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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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CARI VALERIO E ROBERTO,
molto tempo è passato senza di voi ma qualcosa ancora qui non va.

(20 Febbraio 2015)

Cari Valerio e Roberto,
molto tempo è passato senza di voi ma qualcosa ancora qui non va.

Ci piacerebbe che come negli slogan i nostri compagni, come le nostre idee,
non morissero mai.
Ma cosi' non è stato, e non è.
Come dimostrano i vostri assassinii per mano dei servi fascisti al soldo dello stato.
E come dimostra quest'epoca di oblio, crisi e smemoratezza politico e sociale

Potrebbero essere tempi di rivoluzione.
Ce ne sarebbero tutte le condizioni oggettive.
La tendenza generale alla socializzazione della produzione cozza sempre piu' prepotentemente contro l'appropriazione privata del prodotto.
La condizione proletaria diventa condizione planetaria.
Gli sfruttati si moltiplicano, si contaminano e si concentrano nella metropoli imperialista.

La sostanza della rivoluzione, incrociandosi con la contraddizione del movimento reale, diviene infiammabile.
Ma non s'infiamma.
Anzi, al suo posto, nazionalismi e fondamentalismi contraddicono il processo di formazione dei blocchi imperialisti, ritardando l'instaurazione di un nuovo equilibrio pluripolare post '89.
Ed intanto le aree di crisi aumentano, ed i venti di guerra si diffondono.
Per ora, ancora per procura, ma in via di penetrazione fin nei gangli dei blocchi imperialisti ad annunciare futuri pogrom mondiali.

Ci sarebbero le condizioni per un intervento teso ad approfondire le contraddizioni ed a scioglierle nel senso del disfattismo rivoluzionario.
Ma per questo ci vorrebbe una visione analitica generale, la sua traduzione in strategia politica ed in organizzazione autonoma di classe.
Ed invece trionfano particolarismi, sciovinismi, ed arruolamenti nei mille eserciti di padroni e servi, in grigioverde o di nero vestiti.
Proletari sfruttati, inquadrati, armati e l'un contro l'altro schierati, nello sfruttamento del lavoro salariato, nella competizione sul mercato mondiale, nella crisi e nella guerra capitalista.
A fronte di una maturità storica della società senza classi, verifichiamo l'assenza dell'internazionalismo, e della sua organizzazione di classe distinta e separata dalle organizzazioni di tutte le altre classi sociali.
Anche qui da noi nel “bel paese”, a rimorchio della “lunga crisi” e di una risposta di classe non adeguata, rispuntano pulsioni xenofobe e razziste, prodromo possibile a movimenti reazionari di massa.

Insomma, cari Valerio e Roberto, quella rivoluzione che sembrava allora dietro l'angolo non l'abbiamo fatta.
Al posto nostro l'ha fatta il capitale, lasciandoci un mondo trasformato in peggio, ancora piu' complicato da capire e duro da cambiare.
Lo stesso mondo che avete conosciuto e combattuto,
e che merita ancora, nonostante tutto, di essere rivoltato!

Le compagne ed i compagni di COMBAT-Roma-Viterbo

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