome di Classe Lavoratrice”.

Successivamente, così si è espresso Roberto, rappresentante USB del Comune: “Questa città è commissariata! E lo è dai tempi di Alemanno. Da allora, abbiamo due bilanci, uno a gestione commissariata, uno a gestione ordinaria. L’inchiesta ‘Mafia Capitale’ ha portato alla luce solo la punta dell’Iceberg di un sistema marcio, che ha le sue ramificazioni in tutti i servizi pubblici” Ma non va dimenticato, per fare solo un esempio, che già “ai tempi di Veltroni, la Multiservizi riceveva forti finanziamenti per lavori di manutenzione e di giardinaggio che poi, in realtà, non svolgeva”. Si può dunque parlare di un sistema malato alla radice, che va riformato completamente: ciò è evidentemente sia compito dei lavoratori del Comune che di quelli esternalizzati. Del resto, “un anno fa il Comune è stato sottoposto alle indagini degli ispettori del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che hanno riscontrato molte irregolarità ed appalti truccati”. Peraltro, A margine ”di quella corposa inchiesta è stato anche segnalato, come ‘illegittimo’, il Salario accessorio erogato ai lavoratori. E solo su quest’ultimo punto Marino si è mosso, ‘tagliando’ il Salario! Senza toccare quello dei Dirigenti, che, negli ultimi anni, è aumentato del 350%.(…)”.

Una testimonianza preziosa è stata quella di Valentina, operatrice della Coop “29 giugno”: “Noi oggi non siamo né mondo di Sopra, né mondo di Mezzo. Siamo gli Ultimi. Chiediamo non a Buzzi e a Carminati, ma ai Politici: cosa farete dei nostri posti di lavoro? Perché è chiaro che il sistema dei Bandi non funziona. Ma i nostri stipendi saranno erogati, i nostri posti di lavoro mantenuti? Domani avremo il primo incontro con il Commissario Giudiziario, e sapremo quali saranno le procedure, sapremo qualcosa in più sul nostro futuro. Noi no sapevamo che Buzzi percepiva 25.000 Euro al mese; sapevamo solo che ci ha fatto tirare il collo per quattro Euro di Indennità. Siamo stati messi tutti nello stesso calderone con i delinquenti e i mafiosi. Siamo solo lavoratori a basso salario, 1.400 lavoratori che rischiano il posto”.

Caterina, rappresentante USB delle educatrici dei Nidi comunali, ha sottolineato la positività della giornata, soprattutto in relazione alla partecipazione di lavoratori di diversi settori, “perché, per tanti anni, sono stati molto bravi a dividerci. Invece oggi sono presenti lavoratori ATAC, AMA, educatrici e maestre, il personale delle Coop”. A suo avviso, si tratta di un segno di quanto siano fittizie le divisioni tra Pubblico e Privato. Poi si è prodotta in una descrizione della condizione sua e delle sue colleghe, con riferimento alle conseguenze della riorganizzazione dei servizi scolastici di Roma Capitale: “Nei servizi educativi e per l’infanzia ci sono molte lavoratrici a contratto giornaliero, che rischiano di ritrovarsi in mezzo a una strada dopo anni di servizio. E le carenze di organico che ne conseguiranno, andranno ad appesantire i carichi di lavoro per le colleghe di Ruolo. Immaginate che, nei servizi rivolti ad utenti da zero a tre anni si passerebbe da un rapporto di una operatrice ogni sei bambini, ad un rapporto di uno a dieci, o dodici, o quindici, come vorrebbe questa Amministrazione. Ma il peggio sarebbe che ne verrebbe meno il Diritto all’educazione dei nostri figli. Si tornerà ad una situazione simile a quella dell’OMNI dell’epoca fascista. Io, che sono ormai una vecchia educatrice, mi vedrò costretta ad un ruolo di custode, di guardiana. Ma oltre 3.000 educatrici, che ogni giorno, negli ultimi sei anni, hanno svolto il loro servizio senza alcuna garanzia, verranno buttate fuori. Neppure licenziate, giacché, per tutti questi anni, hanno lavorato a Contratto giornaliero. Non possiamo permettere che ciò accada, a loro come ai lavoratori dell’ATAC, o a quelli della Coop “29 giugno”, e tutto ad opera di una Amministrazione collusa: non dimentichiamo che il Segretario generale di questa Giunta è lo stesso dell’Era Alemanno”. Concludendo il suo intervento Caterina ha chiesto “alle Educatrici di non andarsene, e di aspettare le colleghe che a quest’ora lavorano: saremo tutte al Presidio qui, in Campidoglio, a Via del tempio di Giove.”

Un Delegato USB dell’ATAC ha esordito facendo riferimento alla più stretta attualità: “A me non interessa sapere se questa Mafia Capitale è nera, rossa, grigia, ma che fine faranno i posti di lavoro. Alcuni di noi, banalmente, credevano che gli ultimi scandali fossero un alibi per accelerare il processo di privatizzazione dell’ATAC; ma, in realtà, c’è molto di più. Il fatto è che ATAC ha un miliardo e mezzo di debiti. Ciò che accadrebbe in caso di privatizzazione è dimostrato dagli eventi maturati all’epoca delle privatizzazioni degli anni ’90: quelli, per intenderci, che videro il passaggio da SIP a Telecom. Nei trasporti, un esempio di ciò che la privatizzazione potrebbe rappresentare è costituito dal Consorzio Roma TPL: la Società, per intenderci, che ha sospeso i colleghi Ilario e Valentino, ‘rei’ di aver espresso le proprie critiche sull’operato dell’azienda sui media. I lavoratori TPL non hanno ancora avuto gli stipendi di ottobre e novembre. Nonostante ciò, le esternalizzazioni costano”. In particolare nei trasporti, “il servizio esternalizzato ha dimostrato, sin dai tempi di Rutelli, di costare tre volte di più di quello svolto dall’ATAC”. In sostanza, “i lavoratori esternalizzati vengono precarizzati servendosi dei soldi pubblici. Pertanto, “chiediamo che i 200 lavoratori TPL siano riassorbiti da ATAC, che si rafforzi e si difenda un servizio di trasporto pubblico, fuori dai tentacoli della Politica e dei Sindacati corrotti: perché, quando mi siedo a un tavolo di trattativa, mi ritrovo spesso come controparte un dirigente ex-sindacalista. Nei prossimi giorni approderà al Consiglio dei ministri un Decreto, che prevede che tutte le Aziende pubbliche in debito dovranno essere smantellate, e privatizzate, con grandi vantaggi per chi rileverà realtà come ATAC. La quale ha oltre un miliardo di viaggiatori-utenti l’anno, ognuno di questi, pagante; consentitemi la battuta: se ne avessi la possibilità, me la comprerei io stesso”.
Cinzia, precaria del Comune di Roma, ha sottolineato la presenza di un’autentica folla di giornalisti, mettendo in luce quanto ci sia “bisogno di scandali per attirarne l’attenzione. Ma, almeno noi, non distogliamo l’attenzione dalle lotte: quando, in diversi municipi, le supplenti dei Nidi e delle scuole materne son state lasciate a casa e le colleghe di ruolo, giustamente, non hanno accolto i bimbi nelle scuole, ci sono stati molti momenti di solidarietà da parte dei genitori. Vogliamo dirlo chiaro e forte: a queste condizioni non si lavora; abbiamo l’Amministrazione e i Sindacati confederali contro: solo la creazione di una rete di solidarietà tra lavoratrici e utenti potrà farci vincere!”

Giovanni, dell’USB AMA ha ribadito l’esistenza, da lungo tempo, di “un patto consociativo tra classe politica locale e sindacato confederale”. Un fenomeno sorto addirittura nell’era di Rutelli e giunto sino all’attuale, passando per quella gestione Alemanno che “ha rappresentato l’apoteosi delle spartizioni, delle carriere, delle Parentopoli. Giovanni Fiscon, oggi arrestato in seguito all’ultima inchiesta, fino all’anno scorso dichiarava, alla luce del sole, di essere costretto ad affidare unicamente servizi finanziati con un budget inferiore ai 40 mila Euro, per poter ‘saltare’ le gare di appalto”. In più, Giovanni ha segnalato le volgari modalità con cui viene portato avanti, dai media, l’attacco nei confronti dei lavoratori di AMA, bersagliati come tutti i lavoratori del pubblico e indicati al pubblico ludibrio come ‘garantiti’ e/o ‘assenteisti’. Ciò, “mentre la stessa classe politica responsabile dello sfacelo attuale dichiara che le Partecipate devono sparire per lasciare spazio al Privato; quando i fatti recenti mostrano, qualora ce ne fosse bisogno, che è proprio la presenza del Privato a far crescere gli “appetiti” di politici, imprenditori e criminali. Una realtà così evidente contrasta con ciò che si legge, ormai ogni giorno, sui maggiori quotidiani: che il problema del Comune è l’esistenza delle Partecipate. Il problema, per me, è che manca la voce dei lavoratori. Sta a noi trovare il modo per farla sentire.”
Molto interessante, per le potenzialità che ha lasciato intravedere e per l’espressa volontà di superare la barriera tra cittadini-utenti e lavoratrici, l’intervento di Sabina: mamma di una bimba ‘utente’ di un nido, ed educatrice di Nido nella stessa città di Roma: “ “Come mamma ed anche come educatrice (di un nido in VI municipio) ho coinvolto sia le mamme ed i papà del nido di mia figlia, sia genitori e colleghe di quello dove lavoro. I genitori ci appoggiano, nonostante le difficoltà. La paura è tanta, per il futuro dei nidi: queste strutture diventeranno pollai. Andiamo tutte in corteo! Scusate l’emozione…”

Un lavoratore della Coop “29 giugno” ha tenuto a precisare che “su di noi non ricade certo alcuna delle responsabilità per il malaffare imperante, ma un’altra di tipo diverso: abbiamo da tempo abdicato alla difesa dei nostri diritti, e questo ha aperto la strada alla malagestione. Ormai è chiaro che le esternalizzazioni creano il malaffare..Sicuramente organizzarsi e lottare costa, ma si deve fare; altrimenti si lascia il campo alle Mafie”. Non va dimenticato che, se con “alcuni compagni stiamo tentando un lavoro politico nelle periferie, chi, dai vertici delle Coop, ha rubato, fino a ieri attizzava l’odio degli abitanti delle periferie contro i rifugiati”.
Valentina, un’altra dipendete della Coop “29 giugno” ha chiesto “certezze per i 1.400 posti di lavoro, poiché dal 31 dicembre non rischiano il lavoro solo i precari, ma anche chi ha il contratto a tempo indeterminato. Noi siamo le vittime, lavoratori e utenti. L’articolo 3 della Costituzione riguarda sia noi lavoratori che i migranti con cui lavoriamo. La 29 Giugno era considerata il ‘fiore all’occhiello’ tra le Coop per il reinserimento degli ex detenuti, che altrove erano discriminati. Non vogliamo essere noi a pagare per questo schifo!”

Marco Ralli, Delegato RSU-Enti locali per il Sindacato Asbel/cnl ha ricordato l’assemblea delle RSU del giorno precedente: “relativa al Contratto Decentrato dei dipendenti comunali e delle partecipate”. In quella sede, “si è votato anche su una Piattaforma proposta dai sindacati confederali, che i lavoratori non avevano ancora avuto modo di leggere, tanto meno di discutere. Noi ci siamo andati non certo con chissà quale speranza ma, semmai, con una domanda: perché, a fronte del ‘terremoto’ attuale si continua a dire che il problema per le casse comunali è quello degli stipendi dei dipendenti? Il Comune ha recentemente comunicato al MEF che, a fronte di salari bloccati da anni, la produttività del lavoro pubblico comunale è aumentata: e tutto ciò, mentre la Mafia Capitale prosperava e i ‘controllori’ dormivano. Nella mozione presentata ieri da tutte le RSU non controllate dai Sindacati confederali, si respingeva il Contratto decentrato e si chiedeva la sospensione della trattativa con questa Amministrazione collusa con il Malaffare. CGIL e CISL, bastione del blocco concertativo su cui Roma si regge da anni, hanno votato contro. Nonostante la bocciatura della nostra mozione, abbiamo notato con soddisfazione che molte RSU sono passate al Sindacalismo extraconfederale, e questo è un piccolo ma significativo passo in avanti per la costruzione di un blocco sociale con tutte le forze sane della Città”.

L’assemblea si è conclusa con l’idea di indire “una grande manifestazione entro Natale, per ribadire il rifiuto della logica delle esternalizzazioni”, nonché ricordando il momento di piazza già indetto per il 13 dicembre a San Lorenzo, sotto il motto “La città è nostra”.
Ma già nel pomeriggio, raccogliendo l’appello di Caterina, quasi duecento educatrici e maestre di Roma capitale che vi avevano partecipato hanno deciso di presidiare il tavolo delle trattative preposto a discutere la riorganizzazione dei servizi scolastici di Roma all’interno dell’Ufficio del personale. Circa 20 di loro hanno trascorso la notte all’interno del Dipartimento Risorse Umane del Comune di Roma: in tre hanno cominciato oggi uno sciopero della fame.

Leonardo Donghi

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