">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Tanks giving day

Tanks giving day

(27 Novembre 2009) Enzo Apicella
Il quarto giovedì di novembre negli USA si festeggia il Giorno del Ringraziamento (Thanksgiving Day )

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

PER UNA NUOVA SINISTRA: RIPENSARE IN TERMINI DI “SISTEMA MONDO”

(17 Febbraio 2015)

wallerstein

Immanuel Wallerstein

L’evolversi della situazione internazionale in termini di possibile deflagrazione di un conflitto a livello globale pare rappresentare una delle eventualità possibili della fase che stiamo attraversando.

Abbiamo discettato, nei mesi scorsi, di ritorno a una sorta di conflitto bipolare e della geopolitica di “vecchio stampo” come fattore strategico di base sulle cui coordinate si stanno muovendo i confronti tra le grandi potenze.

Oggi assistiamo al presentarsi, sotto quest’ aspetto, di una complessità di contraddizioni e di nuova regolazione dei rapporti tra centro e periferia che non appaiono di facile interpretazione: scontri di natura coloniale, conflitti apparentemente di tipo fondamentalista religioso che mascherano scontri economici di grande portata; occupazione di spazi vitali in funzione del dominio energetico in zone del mondo percorse dal disordine sul piano statuale e della riconoscibilità d’identità per gli stessi popoli che si trovano al centro di questo tipo di situazioni (Medio Oriente, Africa del Nord e sub-sahariana, in particolare).

Certamente, sotto questo aspetto, fattori tradizionalmente presenti in questi scenari persistono a ricoprire aspetti di fondamentale importanza: come, ad esempio, il mantenimento dell’integrità e l’espansione possibile dello Stato di Israele quale vero e proprio fattore di costante disequilibrio dell’area.

In questo quadro assumono rilevanza marginale aspetti che si erano giudicati fin qui fondamentali per lo sviluppo di fase: la “contesa europea”, ad esempio, appare ridotta a questione periferica essendo, sul piano strategico, compresa in un’operazione di riallineamento atlantico che gli USA stanno chiedendo al Vecchio continente che appare del tutto impreparato sul piano politico – strategico.

Risulta sicuramente marginale, in questo modo, l’emergere, nei Paesi del versante sud del fronte europeo, di movimenti di “governo” che centralizzano la loro azione sul tema dell’Unione Europea e del suo cambiamento di natura: da Syriza a Podemos si tratta, infatti, di modelli sostanzialmente provinciali che agiscono su dinamiche, sicuramente importanti, ma complessivamente marginali non contribuendo alla costruzione di una prospettiva compiuta di trasformazione radicale degli equilibri e, quindi, di una presenza politica effettiva di una sinistra posta all’altezza delle contraddizioni dell’oggi.

Per restare in Europa appare, ancora, del tutto secondaria l’azione – insieme – del Partito Socialista Europeo e della Sinistra Europea: soggetti entrambi schiacciati in una visione subalterna all’ondata liberista degli anni scorsi. Quell’ondata liberista che oggi si sta tramutando in una vera e propria “tempesta di guerra”.

A sinistra appare difficile recuperare una visione complessiva e una funzione politica incisiva rispetto ai due nodi che dovrebbero risultare fondativi di un’identità: quelli dell’internazionalismo e della collocazione, in questo quadro così complicato da leggere, della contraddizione di classe così come questa si presenta comprensiva e intrecciata ad altre “fratture” non immediatamente riconoscibili.

L’insieme: questione “internazionalista” e complessità delle “fratture” da unificare, prima di tutto, in una forte tensione per la costruzione di un movimento per la pace di dimensione – almeno – sovranazionale.

Sembra di risentire, a distanza di 100 anni, il richiamo di Zimmerwald e Kienthal: ma forse è proprio così e non lo stiamo ascoltando.

In questo modo appare impedita la formulazione di un progetto di cambiamento radicale degli equilibri sociali, dentro e fuori la realtà, comunque perdurante, dello “Stato – Nazione”.

Forse sarebbe da riprendere la teoria del “sistema – mondo”, a suo tempo elaborata da Immanuel Wallerstein.

Ed è con una citazione del sociologo statunitense che può essere concluso questo intervento, invitando tutti all’avvio di una riflessione molto più approfondita di quanto non si stia facendo, a tutti i livelli, in questo momento storico.

Wallerstein affermava che” l’analisi del sistema-mondo è la richiesta della costruzione di una scienza sociale storica che si trovi a suo agio con le incertezze della transizione, che contribuisca alla trasformazione del mondo illuminando le scelte senza fare appello alla credenza surrettizia nel trionfo inevitabile del bene. L’analisi del sistema-mondo è una richiesta di aprire le finestre chiuse che ci impediscono di esplorare molte zone del mondo reale. L’analisi del sistema-mondo non è un paradigma di una scienza sociale storica. È una richiesta di un dibattito sul paradigma”.

Ecco il punto: la richiesta di un dibattito sul paradigma proprio in termini di “sistema – mondo

FRANCO ASTENGO

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il nuovo ordine mondiale è guerra»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

5661