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BROGLI E MALVERSAZIONI NELLE PRIMARIE DEL PD LIGURE

(17 Gennaio 2015)

Il Comitato dei Garanti del PD Ligure ha annullato per irregolarità varie il voto delle primarie di domenica scorsa in 13 sezioni elettorali, sparpagliate per tutto l’arco della Regione: hanno votato persone che non ne avevano diritto, alcuni hanno fotografato la scheda votata per dimostrare la loro “fedeltà” e via discorrendo.
I dirigenti regionali di quel Partito hanno sottolineato che il risultato non cambia e, per bocca del segretario provinciale di Genova, hanno sostenuto che “sostanzialmente le primarie sono regolari”.
Elezioni “sostanzialmente regolari” sono dichiarate normalmente dagli osservatori internazionali quelli delle altrettanto “sostanziali” dittature di destra dei paesi ex-sovietici o dell’Est Europeo: dall’Ucraina, alla Bielorussia all’Ungheria.
A giudicare dai fatti si direbbe proprio che sono questo tipo di elezioni il modello adottato dal PD per le primarie: un bel colpo di spugna sul voto di qualche situazione particolarmente macroscopica e via con la “sostanziale” regolarità.
Non serve aver studiato Kelsen per comprendere che tutto ciò appare fuori norma non tanto beninteso sul piano morale (esiste anche un piano penale sul quale si stanno esercitando le Procure della Repubblica) ma sul piano più propriamente politico.
Questo per almeno due motivi:

a) Il primo riguarda proprio il modello adottato: non si tratta di ricercare maggiori certezze nelle regole, come” candidamente” sostiene il segretario regionale ma proprio di riferimento nello stabilire le norme vigenti e adottate. Il PD italiano, partito che sta portando avanti un progetto autoritario di restringimento delle libertà democratiche e costituzionali non solo attraverso un aberrante progetto di legge elettorale, appare proprio – dal punto di vista della sua vita interna esemplificato nelle primarie- più vicino a una tendenza di tipo plebiscitario piuttosto che a un modello di confronto democratico fondato sull’alternanza. Il caso della Liguria indica proprio questo stato di cose;
b) All’interno di questa pericolosa deriva emerge anche il dato della qualità del possibile confronto interno fondato esclusivamente sul personalismo più esasperato, sulla chiamata alle armi di “clan” di diversa natura, di uno “spaccato” pericoloso dal punto di vista politico prima ancora che etico. In Liguria non c’è stata distinzione tra i due candidati da questo punto di vista: entrambi impegnati a reclamare un “nuovo” senza precisare mai da dove questa richiesta di “nuovo” potesse provenire in quanto entrambi ben coinvolti da moltissimo tempo nella gestione del partito e delle istituzioni, a diversi livelli, in Italia e fuori d’Italia. Un inganno sistematico nei confronti delle elettrici e degli elettori.

Andamento ed esito delle primarie liguri indicano, ancora una volta, come il PD risulti un partito “inavvicinabile” anche soltanto per moderati e sinceri democratici non certo barricadieri rivoluzionari d’altri tempi.

Franco Astengo

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