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(26 Febbraio 2015)

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Annunci e fatti si stanno accumulando, proprio in queste ore, nello scenario politico- economico-finanziario del nostro Paese.

Probabilmente compilando un semplice elenco non appaiono direttamente le connessioni che pure esistono al fine di favorire un progetto piuttosto preciso:

1) Cessione del 5,7% di Enel a banche italiane ed estere;

2) OPA di Mediaset (in pratica) su Rai-Way con l’obiettivo di acquisire il controllo delle possibilità di trasmissione dei segnali televisivi e della telefonia mobile:

3) Offerta di acquisto da parte di Mondadori della RCS libri;

4) Aggiungiamo la misteriosa offerta thailandese per l’acquisto del Milan con una cifra assolutamente al di fuori del mercato possibile della società rossonera (fatturato 200 milioni, offerta 1 miliardo: c’è chi sussurra che l’operazione consentirebbe a Berlusconi di coprire un ingentissimo rientro di capitali dalla Svizzera).

Segnali importanti e forti dell’assunzione di un indirizzo politico nel campo economico-finanziario da parte del Governo Renzi in sintonia con quello che rimane, Patto del Nazareno o no, il suo principale interlocutore.

Interlocutore al riguardo del quale viene salvaguardato prima di tutto l’eterno e indistruttibile conflitto d’interessi, quel conflitto d’interessi sul quale è fondata la sua assunzione di figura pubblica fin dal 1994: nel frattempo Mediaset è sempre sull’orlo della bancarotta e nel campo delle comunicazioni (così cruciale ai nostri giorni) nulla è stato fatto (anzi il contrario) per salvaguardare il ruolo pubblico.

L’unica preoccupazione vera è sempre stata quella delle nomine e, in questo senso, si muove anche l’idea del governo di Renzi di modificarne i meccanismi addirittura per decreto. In perfetto stile di famiglia, cioè fanfaniano.

Si dirà: cosa c’entra la quota di privatizzazione, peraltro programmata da tempo, dell’ENEL?

Il senso politico complessivo di queste effettuate o annunciate operazioni (inclusa quella riguardante il Milan, se davvero il senso è quello che da più parti viene indicato, con uno stretto collegamento con la chiusura del patto con la Svizzera sul segreto bancario. Patto al quale si stava lavorando da molto tempo e che, non a caso, viene concluso adesso) è proprio quello dell’affermazione del già citato conflitto d’interessi e logica che regge il quadro politico.

Non si tratto tanto e solo di concezione privatistica ma di vera e propria esaltazione del meccanismo del conflitto d’interessi come elemento-base per rappresentare e definire una nuova fase monopolistica (ne scrive opportunamente anche Vincenzo Vita sulle colonne del “Manifesto” di oggi) nella più pura commistione tra interessi privati e interessi politici di esclusiva gestione dei settori più delicati della comunicazione e dell’immaginario pubblico: TV, cultura popolare, calcio. Per andare a un paragone con il ventennio basta sostituire a TV (che non esisteva ) il termine radio e pensare alla cultura popolare tra i romanzi di Liala, le vignette di Boccasile, il cinema dei “telefoni bianchi”, il calcio poi è sempre al suo posto: eterno e immutabile veicolo di promozione del costume popolare imposto dai potenti.

Un ingrediente micidiale per sostenere una detenzione pressoché assolutistica del potere che trova poi il suo risvolto istituzionale nelle riforme, in particolare in quella della legge elettorale.

Tutto ciò sta passando senza soverchio impegno dell’opposizione parlamentare ed extraparlamentare.

Servirebbero riflessioni più attente e proposte politiche più puntuali: ma, almeno a sinistra, mancano del tutto i soggetti possibili per realizzare concretamente un obiettivo di adeguata discesa in campo.

Probabilmente tra qualche mese il cerchio sarà chiuso: dualismo privatistico nel reggere settori decisivi per l’economia e l’influenza sull’opinione pubblica; legge elettorale liberticida; rapporto con l’Europa sulla base della definizione di ulteriori tratti di cessione di sovranità economica; riaffermazione pesante di un personalismo politico incentrato sul “comando”; completamento nell’annullare il ruolo dei corpi intermedi.

La lezione di queste ore ci indica il muoversi concreto nella direzione appena indicata: cosa serve di più e di meglio per muoversi promuovendo un’opposizione che davvero dovrebbe essere di tipo “sistemico” e non episodicamente rinserrata soltanto nelle aule parlamentari?

FRANCO ASTENGO

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