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Solidarietà interetnica e lotta per la casa: l’Associazione “I Blu”

(4 Febbraio 2015)

Il carattere sempre più multietnico della capitale d'Italia ha profondamente inciso - in questi anni - sulla natura delle lotte. Sono nate, infatti, diverse realtà unitarie tra immigrati e italiani, spesso contraddistinte da un'impronta mutualistica. Tra queste, segnaliamo l'Associazione "I Blu" che - sulla base del proprio percorso di solidarietà interetnica - ha proposto una approccio originale alla lotta per la casa. Ne abbiamo parlato con Rudy Colongo, che dall'Associazione è un infaticabile animatore.

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Prima di tutto vorremmo chiederti di presentare l’Associazione I Blu. Come siete nati e di che cosa vi occupate a Roma?
“I Blu” è una rete interetnica nata dalla spinta di amici di diversa nazionalità (italiani, africani, asiatici, latinoamericani) e fondata sulla solidarietà e sulla condivisione dei momenti critici della vita delle persone che vi aderiscono (lutti, feste o ricorrenze nazionali). I membri hanno deciso, dopo anni di frequentazione, di scrivere uno statuto che regolasse la vita dell’Associazione, la cui denominazione è stata scelta attraverso un sorteggio casuale tra i nomi indicati da ciascun aderente, piuttosto che seguire un criterio fondato sulla maggioranza. Tra le nostre attività vi sono l’assistenza agli anziani e il sostegno nella risoluzione delle pratiche burocratiche. Attualmente l’Associazione I Blu sta affrontando anche i problemi di chi cerca casa.


In questo senso, la vostra Associazione è stata presente a diverse iniziative di lotta, come – ad esempio - il sit in di protesta a sostegno degli sfrattati, svoltosi a Montecitorio il 20 gennaio scorso, e indetto da varie sigle tra cui l’Unione Inquilini. Ci puoi dire perché avete aderito e quali risposte concrete avete avuto dal Parlamento?
Diciamo che per noi, attualmente, il tema della casa è prioritario da affrontare in questa città, che risente particolarmente della“mattanza sociale” effettuata dal Governo Renzi con Decreto Lupi, che attacca le occupazioni, e con la cancellazione dal Decreto Milleproroghe della sospensione degli sfratti per finita locazione per le famiglie più povere, gli anziani, i disabili, i malati terminali. Siamo scesi in piazza per “sensibilizzare” il governo Renzi su questa importante questione. Durante lo svolgimento del sit-in, abbiamo potuto parlare con alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle, di Sinistra Ecologia e Libertà (Loredana De Petris) e del PD (Marco Miccoli), che hanno esternato un profondo interesse rispetto alla questione abitativa a Roma e nel resto d’Italia. Ma nei giorni successivi, esponenti del Pd hanno presentato emendamenti contenenti una modestissima proroga di 15 giorni, che certo non risolve i problemi.

A Roma, sulla questione abitativa, vi sono da anni importanti lotte, organizzate – con modalità varie - da realtà come il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, i Blocchi precari metropolitani, Action, l’Unione Inquilini ecc.. Poiché non siete nati specificamente come struttura che si occupa del diritto all’abitare, ci interessa conoscere le vostre peculiarità nell’affrontare tale questione…
Diciamo che, nel corso del tempo, si sono unite a noi persone che non sono riuscite ad ottenere una casa attraverso i percorsi attivati da altre realtà. La nostra prassi metodologica è particolare, perché nasce nel contesto di quella solidarietà interetnica che è il nostro principio di base. Noi cerchiamo la pianificazione collettiva delle azioni volte a risolvere i problemi, abitativi e non solo. All’interno dell’Associazione, gli aderenti discutono liberamente e decidono in piena autonomia se partecipare o meno alle manifestazioni pubbliche sul diritto alla casa.


Peraltro, voi, dall’autunno del 2013, avete in piedi un’occupazione in via Tor de’ Schiavi. Puoi raccontarci com’è nata questa esperienza?
L’attuale, devastante crisi economica ha impoverito tanto le famiglie italiane quanto quelle immigrate. Vivere, crescere i bambini, pagare l’affitto e mangiare diventa sempre più difficile: in molti faticano ad arrivare a fine mese. La necessità di affrontare i danni derivanti dalla crisi generale, ci ha portato a riunirci, per organizzarci e dare vita ad un’occupazione gestita con regole chiare e nette, ma “umane”. Così abbiamo preso uno stabile dell’Acea, collocando questa azione nella più generale resistenza agli sfratti e agli sgomberi, nonché nella battaglia contro la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, quello gestito dall’ATER. L’inossidabile solidarietà fra di noi è, in fondo, l’unica (ma vincente) arma che abbiamo a disposizione per superare questo momento critico. Perché l’unione fa la forza sia nella ricerca del lavoro che nella lotta per la casa e nel rapportarsi ai mille problemi quotidiani. Peraltro, lo stabile che occupiamo ci è stato segnalato da un abitante di Via Tor de’ Schiavi: quando lo abbiamo occupato era abbandonato e da ristrutturare completamente. .

Puoi dirci di che nazionalità sono le persone che lo occupano?
Molte famiglie provengono dall’Ecuador, dalla Colombia, dal Perù, dal Venezuela. Ma ci sono anche Romeni, Eritrei ed italiani. Alcune di queste famiglie hanno bambini piccoli.

Da quando è in atto l'occupazione, quale sono state le principali iniziative aperte al quartiere?
Anzitutto, dopo la prima settimana di occupazione, abbiamo fatto una festa aperta al territorio, in cui ci siamo presentati, chiarendo la nostra intenzione di essere parte integrante del quartiere e di sviluppare buoni rapporti con tutti. Tempo dopo, abbiamo dato vita ad una seconda iniziativa, alla quale hanno partecipato molte famiglie della zona con i loro figli: era peraltro presente anche il parroco della Chiesa di San Luca, fatto insolito per le occupazioni. L’ultima iniziativa pubblica si è volta il 25 dicembre scorso, quando abbiamo festeggiato il Natale con i bambini dell’occupazione e del quartiere. Hanno partecipato il Comitato di Quartiere, la Comunità pakistana (che ha procurato i giocattoli regalati ai bambini) e l’Associazione delle Mamme della scuola “Carlo Pisacane”. In quella giornata sono stati aperti i regali per i bambini dell’occupazione e per i figli degli sfollati di Via della Primavera..

Quali sono i vostri progetti politici per questo 2015?
In questa fase storica, in cui la sinitra ha messo di essere tale, la vittoria di Syriza in Grecia ed il prepotente affermarsi sulla scena politica del movimento spagnolo Podemos, fa sperare in un sussulto d’orgoglio pure qui: ci si augura, insomma, che questo”elettroshock” europeo abbia effetto sull'apparentemente comatosa realtà italiana.
In ogni caso, dall’anno scorso, la nostra associazione, insieme alle Cooperativa “Vivere 2000” e “Corallo” ha avviato una serie di incontri con l’Assessorato alle Periferie, per prendere in esame le situazioni abitative in auto recupero, così da arrivare alla soluzione delle relative e specifiche vertenze. Più in generale come Associazione “I Blu”, abbiamo sempre ribadito la necessità che i Comune emani dei bandi per l’autorecupero degli immobili abbandonati al degrado urbano da parte delle cooperative dei senza casa. Con gli avvenimenti recenti, che hanno portato allo scoperto lo scandalo del “Mondo di sopra” (l’intreccio mafioso-affaristico tra esponenti malavitosi e pezzi importanti della classe politica), a Roma si è avuto il rimpasto della giunta comunale del sindaco Ignazio Marino che ha destinato la delega all’autorecupero degli stabili e delle periferie al vicesindaco Nieri. L’associazione “I Blu”, ha intenzione di chiedere con lui un incontro, anche in considerazione dei suoi storici rapporti con il movimento di lotta per la casa della capitale. Siamo coscienti del fatto che nulla può esserci regalato, perciò occorre rilanciare la battaglia per l’autorecupero non solo nel V Municipio (dov’è appunto in corso l’occupazione dello stabile Acea), ma anche nel resto del territorio della metropoli.

A cura de Il Pane e le rose – Collettivo redazionale di Roma

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