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NO MUOS

NO MUOS

(10 Agosto 2013) Enzo Apicella
Un centinaio di manifestanti no-Muos è riuscito a sfondare la recinzione e ad entrare nella base militare americana di Niscemi, in Sicilia.

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    (Il saccheggio del territorio)

    Jesolo: ci rapinano i beni comuni

    (4 Febbraio 2015)

    La scellerata operazione immobiliare che si sta per consumare a Jesolo è il prezzo da pagare alla lobby della svendita dei beni comuni, rappresentata dai partiti politici che governano l’Italia, dai governi delle larghissime intese, creati ad arte per garantire “governabilità”.

    Lo sviluppo dell’edilizia a Jesolo è il frutto di un’idea di progresso schizofrenica.

    Nell’ultimo ventennio Jesolo è stata aggredita da una sola potenza economica e mediatica: la dittatura del mercato, che ha consolidato mercificazione e legittimazione dell’accumulazione quali unici regolatori delle relazioni sociali e lavorative.

    Stiamo vivendo nel tempo della rapina e dell’espropriazione dei poteri, dei diritti universali e dei beni comuni.

    L’ultimo tratto libero di litorale jesolano, la Croce Rossa e l’Ospedale appartengono alla collettività e devono essere gestiti e amministrati nell’interesse delle future generazioni perché non possono essere merci che producono profitto.

    Nel giugno 2011 ventisette milioni di persone hanno detto no alla privatizzazione dell’acqua. I partiti delle larghe intese, con l’operazione jesolana, dimostrano di non voler cogliere il senso della vittoria di quel referendum e della volontà popolare.

    Liberalizzazione e privatizzazione, sono le parole d’ordine con cui si vuole rottamare il passato; il vero risultato però è che le generazioni future vivranno peggio delle precedenti; avremo figli più ricattati dei padri, la cultura più impoverita, il territorio più devastato.

    E’ necessario opporsi alle politiche di privatizzazione, all’impianto clientelare oliato dai vari politici di turno che in modo bipartisan, anche a Jesolo, sponsorizzano l’ideologica affermazione che "privato è bello".

    La vittoria nel referendum del 2011 fu il sigillo popolare dell’ampia sfiducia verso un modello di gestione del territorio fallimentare perchè incentrato sulla certezza che lo sviluppo si ottiene dallo sfruttamento intensivo del territorio stesso. Bisogna innescare un cambiamento culturale per puntare sulla salvaguardia del territorio, dell’ambiente e della salute.

    Alberto D’Andrea Marina Alfier
    PCd’I Comunisti Italiani San Donà

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