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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
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(Dove và la CGIL?)

Sciopero del 15 aprile 2005: il nemico è in casa nostra

volantino sullo sciopero dei metalmeccanici

(9 Aprile 2005)

Sciopero del 15 aprile 2005. Il sindacato scopre che chiudono le fabbriche, licenziano gli operai. Scopre che hanno precarizzato i rapporti di lavoro.

Quanti accordi hanno sottoscritto di mobilità, cassa integrazione e chi ha introdotto il lavoro interinale? E ancora, chi ha recepito tramite accordi la famigerata legge Biagi? Il sindacato non può nascondersi dietro un dito, è andato a rimorchio delle necessità del padrone cercando ed imponendo anche il consenso degli operai.

Le fabbriche non hanno chiuso dall’oggi al domani.

L’elenco è interminabile. L’Alfa di Milano, la Breda, la Falck e altre migliaia di medie e piccole fabbriche, hanno chiuso i battenti.

Il sindacato grida alla crisi del sistema industriale ed invece di attaccare la ricerca del massimo profitto come la vera ragione della crisi dell’industria, non trova di meglio che chiedere ancora soldi e facilitazioni a favore degli italianissimi padroni per renderli più forti sul mercato mondiale, questa è la strada del protezionismo strisciante. Vorrebbero un lavoro di squadra con Montezemolo, una santa alleanza fra operai e padroni per concorrere contro altre sante alleanze fra operai e padroni di altri paesi. Una concorrenza fra padroni che diventa guerra fra poveri.

Il sindacalismo nazionalista è pericoloso. Negli anni venti tanti sindacalisti passarono al fascismo proprio in nome della difesa dell’economia nazionale contro lo straniero.

Negli anni ottanta c’erano i giapponesi che bisognava imitare per la produttività, poi i paesi dell’est per i salari bassi, ora i nemici sarebbero i cinesi … I nostri unici concorrenti sono gli italianissimi padroni, sono loro che per tenere alti i profitti chiudono le fabbriche e licenziano gli operai, certo che se si tiene nascosto o peggio si ritiene che il profitto del padrone è assolutamente necessario tutto risulta falsato, tutto sembra portare verso la conclusione che per non chiudere le fabbriche bisogna aiutare i nostri bravi capitalisti ad essere più agguerriti verso i loro concorrenti. Ancora peggio, ci chiedono di abbassare i salari per contenere i costi.

Meno male che gli operai della SKODA invertono la tendenza, sono in sciopero per chiedere lo stesso salario dei colleghi tedeschi, un esempio di internazionalismo che risolleva tutti.

Dobbiamo lottare contro la chiusura delle fabbriche a nostro modo, il padrone ne deve rispondere con i profitti che ha fatto in passato e quelli che vuole intascare nel futuro, altro che sostenerlo con ammortizzatori sociali, con regalie governative, con i sacrifici degli operai.

Finchè il sindacato è sotto il controllo degli Epifani e soci non sarà possibile invertire la tendenza, non possiamo più permettere che questa situazione continui, dobbiamo reagire, imparare ad usare gli scioperi per colpire i padroni, i loro governi, denunciare il fallimento del sindacalismo collaborazionista.

Dobbiamo organizzare una rete di operai che vogliono un sindacalismo veramente operaio e ce ne sono tanti, operai che vogliono tornare nelle piazze in tuta, che sono stufi di mascherarsi da cittadini fra cittadini.

Siamo operai e come tali devono riconoscerci nelle piazze, non dubitate faremo sicuramente più impressione.

Associazione per la Liberazione degli Operai

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