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Gli USA lasciano Falluja

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(16 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Date loro bombe da mangiare!

Il raddoppio della malnutrizione infantile in Iraq lascia sconcertati

(17 Aprile 2005)

Un documento presentato a Ginevra alla Commissione ONU sui Diritti dell’Uomo ha concluso che i bambini Iracheni stavano sicuramente meglio sotto Saddam Hussein di come stanno adesso.
Naturalmente, questo costituisce un colpo amaro per tutti quelli di noi che, come George Bush e Tony Blair, in buona fede pensavano che i bambini crescessero meglio, più vigorosi quando noi sganciavamo su di loro bombe dall’alto dei cieli, portavamo la distruzione nelle loro città e colpivamo ospedali, scuole e centrali elettriche.
Ora sembra che, lontano dal migliorare la qualità della vita dei giovanissimi Iracheni, l’aggressione militare scatenata dagli USA contro l’Iraq abbia inesplicabilmente raddoppiato il numero dei bambini sotto i cinque anni sofferenti di malnutrizione. Sotto Saddam, circa il 4% dei bimbi sotto i cinque anni stavano per diventare preda della fame (dopo tanti anni di embargo), mentre alla fine dell’anno scorso quasi l’8% soffriva la fame. Questi risultati erano scoraggianti ancor più per quelli di noi del… “Dipartimento per il Miglioramento dello Stato dell’Infanzia nel Medio Oriente ad opera delle Forze Armate”, visto che i precedenti sforzi della Gran Bretagna e dell’America di migliorare le condizioni di un certo numero di bambini Iracheni venivano quindi dimostrati essere del tutto deludenti. Ad esempio, la politica di applicare le sanzioni più rigide a memoria d’uomo è risultata essere un totale fallimento per il miglioramento delle condizioni di vita. Dopo essere state imposte nel 1990, il numero dei bambini sotto i cinque anni che sono morti è aumentato di un fattore di sei. Dal 1995, qualcosa come mezzo milione di bambini Iracheni sono morti come risultato dei nostri sforzi per aiutarli.
Un anno dopo, Madeleine Albright, allora Ambasciatore USA alle Nazioni Unite, cercava di presentare un volto di sfida su questa questione. Quando un intervistatore televisivo le faceva notare che erano morti molti più bambini in Iraq a causa delle sanzioni di quelli che erano stati ammazzati a Hiroshima, Mrs Albright replicava splendidamente: “Noi pensiamo che questo prezzo valga la pena.”
Ma George Bush chiaramente non la pensava proprio così. Invece lui insisteva sull’idea di bombardarli. E non solo di bombardarli, ma anche di imprigionare e torturare i loro padri, di umiliare le loro madri, di prenderli come obiettivi ai posti di blocco stradali, ma nulla di tutto questo sembra aver dato buoni risultati. I bambini Iracheni semplicemente rifiutano di essere nutriti in modo più adeguato, più salutare, e rifiutano di diventare meno inclini a morire. Tutto ciò è veramente sconcertante!

E da questo deriva il perché noi del Dipartimento lanciamo a voi, che siete l’opinione pubblica, un appello per avere delle idee. Se voi siete in grado di pensare a qualche altra tecnica militare, che noi purtroppo abbiamo trascurato, da applicare ai bambini Iracheni, vi preghiamo di farcela conoscere con assoluta urgenza. Noi vi assicuriamo che, sotto la nostra attuale direzione, non vi sono limiti alla quantità di denaro che noi siamo disponibili ad investire per una soluzione militare ai problemi dei bambini Iracheni.
In Gran Bretagna vi sono ora 3.6 milioni di bambini che vivono sotto il livello di povertà, e ve ne sono 12.9 milioni negli Stati Uniti, con nessuna prospettiva che i loro governi trovino del denaro contante per cambiare il loro stato. Ma certamente questo è un prezzo che vale la pena di pagare, se questo significa che George Bush e Tony Blair possono avere a disposizione moneta sonante per bombe, proiettili e pallottole che servono per migliorare le condizioni di vita dei piccoli Iracheni. Voi sapete che questo è conveniente!

Terry Jones è un regista, attore e Python, autore della “Guerra di Terry Jones alla Guerra contro il Terrorismo”
indirizzo dell'articolo originale in inglese: http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,3604,1457436,00.html


martedì, 12 aprile 2005

Terry Jones, The Guardian

Fonte

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